lunedì 30 dicembre 2013

Fine Anno




Mancano poche ore alla fine del 2013, che coincidono con le ultime ore del primo anno di vita del Blog.
In questo anno sono successe, come è ovvio che sia, un mucchio di cose. Cose di ogni tipo, nel succedersi naturale dell'esistenza, nell'evoluzione delle nostre coscienze.
Ci siamo incontrati in tanti su queste pagine.
Concordi o discordi, siamo venuti in contatto, più di dodicimila volte sono state lette le riflessioni, le citazioni e i contributi che sono riuscito a postare. Almeno 600 persone hanno letto, commentato, disapprovato o riflettuto.
Molto spesso mi avete illuminato con le vostre vite e di questo adesso voglio ringraziarvi.
Grazi a tutti voi.
Alle anime luminose che ho incontrato.
A chi mi ha regalato un sorriso.
Ha chi ha pensato che fossi scemo.
Ha chi mi ha letto e dimenticato e a chi senza dirmi niente ci ha magari pensato su.

Prima di inziare ero titubante: avevo un po' di paura.
Adesso sono felice di averlo fatto.
Il mio mondo si è fatto ancora più grande ed infinito promette di essere.

Buon Anno a tutti voi.
Fate i bravi.

Giovanni

sabato 28 dicembre 2013



"12 Ora, se si predica che Cristo è risuscitato dai morti, come possono dire alcuni tra voi che non esiste risurrezione dei morti? 13 Se non esiste risurrezione dai morti, neanche Cristo è risuscitato! 14 Ma se Cristo non è risuscitato, allora è vana la nostra predicazione ed è vana anche la vostra fede. 15 Noi, poi, risultiamo falsi testimoni di Dio, perché contro Dio abbiamo testimoniato che egli ha risuscitato Cristo, mentre non lo ha risuscitato, se è vero che i morti non risorgono. 16 Se infatti i morti non risorgono, neanche Cristo è risorto; 17 ma se Cristo non è risorto, è vana la vostra fede e voi siete ancora nei vostri peccati. 18 E anche quelli che sono morti in Cristo sono perduti. 19 Se poi noi abbiamo avuto speranza in Cristo soltanto in questa vita, siamo da compiangere più di tutti gli uomini."
 1 Corinzi 15, 12 -19
Se Cristo è risuscitato dai morti, dice Paolo, deve per forza esistere la risurrezione dai morti: se ha funzionato per lui può funzionare per tutti noi. Se non esistesse la risurrezione dai morti allora nemmeno Cristo sarebbe risuscitato. In questo momento poco conta che molti narravano come, prima di essere stato risuscitato, lui stesso avesse fatto risuscitare molti morti e poco conta che a compiere tale prodigio siano stati anche Pietro ed altri Apostoli. No, a Paolo interessa la resurrezione finale, perché sa bene che quei risuscitati prima o poi sono comunque morti: quella di Cristo, operata dal Padre stesso, è invece a titolo definitivo.
Se i morti risorgono Cristo è risorto e se Cristo è risorto come negare la resurrezione.
Entrambe le affermazioni sono da provare ma se si fa dipendere l'una dall'altra si rafforzano vicendevolmente.
Probabilmente Paolo stesso si deve essere reso conto della debolezza di una dimostrazione del genere, imitando la quale si potrebbe dire che se io provengo dal pianeta Kripton allora posso volare, perché se non potessi volare come farei a dire di provenire da Kripton? Per ovviare a questo l'apostolo offre quella che mi è sempre sembrata la prova della sua stessa mancanza di fede, o per meglio dire: la dimostrazione di quello in cui consisteva in realtà la fede che lui proponeva.
Lui dice:  ...ma se Cristo non è risorto, è vana la vostra fede e voi siete ancora nei vostri peccati.  E anche quelli che sono morti in Cristo sono perduti.
Mi sono sempre chiesto perché Paolo abbia scritto una cosa del genere.
Se Cristo fosse morto sulla croce come un uomo qualsiasi, decomponendosi poi  nel sepolcro come faremo prima o poi noi tutti, avrebbe meno forza e meno valore il suo insegnamento? La raccomandazione di amare il proprio prossimo, di non giudicare, di amare i propri nemici e via dicendo, sarebbe da osservare solo in quanto chi ce l'ha detto è risorto dai morti e adesso siede alla destra del padre?
Tutto questo sarebbe, come dice lui, vano, per il fatto che Cristo sia stato un semplice essere umano?
E' ovvio che no.
Paolo dimostra chiaramente che tutto questo gli interessa solo nella sua ottica oltremondana.
La fede di cui parla è la fiducia nella risurrezione, nella vita che lo aspetta dopo questa. La fede che gli fa dire che se Cristo non fosse risorto "...voi siete ancora nei vostri peccati", perché per lui non conta tanto il sacrificio quanto il premio, la risurrezione, che dimostra che trale sacrificio funziona. In questo modo anche tutti gli uomini che soffrono potranno sperare di avere un risarcimento, un riscatto, alla loro sofferenza terrena.
Per questo aggiunge:  ... Se poi noi abbiamo avuto speranza in Cristo soltanto in questa vita, siamo da compiangere più di tutti gli uomini.
 E' evidente in cosa consista la fede di Paolo: la vita dopo la morte.
Non contano davvero l'amore, la carità, la fratellanza, la pace se non in funzione di quel traguardo finale, senza il quale essi stessi non hanno nessun senso, anzi sono addirittura vani.

