lunedì 30 settembre 2013




Volevo parlare di quello che ha detto Barilla e soprattutto dell'effetto che hanno avuto le sue dichiarazione.

Premessa:
Sono convinto che tutti abbiano diritto alle proprie opinioni.
Sono anche convinto che tutti abbiano diritto a manifestarle in pubblico.
Non sono però convinto che chi ascolta non abbia diritto a contestarle.
Questo vale anche per me.
Io manifesto le mie opinioni in pubblico proprio perché voglio confrontarmi con quelle degli altri.
Se durante un'intervista ti lasci scappare delle osservazioni o opinioni personali che si scontrano con le convinzioni degli altri questi hanno di nuovo diritto a manifestare il proprio dissenso.
Ovviamentre il diritto di replica è all'infinito.

Succo:
Sei quindi libero di dire ciò che pensi solo se riconosci agli altri il pari diritto di contestarti pubblicamente.
Oltretutto, nel caso che ciò che dici vada contro a certi valori o diritti riconosciuti a tutti i cittadini dalla legge o manca di rispetto a chi ha un opinione diversa dalla tua, la contestazione potrebbe riguardare persino la legge, credo.
Mi spiego, un conto è dire che la marmellata di mele mi fa schifo, un altro conto è dire che chi la mangia è un deficiente, o che non sa mangiare.
Oppure è ovvio che, se uno che produce la marmellata dice che la sua pubblicità è diretta solo a chi ha i capelli biondi (o  a chi guarda solo film di guerra) e che per questo motivo produrra solo filmati di biondi davanti ad un film di guerra con la bocca sporca di marmellata, in qualche modo da' un giudizio sull'aspetto ed i gusti degli altri.
Ovvio che in un caso di questo tipo, la maggior parte della gente ci farebbe solo una risata su e l'imprenditore in oggetto si punirebbe da solo perché i castani amanti dei film comici e simili passerebbero a consumare altro a colazione.
In quel caso nessuno si sarebbe occupato della notizia.
Il signor Barilla,  invece, l'opinione l'ha espressa sulla famiglia e questo è uno dei problemi caldi della nostra società in cambiamento.
Quello che ha detto la sapete.
Personalmente credo che il clamore suscitato sia comunque troppo e che il miglior modo di rispondere ad un imprenditore tanto avventato da rischiare di ridurre il proprio bacino di possibili clienti è semplicemente scegleiere un'altra marca. Come per tutto.
Sono anni che molti non consumano prodotti Nestlé per i modi neocolonialisti (veri o presunti) che utilizza nei confronti dei produttori del terzo mondo.
Sono abbastanza vecchio da ricordare come fino a non moltissimi anni fa fosse raro vedere in televisione o al cinema una famiglia con genitori single o divorziati e risposati; nelle pubblicità era completamente impossibile. Oggi è assai più frequente, quasi normale. Confido che anche per le coppie omosessuali sia in atto lo stesso processo.
Presto anche gli imprenditori ultraconservatori dovranno mettersi al passo con i cambiamenti della società, per non rischiare di perdere il treno.

Conclusione
Ma questo blog tratta di spiritualità e quindi voglio concludere con una riflessione.
Io non credo all'esistenza di un Dio come quello che viene venerato dalle religioni di discendenza abramitica.
In pratica non credo ad un Dio personificato.
Credo sia un'espediente che può essere stato utile per avvicinare l'uomo a Dio ma che oggi sia un qualcosa di totalmente superato, come la fisica classica in confronto a quella quantistica.
Però, immaginiamo che esista davvero quel tipo di Dio:
cosa volete che gliene importi dei vostri gusti in fatto di cibo, bevande, moda o rapporti sessuali.
E' antico, saggio, sconfinato ed ogni potente.
Di fronte a lui sei comre un neonato in braccio a matusalemme.
Ecco, non credo nemmeno che a Dio gliene importi davvero se credete in lui o meno.
Forse non gli importa nemmeno se seguite i suoi consigli o meno ché  il male vi si ritorce sempre e comunque contro, già nella vita terrena.
Se non importa a Dio, cosa state a preoccuparvene voi, che siete così piccoli e limitati.
Imparate il suo esempio e non giudicate il fratello.
Soprattutto non fatelo in nome suo.



giovedì 26 settembre 2013

Oltre la fede



Perciò dico di non avere fede.
Non ho nessuna speranza.
E non professo fedeltà a nessun simbolo.

