venerdì 30 agosto 2013



Provo a fare ordine.

Qualcuno entra in crisi e non sa cosa fare.
  Prima di tutto ci sono i dubbi che danno vita alle domande.
  Le domande portano la sete di avere delle risposte.
  La sete di risposte è, in fin dei conti, sete di verità.
  La sete di verità sprona a ricercare.
  La ricerca può portare a qualche tipo di conoscenza.
  Alcuni si illuminano o si risvegliano o rientrano in se stessi.
  Chi si risveglia è visto come un esempio.
Altri provano a seguirlo nella ricerca,
  cercando a loro volta,
  nel loro proprio modo.
  Magari, alla fine, risvegliandosi anche loro.
Qualcuno decide di limitarsi ad onorarlo.
  Alzando altari.
  Scrivendo le sue parole.
  Dettando dei dogmi.
  Stabilendo regole e procedure.
  In nome suo.

I primi due vivono la spiritualità.
La ricerca spirituale.

Gli ultimi stabiliscono una religione.


giovedì 29 agosto 2013



Ecco, non credo che ci siano confini.
La realtà, alla fine, non presenta distinzioni.
Non è solo materia.
Non è solo spirito.
Non si può preferirne uno dei due,
a discapito dell'altro.
Perché nessuno dei due esiste da solo.
Nessuno dei due, da solo, esiste realmente.
Come l'Uno e il Tutto.
Come l'osservatore e l'osservato.
Come lo sfruttatore e lo sfruttato.
Come l'amante e l'amato,
che a sua volta ama,
ed é amato solo perché esiste l'amante.
La spiritualità, termine che riguarda, a grandi linee, tutto ciò che ha a che fare con lo spirito, ha svariate accezioni ed interpretazioni. 
Il suo significato più semplice è il concetto che oltre alla materia tangibile esista un livello spirituale di esistenza, dal quale la materia tragga vita, intelligenza o almeno lo scopo di esistere; tuttavia può arrivare ad includere la fede in poteri soprannaturali (come nella religione), ma sempre con l’accento posto sul valore personale dell'esperienza.
L'attribuzione di spiritualità a una persona non implica necessariamente che quella persona pratichi una religione o creda, in generale, all'esistenza dello spirito; in questo caso la spiritualità è vista piuttosto un "modo d'essere" che evidenzi scarso attaccamento alla materialità.
da http://it.wikipedia.org/wiki/Spiritualit%C3%A0

 Ma cosa é la materia?
Esiste una vera distinzione tra spirito e carne? Ne esiste forse una tra materia ed energia?
La persona spirituale, quindi, deve per forza distaccarsi da quella che chiamano materialità, se questa non è poi così definita?
Allora, in questo caso, cosa significa spiritualità?
 

mercoledì 28 agosto 2013

martedì 27 agosto 2013


una spiritualità flessibile non può essere cieca,
perché non sarà violenta,
perché non sarà aggressiva,
perché non sarà polemica,
perché non sarà intransigente,
esaminerà eccezioni e si porrà continuamente dubbi.
Non rivoltandosi contro sé stessa potrà crescere con te.
Non devi credere proprio a niente.

E' tutto di fronte ai tuoi occhi.
Una fede radicata è forte e non si pone dubbi.
Una fede forte che non si pone dubbi non concepisce eccezioni.
Una fede che non concepisce eccezioni é rigida.
Una fede rigida è intransigente.
Una fede intransigente é  polemica.
Una fede polemica è aggressiva.
Una fede aggressiva è violenta.
Una fede violenta è cieca.
Una fede cieca si rivolta contro sé stessa.

I nostri problemi non sono di tipo economico né sociale e neppure politico.
I nostri problemi sono di natura spirituale.

venerdì 23 agosto 2013

Io non so se le Leggi sono giuste
o se le Leggi sono ingiuste;
tutto ciò che sappiamo noi che languiamo in un carcere
è che le mura sono troppo alte;
e che ogni giorno è lungo come un anno,
un anno i cui giorni sono lunghi.
Ma questo so, che ogni Legge
che l’uomo ha creato per l’Uomo,
da quando il primo Uomo assassinò suo fratello,
ed ebbe inizio la pazzia del mondo,
rende paglia il frumento e conserva gli sterpi
con un setaccio che ingrandisce il male.
E so anche questo – e come me vorrei
che ognuno al mondo lo sapesse –
che ogni carcere che gli uomini costruiscono
è fatto con mattoni di vergogna,
e circondato con sbarre per timore che Cristo possavedere
come gli uomini storpiano i propri fratelli.
Con sbarre essi macchiano la luna benigna,
e accecano il sole stupendo;
e fanno bene a celare il loro Inferno,
poiché in esso avvengono cose
che né il Figlio di Dio né il figlio dell’Uomo
la forza avrebbe mai di tollerare! 
 