Paolo, in questo, riassume quasi 3000 anni di tradizioni religiose mediorentali, in cui il sacerdote chiede e la divinità concede, ovviamente in cambio di qualcosa. Ciò che ora chiede la divinità di Paolo non è più un sacrificio cruento in termini di vite umane, piuttosto che di agnelli, capretti o colombe: il Dio di paolo chiede il sacrificio della propria vita in cambio della vita eterna. 

Io credo, invece, che il messaggio di Cristo sia valido a prescindere dalla promessa di una vita eterna ed anche a  prescindere dalla sua supposta divinità.
Il messaggio di Cristo, per quanto ne conosciamo, ha valore in se stesso, per quello che é.
Se Cristo non è risuscitato dai morti, il suo messaggio rimane comunque immortale, nonostante tutto quello che Paolo ed i suoi successori hanno tentato e tentano di fare.

 


venerdì 27 dicembre 2013



LA STORIA DEL NATALE

Già mille e più anni prima della apparizione della cometa gli uomini celebravano la mezzanotte del 25 dicembre come un momento misterioso, santo, pieno di significazioni e ricco di fascino e di speranze.

Cinque secoli prima di S.Luca e di S.Matteo, sulle sponde del Nilo, in una grande festa notturna chiamata il Natale di Horus, un grido si levava: -Esultate! La Vergine ha partorito, la Luce rinasce!-

-Studio collettivo di un gruppo di giovani piadenesi -


BIBLIOTECA POPOLARE DI PIADENA

n.1 - DICEMBRE 1957


L'idea di questo studio collettivo nacque la settimana precedente il Natale, in una delle nostre familiari serate dedicate alla cultura e trovò subito il consenso di tutti.

Il nostro lavoro non fu facile, specialmente quando si trattò di riassumere l'abbondante materiale storiografico in un breve, organico e chiaro testo accessibile a tutti. Ma ci sorresse l'entusiasmo di servire la verità, di vedere coi nostri occhi al fondo delle cose e di dare agli altri il frutto delle nostre ricerche.

Noi dedichiamo questo libretto a tutti i giovani che intristiscono nell'ignavia e nella rassegnazione del conformismo.