Perciò sono pronto a confrontarmi con tutto.
E con tutti.
Sono pronto a cambiare idea.
E magari a farlo di nuovo.
Sono pronto ad ammettere il mio errore.
Se riuscirai a convincermi.

Mai acceterò un dogma.
Ma mai me lo creerò da solo.
Mai mi inginocchierò di fronte ad un maestro.
Ma sarò pronto ad amarlo con tutto il cuore.
Mai accetterò di credere.
Ma ti ascolterò e ti contesterò se è il caso.

Mai accetterò un dio che mi parli di violenza.
O di punizioni eterne.
O che mi chieda di chiudermi gli occhi.

Sarò invece pronto a cercare di continuo.
A sbagliare molte volte.
A vivere nell'incertezza.

Non ti vedrò mai come un fratello.
Ti vedrò come me stesso.
Perché siamo fatti della stessa cosa.
Perché siamo la stessa cosa.

mercoledì 25 settembre 2013

Sorridi!!!







Ah ahah ahahah!!!

Credere: sperare, confidare o sapere?



Sono nato cattolico.
Come è naturale, o almeno lo era, in Italia.
Questa religione è presente da così tanto tempo che pensiamo sia nata qua.
In realtà non è così, ma quello che c'era prima è stato eliminato abbastanza accuratamente da non essere più chiaramente sensibile.
Anche se c'é.
E a volerlo, si vede.
Sono nato cattolico, dicevo, e la fede è stata per me sempre un valore reale.
Più di un valore.
E' un valore il sangue o l'aria che respiriamo?
La fede era un qualcosa di naturale.
Non avere fede, più che un peccato era un difetto. Una mancanza. Una debolezza.
C'é stato un momento in cui mi sono chiesto cosa fosse la fede. Anzi, cosa significasse per me avere fede.
Cosa volesse dire.
Mi sono accorto come per la maggior parte dei cattolici, e quindi per la maggior parte degli italiani, avere fede e quindi credere significasse fondamentalmente sperare.
Pur essendo due diverse virtù teologali, per molti erano la stessa cosa.
Per molti ma non per tutti.
Per i religiosi, per i sacerdoti, era evidente che la fede avesse un'altra accezione.
Avere fede, significava confidare, avere fiducia, riporre fiducia, essere fedeli.
In questo caso, il senso di appartenenza e, se vogliamo, di coerenza, la determinazione, mettono in secondo piano addirittura le convinzioni personali.
Si tratta di rispettare un patto, in fin dei conti.
Possiamo sostituire questa parola brutta con quelle più piacevoli di tradizione, consuetudine,usi, storia, costumi e così via, ma quello rimane: si tratta di essere fedeli ad un qualcosa, a prescindere.
E di farlo perché, comunque, è un bene.
Ovviamente non dobbiamo fermarci a chuiedersi se sia davvero un bene o meno.
Perché, ci avvertono, che il dubbio è nemico della fede, che per essere tale deve essere cieca, o per lo meno molto miope.
Io non ero daccordo.
Per me credere significa, ha sempre significato, sapere, essere convinti, sentire con forza dentro.
Io non ho mai sperato, o sapevo o non sapevo.
E devo dire che spesso non so.
Ma non trovo che questo sia un male.
Anzi credo che sia la base di ogni sapere.
Allo stesso modo, la mia fiducia si basava sulla mia convinzione.
Come rimanere fedeli a qualcosa in cui non si crede più, di cui non si è più convinti?
Perché si può smettere di credere, di esser convinti.
Secondo me solo la più rigida miopia   e la più ostinata presunzione ti possono permettere di non cambiare idea.
Ci può sempre essere una soluzione migliore.
Una strada nuova.
E se la trovi perché non cambiare idea?