O. Wilde, The Ballad of the Reading Gaol.
La meditazione (dal latino meditatio, riflessione) è, in generale, la pratica di concentrazione della mente su uno o più oggetti, immagini, pensieri (o talvolta su nessun oggetto) a scopo religioso, spirituale, filosofico o semplicemente di miglioramento delle proprie condizioni psicofisiche.
Tale pratica, in forme differenti, è riconosciuta da molti secoli come parte integrante di tutte le principali tradizioni religiose. Nelle Upaniad, scritture sacre induiste compilate approssimativamente a partire dal VII secolo, è presente il primo riferimento esplicito alla meditazione che sia giunto fino a noi, indicata con il termine sanscrito dhyāna (ध्यान).
Nell'ambito della psicosintesi è definita uno stato della coscienza che può essere ottenuto mediante l'indirizzamento volontario della nostra attenzione verso un determinato oggetto (meditazione riflessiva) o mediante la completa assenza di pensieri (meditazione recettiva).
La meditazione recettiva ha come scopo l'assenza di pensieri e permette alla mente di raggiungere un livello di "consapevolezza senza pensieri". È un tipo di meditazione tipica di numerose filosofie e religioni orientali.
Nella meditazione riflessiva l'oggetto della meditazione può essere qualsiasi cosa. In genere nella pratica vengono utilizzate visualizzazioni di oggetti fisici oppure semplicemente oggetti che riguardano il mondo interiore come emozioni o qualità, oppure immagini o testi sacri. Questo tipo di meditazione è più vicina alla cultura occidentale.
Attraverso la dinamica del modo di operare della mente, si può riuscire a riconoscere la distinzione tra un io egocentrico, che si identifica con l'essere io (nome) e l'Io (sé) in grado di osservare l'osservatore (oggettivizzare il soggetto). Questo metodo comporta quattro stati di coscienza:
  • vedo l'oggetto.
  • mi accorgo di vedere che vedo l'oggetto.
  • mi accorgo di vedere il vedere che vedo l'oggetto.
  • assorbimento in uno stato che supera la dualità soggetto/oggetto al di là dell'espressione e della comunicazione convenzionale.
Anche nello yoga lo stato raggiunto tramite la pratica della dhyana favorirebbe l'esperienza della "visione" e, ad un livello superiore, dell'illuminazione, ossia della rivelazione della divinità onnipresente. Nell'ambito dello Yoga, la meditazione è il 7º degli otto stadi indicati da Patanjali e si dice che la mente è nello stato di meditazione, dhyana, non sta meditando è la meditazione stessa, e mentre ci sono molte tecniche di concentrazione, dharana, non esiste una vera e propria tecnica di meditazione. Nella pratica di Sahaja Yoga la meditazione è considerato uno stato d'essere che si manifesta come assenza di pensieri, chiamato consapevolezza senza pensieri, dove la mente smette il suo usuale chiacchierio di sottofondo e diventa assolutamente tranquilla.
Questo stato di "pura consapevolezza senza oggetto" può essere raggiunto anche con altri generi di pratiche meditative: ad esempio la Meditazione Trascendentale si basa sulla ripetizione mentale di un mantra. In ogni caso il termine "meditazione", com'è inteso normalmente nella lingua italiana, si rivela inadeguato a dare un'idea efficace di questo tipo di pratiche: un termine meno impreciso potrebbe essere contemplazione.
Parecchi studi condotti fin dal 1970 su una tecnica specifica, la Meditazione Trascendentale, hanno evidenziato la sua efficacia nella diminuzione di ansia e stress e nel miglioramento della salute. In seguito furono condotte altre ricerche e meta analisi coinvolgendo altri metodi di meditazione.
Nella loro analisi comparativa sugli studi scientifici sulla meditazione, pubblicato nel 2000 nell' International Journal of Psychotherapy, Perez-De-Albeniz e Holmes[6] hanno identificato le seguenti componenti in comune con tutti i metodi meditativi:
  1. rilassamento
  2. concentrazione
  3. alterato stato di coscienza
  4. sospensione dei processi di pensiero logico e razionale
  5. presenza di una attitudine alla autocoscienza ed alla auto-osservazione.
Numerosissimi sono gli studi della comunità medica sugli effetti fisiologici della meditazione.
Il Dr. James Austin, neuropsicologo dell'Università del Colorado, ha indicato come la meditazione Zen possa modificare le connessioni nervose del cervello nel suo libro Zen and the Brain (Austin, 1999). Questo è stato confermato mediante risonanza magnetica funzionale sull'attività del cervello.
Recentemente uno studio scientifico americano pubblicato sulla rivista Proceedings of the National Academy of Sciences, ha dimostrato effetti rilevanti della meditazione secondo il metodo Integrative body-mind training (tecnica nata in Cina negli anni '90) sul miglioramento delle condizioni di vita: la depressione si attenua, e le difese immunitarie si rinforzano. I ricercatori hanno verificato che il gruppo di studenti che avevano applicato avevano una concentrazione di cortisolo molto inferiore e una migliore risposta immunitaria rispetto al gruppo di controllo. Dai questionari è anche emerso che la meditazione aveva abbassato i livelli di rabbia, ansia, depressione e fatica. Il dottor Yi-Yuan Tang, il coordinatore della ricerca ha così dedotto che i processi mentali, la consapevolezza e l'attenzione sono aspetti della vita che possono essere esercitati, esattamente come i muscoli.
Cfr. http://it.wikipedia.org/wiki/Meditazione

giovedì 22 agosto 2013