Origine del Natale
Dalle ore zero del giorno 21 dicembre di ogni anno le giornate cominciano ad allungarsi. L'asse terrestre, nell'emisfero settentrionale, comincia a modificare la sua inclinazione rispetto al sole: l'inverno è al suo culmine, da quel momento si va verso la nuova stagione, comincia la primavera astronomica. L'eterno ritmo della natura, dopo averci fatto toccare il fondo delle giornate oscure e fredde, ci riconduce nuovamente verso la stagione del sole e della vita.

Per gli antichi questo giorno, che chiamavano il solstizio d'inverno, cadeva il 25 dicembre e lo si celebrava con una festa ricca di strani significati.

Tracce di celebrazioni "natalizie" legate a queste vicende cosmiche, alla nascita cioè dell'anno nuovo, si trovano intorno alla data del 25 dicembre, presso le primitive religioni persiane, fenice,siriane, peruviane, messicane, indù.

Come lo festeggiavano gli antichi

Nella Persia antica il solstizio invernale era celebrato cantando l'inno che narrava la nascita del mondo.

In Alessandria d'Egitto esso ebbe la sua più completa espressione, prima dell'era cristiana, nella grande festa del Natale di Horus. Le statue della dea madre Iside, col piccolo in grembo o attaccato al seno, venivano portate in processione di notte verso i campi al lume delle torce.

C'è nella versione greca il testo delle acclamazioni che la folla rivolgeva all'immagine, nonché la serie delle invocazioni che si cantavano durante la processione, le cosiddette "litanie di Iside" la cui perfetta concordanza con le attuali litanie della Madonna non può non stupire.

Iside era chiamata "stella mattutina", "stella del mare", "porta del cielo", "sede della sapienza".

In Roma pagana lo stesso significato avevano le feste d'inverno che si celebravano due o tre secoli prima della nascita di Cristo, note con il nome di Saturnali o feste di Saturno.

I Saturnali romani avevano inizio il giorno 19 dicembre e di prolungavano fino al successivo 25.

Erano feste di gioia, di rinnovamento, di speranza per il futuro e in tale occasione si rinnovavano i contratti agrari.

Nel corso dell'ultimo cinquantennio precedente la nascita di Cristo, a Roma fu introdotto il culto del Dio Sole, introdotto probabilmente dalle legioni reclutate in Siria e dagli schiavi orientali. Il primo Dio solare di Roma fu Deus Sol Elagabalus, il secondo dio solare fu Sol Invictus, poi succedettero Sol Invictus Elagabalus e Sol Invictus Mithras.

Come la festa pagana diventò cristiana
Il Cristianesimo inserì nelle proprie concezioni religiose tradizioni popolari preesistenti, e fu così che il giorno natalizio del dio solare e agricolo dell'Egitto e della Persia, cadente nel solstizio d'inverno, diventò il Natale cristiano: la statua di Iside che allatta Horus diventò quella della Madonna che allatta il sacro Bambino.

Non fu facile, però, perché utilizzare la data del 25 dicembre significava mettersi in contrasto col racconto evangelico di S.Luca, il più completo sull'argomento, il quale narrando di pastori che passano la notte all'aperto evocava piuttosto un ambiente primaverile, che non il freddo periodo invernale. Poi c'era la precedente tradizione cristiana che fissava la nascita di Cristo in un giorno di primavera: Clemente di Alessandria l'aveva stabilita il 19 aprile, altri padri della Chiesa il 18 aprile, altri ancora il 29 maggio e il 28 marzo.

Fu dopo molte discussioni ed esitazioni che i vescovi di Roma scelsero il 25 dicembre.

Il calcolo dei Vescovi
La data del 25 dicembre fu ricavata calcolando gli anni di Cristo a ritroso, partendo cioè dalla cifra "magica" di 33, quanti sono gli anni che il figlio di Dio avrebbe trascorso sulla terra. Essendo stata fissata in precedenza la morte di Cristo al 25 marzo, presumendo dunque che essa fosse caduta 33 anni esatti dopo la sua incarnazione, che quindi veniva fissata anch'essa a un 25 marzo, la nascita non poteva essere avvenuta che nove mesi dopo la sua incarnazione nel ventre di Maria e precisamente il 25 dicembre.