E' chiaro, mica, a cuor leggero.

martedì 24 settembre 2013

La Fede

La parola italiana fede, viene dal latino fides e, quindi, da una radice probabilmente indoeuropea bheidh-, presente nel greco peìto (persuado): significa il fidarsi, l'avere fiducia, al pari del verbo latino fidere.
Da qui, diffidare, confidare, confidenza, fiducia, infido, fidanzare, fedele, fedeltà, perfido e persino fedaìn.
Il latino foedus (patto) è la forma più antica di questa radice, da cui federato, federazione, fedifrago (che rompe il patto) ma anche feudo.
Il verbo credere, come il suo omologo latino, ha il significato di porre fiducia in qualcuno. Ma abbiamo visto come la parola fiducia sia imparentata con il concetto di patto, di fedeltà ad un contratto. Proviene dalla stessa radice bheidh- (fede) più dhe (porre).


venerdì 20 settembre 2013

La persona viene prima dei precetti


(...)"Io vedo con chiarezza che la cosa di cui la Chiesa ha più bisogno oggi è la capacità di curare le ferite e di riscaldare il cuore dei fedeli, la vicinanza, la prossimità (...) È inutile chiedere a un ferito grave se ha il colesterolo e gli zuccheri alti! Si devono curare le sue ferite.(...)"
"(...)l’ingerenza spirituale nella vita personale non è possibile. Una volta una persona, in maniera provocatoria, mi chiese se approvavo l’omosessualità. Io allora le risposi con un’altra domanda: “Dimmi: Dio, quando guarda a una persona omosessuale, ne approva l’esistenza con affetto o la respinge condannandola?”. Bisogna sempre considerare la persona."
 (...)
"Penso anche alla situazione di una donna che ha avuto alle spalle un matrimonio fallito nel quale ha pure abortito. Poi questa donna si è risposata e adesso è serena con cinque figli. L’aborto le pesa enormemente ed è sinceramente pentita. Vorrebbe andare avanti nella vita cristiana. Che cosa fa il confessore?."
"Non possiamo insistere solo sulle questioni legate ad aborto, matrimonio omosessuale e uso dei metodi contraccettivi. Questo non è possibile. Io non ho parlato molto di queste cose, e questo mi è stato rimproverato. Ma quando se ne parla, bisogna parlarne in un contesto."
(...)
«Dico questo anche pensando alla predicazione e ai contenuti della nostra predicazione. Una bella omelia, una vera omelia, deve cominciare con il primo annuncio, con l’annuncio della salvezza. Non c’è niente di più solido, profondo e sicuro di questo annuncio. Poi si deve fare una catechesi. Infine si può tirare anche una conseguenza morale. Ma l’annuncio dell’amore salvifico di Dio è previo all’obbligazione morale e religiosa. Oggi a volte sembra che prevalga l’ordine inverso. L’omelia è la pietra di paragone per calibrare la vicinanza e la capacità di incontro di un pastore con il suo popolo, perché chi predica deve riconoscere il cuore della sua comunità per cercare dove è vivo e ardente il desiderio di Dio. Il messaggio evangelico non può essere ridotto dunque ad alcuni suoi aspetti che, seppure importanti, da soli non manifestano il cuore dell’insegnamento di Gesù».
 (...)
"Se il cristiano è restaurazionista, legalista, se vuole tutto chiaro e sicuro, allora non trova niente. La tradizione e la memoria del passato devono aiutarci ad avere il coraggio di aprire nuovi spazi a Dio. Chi oggi cerca sempre soluzioni disciplinari, chi tende in maniera esagerata alla “sicurezza” dottrinale, chi cerca ostinatamente di recuperare il passato perduto, ha una visione statica e involutiva. E in questo modo la fede diventa una ideologia tra le tante. Io ho una certezza dogmatica: Dio è nella vita di ogni persona, Dio è nella vita di ciascuno."
 da Antonio Spadaro S.I. - Civiltà Cattolica
cfr.http://www.avvenire.it/Chiesa/Pagine/intervista-papa-civilta-cattolica.aspx

mercoledì 18 settembre 2013

Loro.



Non passa un giorno che qualcuno non posti un articolo polemico sui vari social network.

C'é sempre qualcuno che se la prende con qualcun altro.
Ognuno è convinto che quelli gli stanno sicuramente togliendo qualcosa.
Lo stanno derubando.
Stanno minacciando la sua libertà.
Quelli sono ovunque.
Sono organizzati.
Sono pericolosi perché vogliono passare per vittime e invece sono loro, loro,  ad essere pericolosi.
Sono loro che lavorano sotto per farci cadere la terra sotto i piedi.
Danneggiano la nostra società.
Le  nostre tradizioni.
I nostri figli.
La nostra stessa civiltà. Il nostro  mondo.