Il Natale oggi
La festa della Natività di Gesù, il Natale, quale lo conosciamo oggi, è divenuta la maggior festa ufficiale della cristianità solo in tempo relativamente recente.

Le sue prime tracce come festività cristiana si incontrano solo intorno al terzo secolo dopo Cristo e il suo definitivo affermarsi solo a metà del quarto secolo.

L'osservanza della festa natalizia fu introdotta in Antiochia solo verso il 375 dopo Cristo e in Alessandria solo dopo il 430.

Questa è la storia del Natale. E' una storia bella, poetica, creata dagli uomini per far posto a un poco di speranza e di letizia anche nel cuore dell'inverno più duro, quando sembra che tutto sia morto e sterile e invece il seme comincia a germinare nella terra e ha inizio la rivoluzione delle stagioni e la rapida, felice corsa dei giorni verso la fioritura di primavera.

La nascita di Gesù, dal Vangelo di S.Matteo

La nascita di Gesù Cristo avvenne così: Maria, sua madre, sposata a Giuseppe, prima che fossero insieme, si scoperse incinta di Spirito Santo. Ora Giuseppe, marito di lei, essendo giusto e non volendo esporla all'infamia, pensò di rimandarla segretamente. Mentre egli stava in questo pensiero, ecco un angelo del Signore gli apparve in sogno dicendo: - Giuseppe, figlio di David, non esitare a prender Maria in tua consorte; invero quel ch'è nato in lei, è da Spirito Santo. Partorirà un figliolo, cui porrai nome Gesù; perché egli libererà il suo popolo dai loro peccati.

E tutto ciò avvenne affinché s'adempisse quanto fu detto dal Signore per bocca del profeta: "Ecco, la Vergine concepirà e partorirà un figliuolo e per nome lo chiameranno Emanuele: che s'interpreta "Dio con noi". Scossosi Giuseppe dal sonno, fece come gli aveva ordinato l'angelo del Signore e prese con sé la sua consorte. Ed egli non la conobbe fin tanto che partorì il suo figlio primogenito e lo chiamò per nome Gesù.

Nascita di Gesù, dal vangelo di S. Luca
In quei giorni uscì un editto di Cesare Augusto per fare il censimento di tutto l'Impero. Questo primo censimento fu fatto mentre Cirino era preside della Siria.

E andavano tutti a dare il nome, ognuno alla sua città. Anche Giuseppe andò a Nazaret di Galilea, alla città di David, chiamata Betlem, in Giudea, per esser lui del casato e famiglia di David, a dare il nome, insieme con Maria a lui sposata in moglie, la quale era incinta. E avvenne che, mentre ivi si trovavano, si compì per lei il tempo del parto; e partorì il figlio suo primogenito, lo fasciò e lo pose in una mangiatoia, perché non trovarono posto nell'albergo. E nello stesso paese c'erano dei pastori che pernottavano all'aperto e facevano la guardia al loro gregge. Ed ecco, apparve innanzi ad essi un angelo del Signore e la gloria del Signore rifulse su loro e sbigottirono per gran timore. E l'angelo disse loro:- Non temete, che eccomi a recarvi l'annunzio di grande allegrezza la quale sarà per tutto il popolo; infatti oggi v'è nato un Salvatore che è Cristo Signore, nella città di David. Questo per voi è il segnale: troverete un bambino avvolto in fasce, giacente in una mangiatoia.

E a un tratto si raccolse presso l'angelo una schiera della milizia celeste che lodava Dio dicendo:-Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace in terra agli uomini di buona volontà-.

E poi che gli angeli si furono ritirati da essi verso il cielo, i pastori presero a dir tra loro:-Andiamo sino a Betlem a veder quant'è accaduto, come il Signore ci ha manifestato-.