Quelli prima erano i meridionali.
Ora sono gli immigrati, gli stranieri, i neri, i rom, i marocchini, i cinesi ...
Oppure maschilisti, femministe,  gay, le lesbiche, i transessuali...
Oppure i comunisti, o i fascisti, o i proletari, o i padroni ....
Oppure i delinquenti o anche gli sbirri,
Oppure i ricchi o i poveri.
Oppure semplicemente i nostri governanti, i politici, i presidenti, i senatori, i deputati....

In realtà non ci sono meridionali, immigrati, stranieri, neri, bianchi, gialli, rom, gay, lesbiche, transessuali, fascisti, comunisti, ricchi, poveri e politici.

Ci sono solo persone.

Smetti di incollare etichette sulla fronte delle persone.
Smetti di incasellarle.
Smetti di vedere solo il male.
Smetti di vederlo solo negli altri.

Ci sono solo persone.
Persone che a volte fanno male e a volte fanno bene.
Anche tu sei così.

Quello che loro sono per te
Tu sei per loro.

E questo non può portarci a niente.

loro sono te
e tu sei loro

tutto qui


 
 

martedì 17 settembre 2013

Tu sei Tutto.



Quando parlo di Tutto, io intendo le migliaia di cose.
I miliardi di persone.
I molteplici esseri di ogni tipo.
Ogni realtà.
Ogni tempo ed ogni luogo.
Ciò che è stato, che è e che potrà essere.
Ma anche ciò che non è stato, non è e non lo sarà ma poteva, può e potrebbe essere.
Ogni possibilità.
Ogni varietà.
Ogni combinazione possibile o meno.
Ogni idea, pensiero ed immaginazione.

Tutto questo è Tutto.

Quando parlo di Uno, intendo l'unità delle migliaia di cose, delle persone e di ogni altro essere.
La coincidenza di ogni realtà .
Di ogni tempo e di ogni luogo.
La consustanzialità di tutto ciò che é.
La sua contemporaneità.

Tutto questo è Uno.

Tu sei l'albero, l'uomo, l'animale e la terra stessa.
Non solo, tu sei i  tutti i pianeti  e le stelle e le galassie.
Tu sei tutto l'universo intero.
Tu sei Tutto.
E tu sei Uno insieme a me.

lunedì 16 settembre 2013

Paradiso





Ancora il paradiso e l'inferno.
Il premio e la punizione.
Specchietti per le allodole o spauracchi tenebrosi che occhieggiano alla fine della strada.
Simboli delle nostre paure.
 Della paura di morire.
 Della paura di vivere.
 Della sete di senso.
Scogli a cui aggrapparci per non essere travolti dal turbine stesso della vita.

Non avete alcun bisogno di nessun paradiso.
Non abbiate paura di nessun inferno.

Nessun dio vi aspetta accigliato al di là della soglia della vita.
Nessuno peserà la vostra anima.
Nessuno chiederà conto delle vostre vite.

Alla fine della corsa ci sarete solo voi stessi.
E la faccia che vi fisserà dallo specchio sarà essenzilmente la vostra.
Facciate che sorrida.



lunedì 9 settembre 2013

Una mappa di tutti i conflitti attualmente in corso nel Mondo. Tratto da warnews.it
Aceh
Aceh è una provincia autonoma dell'Indonesia, situata nell'estremità settentrionale dell'isola di Sumatra. Dal 1976 è teatro di una guerra tra i ribelli del Movimento Aceh Libero (GAM) e l'esercito indonesiano. I morti, secondo le fonti più accreditate, sono almeno 12mila, ma altre fonti parlano di 50mila, o addirittura 90mila.

Afghanistan
Osama Bin Laden è stato giudicato il responsabile degli attentati dell'11 settembre 2001 contro le Twin Towers ed il Pentagono. La reazione degli USA i dei loro alleati è sata di abbattere il regime del Mullah Omar e dei Talebani, accusati di nascondere Bin Laden.

Algeria
Intorno alla seconda metà degli anni '90 sanguinose stragi commesse dagli estremisti islamici si contrapponevano a violente controffensive da parte dell'esercito governativo. Dopo 100.000 morti (150.000 secondo bilanci indipendenti) la guerra non è ancora conclusa.

Burundi
L'ultimo decennio di guerra tra le due maggiori componenti etniche del Burundi, i Tutsi e gli Hutu, iniziato nel 1993, ha provocato almeno 300.000 morti ed un milione di sfollati.

Cecenia
Con l'indipendenza della Cecenia nel 1991 la Russia aveva perso il controllo su un'area di enorme importanza strategica. La sua riconquista era un imperativo per Mosca. Le sue truppe invasero la Cecenia nel 1994 senza risultati. 100mila i morti ceceni. Il nuovo premier russo Putin ha invaso la Cecenia nell'ottobre del 1999. I ribelli ceceni resistono nella parte meridionale del Paese, dove ora si concentrano le operazioni belliche delle forze armate russe.

Colombia
Da quasi quarant'anni la Colombia è sconvolta da una sanguinosa guerra civile tra governo, paramilitari e gruppi ribelli di estrema sinistra. All'origine di questo conflitto (300.000 morti) vi è una enorme disparità sociale tra classi dirigenti e popolazione.

Congo R.D.
Una "Guerra Mondiale Africana", come è stata definita, che vede combattersi sul territorio congolese gli eserciti regolari di ben sei Paesi per una ragione molto semplice: il controllo dei ricchi giacimenti di diamanti, oro e coltan del Congo orientale. Almeno 350mila le vittime dirette di questo conflitto, 2 milioni e mezzo contando anche i morti per carestie e malattie causate dal conflitto.

Costa d'Avorio
La Costa d'Avorio, ex colonia francese, conquistò l'indipendenza il 7 agosto 1960 e il 27 novembre dello stesso anno venne eletto presidente Felix Huophouet-Boigny, che governò lo stato africano per sette mandati consecutivi rimanendo in carica sino alla sua morte nel dicembre 1993. L'errore più grande commesso da Huophouet-Boigny fu quello di non riuscire a scegliersi un successore.

Eritrea-Etiopia
Dopo una guerra trentennale (1962-1991), l’Eritrea ottiene finalmente la propria indipendenza dall’Etiopia nel 1993. Senza però stabilire confini chiari e definitivi. Dopo un rapido deterioramento dei rapporti tra i due Paesi, nel 1998 le truppe di Asmara decidono di varcare il confine, dando inizio a una guerra a tutto campo (1998-2000). Dopo 2 anni di conflitto e decine di migliaia di vittime (più di 70.000), Etiopia ed Eritrea cessano le ostilità e si affidano all’Onu ma i due Paesi sono ancora ben lontani dall’aver trovato un accordo.

Filippine
Dal 1971 i musulmani di Mindanao hanno iniziato una lotta armata per l'indipendenza dell'isola. La guerra tra l'esercito di Manila e i militanti del Fronte di Liberazione Islamico dei Moro (MILF) ha causato fino ad oggi 150mila morti.

Haiti
Dai primi giorni del mese di febbraio 2004, una rivolta armata sta mettendo a ferro e fuoco il piccolo stato caraibico. I ribelli chiedono al presidente Jean Bertrand Aristide di lasciare l'incarico mentre avanzano minacciosi verso la capitale Port-Au-Prince. La situazione economica e sociale del Paese sfiora il disastro umanitario.

Israele-Palestina
Un lungo conflitto, che affonda le sue radici nel dopoguerra, il 14 maggio del 1948, quando Ben Gurion dichiarò l'indipendenza di Israele, dopo la decisione delle Nazioni Unite di dividere la Palestina di uno Stato arabo e in uno Stato ebraico. Dopo oltre mezzo secolo di guerre e di patti storici, di atti terroristici e di speranze di pace andate in fumo, il sogno di "due popoli due Stati" resta purtroppo ancora un'utopia.

Kashmir
La rivolta del Kashmir, ancora in pieno svolgimento nonostante le incoraggianti iniziative di pace, è iniziata nel 1989 ed ha sempre rappresentato una guerra per procura tra i due colossi asiatici Pakistan e India (che dispongono anche di testate atomiche).

Kurdistan   
È più di mezzo secolo che i Kurdi distribuiti tra Turchia, Iraq e Iran auspicano la nascita di uno stato kurdo. Nemmeno l’arresto di Ocalan, leader del PKK Partito dei lavoratori curdi fondato nel 1973 su forte ispirazione marxista, ha interrotto i conflitti ulteriormente aggravati dal conflitto in Iraq.