E andarono di buon passo e trovarono Maria, Giuseppe e il bambino giacente nella mangiatoia. E vistolo, si persuasero di quanto era stato detto loro di quel bambino. E quanti ne sentirono parlare, stupirono delle cose riferite loro dai pastori. Maria poi riteneva tutte queste cose, collegandole in cuor suo. E i pastori se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quel che avevano udito e visto, com'era stato detto loro.

Infanzia e adolescenza di Gesù (da "La vita di Gesù" di Ernesto Renan)

Gesù nacque a Nazareth, piccola città della Galilea, che non conobbe alcuna celebrità prima di lui. In tutta la sua vita egli venne designato con nome di Nazareno e solo a fatica la leggenda riuscì a farlo nascere a Betlemme. Si ignora la data esatta della sua nascita; avvenne sotto il regno di Augusto, verso l'anno 750 di Roma, probabilmente qualche anno avanti il primo dell'era che tutti i popoli civili fanno decorrere dal giorno della sua nascita. Il nome impostogli di Gesù è un'alterazione di Josuè, nome assai comune…

Egli proveniva dal popolo. Giuseppe suo padre e Maria sua madre erano gente di mediocre condizione, artigiani che vivevano del loro lavoro, in quello stato comunissimo in Oriente, né agiato né misero. Era quasi inutile il privilegio del ricco dato che il vivere semplicissimo di quei paesi non lasciava avvertire la necessità del confortevole: così tutti si trovavano in condizione di povertà volontaria…

La famiglia era molto numerosa: forse c'erano stati più matrimoni invece di uno. Gesù aveva fratelli e sorelle, e pare che fosse il maggiore. Tutti sono rimasti sconosciuti; infatti sembra che i quattro personaggi che vengono dati come suoi fratelli dei quali uno almeno, Jacopo, ebbe una grande importanza nei primi anni dello svolgimento del cristianesimo, fossero suoi cugini germani.

Maria aveva una sorella chiamata anch'essa Maria, che si sposò ad un certo Alfeo o Cleofa (questi nomi sembrano indicare una sola persona) e fu madre di parecchi figli, i quali sostennero un ruolo molto importante tra i primi discepoli di Gesù. Mentre i suoi vari fratelli gli si opponevano, questi cugini germani divennero fedeli del giovane Maestro e presero il titolo di "fratelli del Signore".

I veri fratelli di Gesù, come del resto la loro madre, non divennero importanti che dopo la morte di lui. E sembra che neppure allora venissero considerati quanto i loro cugini che si erano convertiti molto più spontaneamente ed erano dotati di temperamenti più spiccati ed originali. Il loro nome era così oscuro che quando l'evangelista mette in bocca a gente di Nazareth l'enumerazione dei fratelli secondo natura, come primi nomi si presentano alla sua mente quelli dei figli di Cleofa.

Le sorelle di Gesù si sposarono a Nazareth. Qui egli trascorse l'adolescenza. Nazareth era una piccola cittadina posta in una piccola valle che si apriva sulla vetta di quel gruppo di montagne che cinge a settentrione la pianura di Esdrelon. Il freddo nell'inverno era acuto, molto sano il clima. Come tutte le borgate giudee di quel tempo, Nazareth era un gruppo di casupole fabbricate senza decoro, dall'aspetto povero e arido. Eppure le sue case ineleganti non erano sgradevoli alla vista…

Bibliografia
Le notizie del presente studio sono state tratte dai Vangeli di S.Luca e di S.Matteo, da "La vita di Gesù" di Renan, dal Dizionario Enciclopedico Moderno "Labor" e da pubblicazioni con la consulenza di Raffaele Pettazzoni, professore di Storia delle Religioni all'Università di Roma e di Ambrogio Donini, docente di Storia del Cristianesimo all'Università di Roma.



cfr http://www.oasidelpensiero.it/Natale2006/storia_natale.htm 

 

lunedì 23 dicembre 2013




Il cuore di tutte le religioni è l'amore.
Il cuore dell'amore è la compassione:
la condivisione dei sentimenti.
La condivisione.
La Solidarietà.

Sentirsi uno dove sembriamo due.

Che siate Cristiani, Ebrei, Musulmani o tutto quello che volete.
L'amore è l'inizio e la fine.
L'amore è la domanda e la risposta.

L'amore sta alla base di ogni concezione.

Riportiamo le tradizioni alla loro sorgente.

Charter Of Compassion


venerdì 20 dicembre 2013


Dal Sole deriva l'idea prima di Dio.
Emilio Bossi (1870 – 1920),  avvocato, giornalista e scrittore svizzero-italiano.

Il solstizio in astronomia è definito come il momento in cui il Sole raggiunge, nel suo moto apparente lungo l'eclittica, il punto di declinazione massima o minima.Illuminazione solare durante il solstizio d'estate borealeIl fenomeno è dovuto alla inclinazione dell'asse di rotazione terrestre rispetto all'eclittica; il valore di declinazione raggiunta coincide con l'angolo di inclinazione terrestre e varia con un periodo di 41 000 anni tra 22,1° e 24,5°. Attualmente è di 23°27′ e l'angolo è in diminuzione.
Il Sole raggiunge il valore massimo di declinazione positiva nel mese di giugno in occasione del solstizio di estate boreale, mentre raggiunge il massimo valore di declinazione negativa in dicembre, in occasione del solstizio di inverno boreale, corrispondente all'estate nell'emisfero australe.
Il solstizio d'inverno ha rappresentato nei secoli occasione di festività di vario genere: il Sol Invictus per i pagani, i Saturnalia nell'antica Roma (dal 17 al 23), o il Natale per il Cristianesimo, Yule nel Neopaganesimo.

Ma, al di là di ogni tradizione più o meno religiosa e più o meno magica, che cosa può valere oggi questo giorno?

E' oggettivamente un momento importante nella vita biologica del nostro pianeta e quindi nella vita di tutti quelli che ci vivono sopra: è il momento in cui si tocca la minore o maggiore esposizione alla luce del sole. Nell'emisfero boreale è il segnale che le notti lunghe sono terminate, che i giorni si allungano, che presto il terreno tornerà fertile, che gli animali riprenderanno ad accoppiarsi. Tutto questo comincerà a breve, nel giro di qualche giorno, intorno al 25 dicembre: la nascita del sole nuovo.
Non c'é bisogno di andare a cercare simboli e significati segreti: il nostro pianeta segue dei cicli naturali, dovuti alle sue caratteristiche, alla sua posizione ed all'interazione con gli altri  corpi celesti e le forme di vita che sono nate qua sopra ne sono naturalmente influenzati.
L'uomo è però nella sua essenza un essere simbolico, cioé per sua natura riconduce tutta la realtà a segni, simboli e schemi mentali semplificati. Per questo motivo il solstizio d'estate era visto come la fine dell'anno, il momentaneo trionfo della morte, in attesa della rinascita tre/quattro giorni dopo. In tempi antichi il giorno del solstizio si osservava l'inseminazione della terra da parte del sole morente, tramite un raggio di sole che penetrava nelle sue profondità simbolizzate in un tempio, un cumulo o quant'altro. L'ultimo atto del sole era la procreazione di se stesso che sarebbe nato nuovamente, o risorto, dopo qualche giorno riprendendo il suo viaggio nel cielo .
Alla base di ogni mito o celebrazione religiosa del solstizio c'é questa realtà:
l'anno solare reale è giunto alla fine.
Una fine relativa perché è solo parte di un ciclo ripetuto e perdurante.
In questo orologio naturale, che dondola tra il punto più basso e quello più alto dei cieli, contempliamo il muoversi della nostra vita tra un simbolico ionizio ed una simbolica fine nell'infinito procedere del tutto.