Liberia
La più antica Repubblica d’Africa (1847) è devastata da 14 anni di guerre civili. L’ultimo capitolo del terrore si è chiuso nell’agosto del 2003 con l’esilio del dittatore ed ex signore della guerra Charles Taylor, al potere ininterrottamente dal 1997. Ma il dopo Taylor è tutt’altro che pacifico.

Nepal
I guerriglieri maoisti del Nepal sono in lotta contro la monarchia costituzionale del re Gyanendra (creduto l’incarnazione del dio Visnhu) dal 1996. 8000 le vittime in tutto l’arco del conflitto. Scontri a fuoco, rapimenti, attentati e estorsioni avvengono quotidianamente.

Nigeria
La Nigeria è divisa in oltre 250 gruppi etnici-linguistici diversi. Le religioni principali sono il Cattolicesimo e l'Islam, ma anche molte religioni tradizionali dell'Africa. Queste differerenze religiose sono alla base dei conflitti sviluppatisi in questo paese. Gli scontri principali si sono verificati tra le popolazioni musulmane del nord, gli Hausa-Fulani, e quelle cristiane-animiste del sud, Yoruba.

Repubblica Centrafricana
Dal 25 ottobre 2002 la Repubblica Centrafricana è dilaniata da una guerra civile che oppone i ribelli di François Bozizé, ex- capo delle forze armate, al presidente Félix Patassé, in carica dal 1993.

Somalia
Dopo l'uscita di scenda del presidente Siad Barre nel 1991, è iniziata una violentissima guerra di potere tra i vari clan del Paese, guidati dai cosiddetti "signori della guerra”. Una spirale di violenze che, fino ad oggi, ha provocato quasi mezzo milione di morti

Sri Lanka
Dal 2000 la Norvegia si prende carico di far da mediatrice alla guerra infinita tra cingalesi e tamil: nel 2002 Oslo ottiene il risultato di uno storico  cessate il fuoco, che, per quanto poco rispettato, regge, almeno sulla carta. La guerra ventennale dello Sri Lanka ha provocato 64mila morti e almeno un milione di sfollati.

Sudan
La guerra civile in Sudan è in corso ormai da 20 anni. Nel Darfur, un'area grande quasi due volte l'Italia, è in corso un violentissimo conflitto fra gruppi armati locali e milizie filo-governative. Secondo l'Organizzazione Mondiale della Sanità dal marzo 2003 sono morte circa 70.000 persone. Attualmente nel Darfur muoiono circa 10.000 persone al mese.

Uganda
Una guerra civile che dura da quasi 20 anni e che ha provocato una grave crisi economica. L'LRA è la forza ribelle che terrorizza le province del nord dell'Uganda fin dal 1987, abitate dagli Acholi, ai confini con il Sudan. Ed è proprio in Sudan che gli Olum ("erba" così vengono chiamati in lingua Acholi) hanno le loro basi e da lì partono molti dei loro attacchi.
Dossier: 
da http://www.documentazione.info/conflitti-attualmente-in-corso-nel-mondo

Il mondo in guerra


venerdì 6 settembre 2013


Credo che buona parte delle cose che di solito pensiamo vengano da noi,
non ci appartengano.
O meglio, che siano nostre solo in un senso molto più ampio della nostra
individualità.
A cosa serve in realtà il nostro cervello?
E' lì che si produce la nostra mente?
Tutto quello che chiamiamo mente è davvero prodotto dal nostro cervello?
I dejavù, le intuizioni, i sogni, le ispirazioni improvvise, i colpi di genio?
Viene tutto da lì?

Io credo che ognuno di noi,
attinga ad una sorta di substrato.
Una falda acquifera di coscienza.
Una coscienza che trascende ogni individualità.
Come pozzi artesiani, chi più chi meno,
chi più a fondo chi meno,
attingiamo tutti da lì.

Chi di noi dimentica l'individuo,
chi supera l'illusione di essere separato dal resto del reale,
chi ritorna in sé stesso,
 sono quelli che attingono meglio, più in abbondanza e più a fondo.
Fino ad essere in totale comunione con questa corrente ininterrotta di coscienza.

Ad una prima visione ci siamo noi, gli altri e il mondo.
Un osservatore, gli osservati e l'ambiente.

Devi essere consapevole che è un effetto dei tuoi occhi e non altro.
Il mondo che osservi non è lo stesso a poche decine di ingrandimenti.
Ci sono molte cose che non vedi ad occhio nudo:
anche queste fanno parte del tuo mondo.

A livello anche solo molecolare la visione si apre talmente tanto che  l'ambiente circostante sparisce quasi dal campo visivo.

A livello atomico i corpi spariscono del tutto.
Non si sono limiti.
Non c'é definizione.

A livello subatomico, solo potessi arrivarci,
vedresti solo un vibrare di cariche elementari.
Un incresparsi di campi energetici.

Tutto risulterebbe del tutto indistinto.
Anche il tempo, oltre lo spazio.

E non è un modo di vedere le cose.
Sono le cose come sono.
Solo che non lo vedi.
Solo che non ci pensi.

E' quello che hanno chiamato vuoto.
La realtà ultima.
Dio, se vuoi.
Solo un dio che non ti saresti mai aspettato.



Sono ormai abbastanza convinto che quella che noi chiamiamo realtà, sia reale solo in minima parte.
Sono le nostre caratteristiche a creare quella che noi pensiamo sia la realtà
I nostri sensi e la mente stessa.
Le sensazioni sono nient'altro che il prodotto dell'attività dei nostri organi di senso.
La mente lo è di quella del nostro cervello.
Allo stesso modo in cui la cacca è il prodotto dell'attività dell'intestino.
Perché idolatriamo tanto i nostri sensi e la nostra mente e disprezziamo la nostra cacca?
Noi non vediamo, sentiamo, odoriamo, gustiamo o tocchiamo la realtà. Noi vediamo, sentiamo, odoriamo, gustiamo e tocchiamo quella parte cdi realtà che i nostri occhi, orecchie, naso, lingua e dita riescono a vedere, sentire, e così via.
I nostri sensi sono limitati.
Molto di ciò che esiste rimane fuori.
Molto di ciò che esiste viene percepito solo nel modo in cui riusciamo a farlo.
Un batterio, un paramecio, un cane o un angelo, avrebbero sensazioni diverse.
Hanno sensazioni diverse.
Per loro la realtà è completamente diversa.
Per molti di loro noi non esistiamo nemmeno se ci sbattono contro.
La stessa cosa vale per noi.
Per questo bisogna stare attenti quando diciamo che questo o quello non esiste.
O anche che esiste.
Certo che facendo così si rischia molto meno, perché in un universo probabilmente infinito è molto più facile che esista Tutto piuttosto che no.

giovedì 5 settembre 2013


Da dove veniamo? Chi siamo? Dove andiamo? è un dipinto del 1897 di Paul Gauguin ad olio su tela (141 x 376 cm).
L'opera, che pone i massimi quesiti esistenziali dell'uomo, fu dipinta dall'artista a Tahiti in un momento assai delicato della sua vita: prima di un tentativo non riuscito di un suicidio (L'artista era malato, aveva seri problemi al cuore ed era sifilitico, in lotta con le autorità locali ed isolato sia fisicamente che artisticamente).
Concepita come il fregio di un tempio (numerosissimi sono i richiami alle figure del Partenone, ai templi di Giava e alla cultura maori), dà l'idea di un affresco, poiché presenta i bordi rovinati. Nei bordi inserisce il titolo dell'opera (a sinistra) la firma e la data (a destra), altro elemento tipico dell'arte bizantina.
L'opera va letta da destra a sinistra (appunto all'orientale) come un ciclo vitale disposto ad arco: non a caso, all'estrema destra è raffigurato un neonato, che già dal momento della nascita è lasciato nell'indifferenza di chi lo circonda. Al centro un giovane (l'unico personaggio maschile) sta cogliendo un frutto e può essere interpretato in due modi: 1.Come richiamo al peccato originale 2.Come simbolo della gioventù che coglie la parte migliore dell'esistenza. Alle spalle del ragazzo, una figura con il gomito in alto contribuisce a definire la struttura triangolare della prima metà, al cui vertice sono messe in risalto le due figure rosse sullo sfondo, emblematiche e con l'aria di chi ordisce trame nell'ombra: esse sono simbolo dei tormenti e delle domande che giacciono nel profondo di ogni animo, che peraltro danno il titolo al quadro.
La stessa struttura si ritrova nella seconda metà del dipinto, speculare rispetto all'uomo centrale. Al vertice troviamo stavolta la divinità, anch'essa col suo significato simbolico: l'inutilità e la falsità della bugia religiosa, magra consolazione e senso provvisorio di una vita in realtà vana. All'estrema sinistra troviamo una vecchia raggomitolata su di sé (identica ad una mummia peruviana vista dal pittore in gioventù) in attesa della morte, trasfigurata in un urlo quasi munchiano dinnanzi alla vacuità di senso dell'esistenza (piuttosto che per la paura della morte, dall'artista abbracciata almeno nelle intenzioni dopo la conclusione dell'opera). Infine, uno strano uccello bianco con una lucertola tra le zampe, simbolo della vanità delle parole, chiude la lettura del dipinto.
Lo sfondo rappresenta la vegetazione in maniera sintetica: i rami si trasformano in arabeschi (decorazione doppia); i colori sono antinaturalistici: infatti gli alberi sono blu.
Le due figure di giovani accovacciate su entrambi i lati e l'idolo blu della dea Hina sul fondo compaiono in molte opere dello stesso periodo.