PACE

giovedì 19 dicembre 2013



Io rendo omaggio a Te, 
che trascendi il dispiegamento dell'universo e insieme hai come corpo il tutto, 
a te che sei perpetua beatitudine e luce, 
a te, mio Sé, dalle potenze infinite. 
A quella realtà in cui Tu sei Tu, 
io sono io, 
in cui Tu soltanto sei e io non sono, 
in cui io sono Te, 
in cui né Tu né io siamo,
 a quella io mi inchino. 

( Abhinavagupta, Mahopadeśaviṃśatikā, 1-2)


Non raggiungi l'essenza senza la conoscenza.
L'essenza è un altro dei nomi della verità.
Devi conoscere la verità.
Raggiungere la conoscenza richiede fatica.
Ti devi sforzare.
Devi sudare.
Non serve lo studio: è un altro tipo di conoscenza.
Si chiama intuizione.
Va oltre la mente, oltre l'esperienza, oltre la sapienza.
E' un salto oltre.
Un centimetro più in là di ciò che pensavi.

Un ritorno, in realtà, alla tua matrice più vera.
Perché quella conoscenza ti appartiene.
Quell'essenza è la tua essenza.
E' il tessuto della realtà.
E' la realtà.

La conoscenza della realtà è una presa di coscienza.
L'intuizione di te stesso.

Lascia senza parole.
A bocca aperta.
Un deliziato sorriso ti solleva.

mercoledì 18 dicembre 2013



L'amore è l'essenza di ogni religione, l'amore di Dio e l'amore del proprio vicino. La violenza in nome della religione è un "abuso" della religione.
Nirmala Joshi (1934 – vivente), missionaria e suora cattolica indiana.





L'uomo spirituale è l'uomo essenziale,
che ricerca l'essenza.
Che si volge ai principi.
Che è tornato alla fonte.
Che ha, a volte, solo intravisto la verità
e ne è rimasto deliziato e stupito.
Ha contemplato la sua semplicità e quasi non sa cosa dire.
L'uomo spirituale è sorpreso;
è deliziato e pieno di stupore.
L'uomo essenziale annulla i suoi anni
e muore bambino.
Anzi proprio non muore mai,
perché sa che la morte non esiste.
E' solo un vestito che hanno messo alla realtà.
Un modo di dire.
L'uomo spirituale vive nel mondo ma ne è già fuori.
Non piangete per lui, ma solo per voi.

martedì 17 dicembre 2013




La spiritualità è la ricerca dell'essere autentico che è dentro di te: 
io devo conoscere qual è la mia realtà. 
Una volta conosciuta, termina qualsiasi ricerca di esperienze. 
Non occorre più cercare qualche nuova avventura. 
Quando conosci la vera realtà interiore, 
l'essere autentico, 
cessa ogni ricerca.  


SPIRITUALITA'

Questa parola ha accezioni e significati diversi.
Dipende dal contesto, da chi parla e da un mucchio di altre cose.
Sicuramente ha a che fare con lo spirito, è la sostantivizzazione dell'aggettivo spirituale.
Lo spirituale è cio che  concerne  e si riferisce allo spirito.
Lei, la spiritualità, invece, è la caratteristica di ciò o di chi è spirituale.
L'insieme degli atteggiamenti e delle ispirazioni o delle qualità di ciò che chiamiamo spirituale.
Quindi il problema è lo spirito.
Cos'é lo spirito?
E' l'anima?
E' la manifestazione ed essenza della divinità?
E' il principio immateriale che si manifesta come vita e coscienza?
E' l'essenza personificata?
Un fantasma?
Una disposizione d'animo, il complesso delle facoltà morali e sentimentali e intellettuali dell'uomo?
Io credo tutto questo ma in modo più semplice:
lo spirito è l'essenza di ciò che esiste.
L'esistenza è la caratteristica di ciò che è reale.
Lo spirito è la caratteristica della realtà.
Quindi spirituale è sinonimo di essenziale.
La spiritualità è la ricerca dell'essenza.
Il ritorno all'essenza.
La vita a stretto contatto con l'essenza.


lunedì 16 dicembre 2013






La Spiritualità

non è un settore dell'esistenza,
è il sapore che puoi darle.