mercoledì 4 settembre 2013


La ricerca spirituale è ricerca della verità.
Ricerca di senso.
Ricerca della realta ultima.
Al di là di ogni preconcetto,
di ogni tradizione,
di ogni superstizione,
di ogni mitologia,
per arrivare oltre ogni
religione, culto o rito.

La ricerca spirituale tende all'essenziale,
oltre ogni sovrastruttura.
Ci ha sempre teso.
Alla base di ogni folclore religioso c'é un'anima intrepida che vuole capire,
o anche solo intuire,
percepirne almeno un barlume.

martedì 3 settembre 2013


 Io non so da che parte stia la verità.
Se hanno ragione quelli che vorrebbero intervenire in Siria a mano armata.
Oppure se ce l'hanno quelli che si oppongono.
Io non so se hanno davvero usato le armi chimiche oppure se è un'altra manovra  per attaccare ed invadere un paese sovrano.
Io non so se chi sui ribella lo fa davvero per combattere una tirannia oppure dietro la ribellione c'é il terrorismo internazionale.
Io non so chi c'é davvero dietro al terrorismo internazionale.

Io non capisco di politica, almeno di questa politica.

Trovo però strano che ci si schieri contro la guerra solo in certi momenti e per certi paesi.
In questo momento sono in corso conflitti in ben 60 paesi, con la bellezza di 442 stati, gruppi, eserciti e milizie coinvolti.
Vi prego di dare un'occhiata a questo sito http://www.guerrenelmondo.it/index.php/static1258218333 
 E il risultato è sempre lo stesso.




L'unica cosa che sò per certa è che nessuna arma può migliorare la situazione.
Può solo peggiorarla.



lunedì 2 settembre 2013


Ecco, il primo segreto, allora.
Una nuova spiritualità, deve prima di tutto essere questo:
spiritualità.
Non fede.
Non senso di appartenenza.
Non rito.
Non culto.
Non religione.
E nemmeno lontanamente tradizione.

La spiritualità non può che essere ricerca.
Continua ricerca della verità.
Provando la verità.
Facendosi domande.


E' la stessa cosa che avviene in molti altri campi.
Ovunque ci sono i pionieri, gli apripista, le avanguardie.
Coloro che si pongono domande e cercano risposte da soli.
Fuori dalle piste battute.
Questi sono i maestri, le guide, i santi, i grandi.
Prendete un Einstein.
Con cinque lavori in pochi anni ha rivoluzionato il suo campo.
Fuori dalle piste battute.
Navigazione a naso.
La sua strada ha convinto tutti.
Ma dopo di lui, c'é chi si è limitato a ripetere le sue conquiste, come un mantra.
Abbellendo di quando in quando.
Restaurando qualcosina qua e la, quando era proprio necessario.
Questi sono i religiosi.
Altri, pur accettando la sua visione, si sono chiesti cosa sarebbe successo se ...
Sono partiti da lui, per provare ad andare oltre.
Per lo meno per trovare la loro risposta.
Questi sono i ricercatori, gli spirituali.

Spesso, ai primi, i secondi non piacciono.
Spesso li considerano eretici o blasfemi.
Spesso li combattono per quanto possono.
Altre volte si limitano a non vederli, perché non seguono la giusta parola.
Si sono permessi di interpretare, di andare oltre, di cercare risposte al di fuori della dottrina.
Non è un lavoro facile.
Ma è questa che si chiama ricerca spirituale ed ovunque possa condurti è una strada che merita di essere percorsa.