Vivi in modo spirituale,
mangia in modo spirituale, 
guarda in modo spirituale, 
parla in modo spirituale,
lavora, cammina, ama
sempre rivolgendoti all'essenza delle cose.

L'uomo spirituale 
è l'uomo essenziale.
 
La violenza chiama solo violenza
 
 gli scioperi del '20

la normalizzazione
il disastro


sabato 14 dicembre 2013


Avete inteso che fu detto agli antichi: 
Non uccidere; 
chi avrà ucciso sarà sottoposto a giudizio. 
Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello, sarà sottoposto a giudizio.
Chi poi dice al fratello: stupido, sarà sottoposto al sinedrio; 
e chi gli dice: pazzo, sarà sottoposto al fuoco della Geenna.
 
(Mt 5, 21-22)

e i maldicenti, i pettegoli, quelli che hanno pregiudizi ...

Picchiare qualcuno é reato.
Sempre.

Picchiare qualcuno per un pregiudizio è un aggravante.
Sempre.

Che si tratti di omosessuale, extracomunitario, o quello che volete.
Il pregiudizio è infame.
E' peggio della violenza stessa.

Uccide due volte.

venerdì 13 dicembre 2013




La realizzazione, l'illuminazione, il risveglio, la santità,
sono il risultato di una presa di coscienza, 
del ritorno in te stesso.

Era in te, dentro di te, che stava la verità.
Eri sempre Te, il traguardo da raggiungere.

Ti eri confuso,
cercavi la tua stessa essenza fuori di te stesso, 
avevi visto le migliaia di cose dove invece c'era solo Uno
ma quell'Uno eri tu.

Tutto qua.


"Finalmente ho raggiunto il MIO traguardo e risolto il segreto della mia anima:
Io sono QUELLO a cui rivolgevo le preghiere,
QUELLO a cui chiedevo aiuto.
Sono QUELLO che ho cercato.
Sono la stessa vetta della MIA montagna.
Guardo la creazione come una pagina del MIO stesso libro.
Sono infatti l'UNICO che produce i molti,
della stessa sostanza che prendo da ME.
Poiché TUTTO è ME, non vi sono due,
la creazione è ME STESSO, dappertutto.
Quello che concedo a ME stesso,
lo prendo da ME stesso e lo do a ME stesso,
l'UNICO, poiché sono il Padre ed il Figlio.
Quanto a quello che voglio,
non vedo altro che i MIEI desideri, che sgorgano da ME.
Sono infatti il conoscitore, il conosciuto,
il soggetto, il governante ed il trono.
Tre in UNO è quello che sono e
l'inferno è solo un argine che ho messo al MIO stesso fiume,
allorché sognavo durante un incubo.
Sognai che non ero il SOLO unico e
cosi' IO stesso iniziai il dubbio, che fece il suo corso,
finché non mi svegliai.
Trovai cosi' che IO avevo scherzato con ME stesso.
Ora che sono sveglio, riprendo di sicuro il MIO trono
e governo il MIO regno che è ME stesso, il signore per l'eternità
."

Testo che mi dicono sia stato copiato dalla porta di un tempio egizio.

giovedì 12 dicembre 2013

lunedì 9 dicembre 2013

NO



 
 

 
Dio é nella terra, nell'acqua, nei viventi e negli inanimati.
E' la realtà stessa.
Dio è ciò che esiste.



Tutta la vita incarnata è, in realtà, un'incarnazione di Dio, 
anche se di solito non consideriamo ogni essere vivente un'incarnazione.