Tutto di me


Sono arrivato all’idea del Blog dopo un bel po’ di tempo passato a rifletterci sopra. Prima di allora ne era trascorso ancora di più per arrivare a mettere per scritto tutte le riflessioni di oltre la metà della mia vita.
Ricordo di aver preso in mano la Bibbia per la prima volta che dovevo avere più o meno dodici anni, durante il mio primo ritiro spirituale estivo, in quell’occasione organizzato dall’Azione Cattolica Diocesana. Ero il più piccolo in un gruppo che comprendeva ragazzi  dai sedici ai diciannove anni, perciò non avevo molti punti di contatto con i miei compagni; oltretutto una tremenda e lagnosa nostalgia di casa mi prese alla gola chiudendo ogni possibile rapporto. Per trovare un qualche tipo di soluzione, una dei responsabili, Lucia, sapendo anche del mio amore per la lettura, mi mise in mano una Bibbia e io me la lessi tutta, praticamente d’un fiato.
Dopo quella volta, l’ho letta ancora almeno un altro paio di volte  prima di riuscire a farmene un’idea anche soltanto pallidamente definita. A quel punto intervenne la mia prima crisi spirituale: niente di eclatante, per carità: solo una certa attrazione soprattutto per la pace profonda che sperimentavo in quei ritiri che continuavo a praticare.
Dopo il mio incontro con l’ordine Agostiniano e la scoperta di un nuovo tipo di esercizio spirituale, il deserto, il desiderio di approfondire le  sensazioni profonde  che provavo divenne ancora più grande ma mi fu  subito chiaro che, prima di fare anche solo una parvenza di scelta, avrei dovuto compiere alcune indagini.
Innanzitutto esplorarmi per bene dentro al fine di capire esattamente, o comunque con buona approssimazione, chi ero e che cosa volevo fare: avevo appena sedici anni e non era per niente facile porsi simili domande. In effetti per avere delle risposte almeno accettabili, ho dovuto aspettare e indagare un bel po’ di tempo ancora, tenendo presente  che alcune di queste sono ancora ben al di là dall’ essere state trovate.
L’altra indagine da fare era sulla natura dell’emozione che provavo durante gli esercizi spirituali, nello studio, nella contemplazione e nella preghiera – ché ancora non conoscevo la meditazione – un’emozione grande che avevo provato anche nel conoscere due figure in particolare: Francesco di Assisi e Gesù. Dovevo capire che cosa volevo dire quando sostenevo di ‘credere’ e di ‘avere fede’. In cosa credevo e in cosa avevo fede? Cosa era la fede? Una volta che avessi capito qualcosa di questo, avrei dovuto confrontarlo necessariamente con i dogmi e le credenze della ‘fede’ nella quale ero nato per vedere se realmente era quello in cui credevo e, viste le prospettive che intravedevo, se ero veramente disposto a spenderci la vita.
Per fare questo   era necessario studiare: tornare a leggere la Bibbia prima di tutto e poi vedere se ce n’erano  versioni differenti e vedere dove stava la differenza. Leggere i libri che ne erano stati tolti e poi approfondire la storia, la teologia e tutto quello che avessi potuto trovare.
Non immaginatemi come un Leopardi spirituale che si consuma occhi e fisico nello studio ‘matto e disperato’: avevo una vita davvero normale, solo che amavo leggere e tra i libri che macinavo c’erano sempre più spesso testi di storia della chiesa, teologia e così via.
L’indagine interiore mi portò, nel corso degli anni, a concludere che sì, avevo un grande e profondo interesse per la religione e le ‘cose dello spirito’ uniti ad un ugualmente grande sentimento di amore e disponibilità verso tutti, ma non avrei mai potuto seguire questa vocazione nei modi che mi venivano offerti dalla chiesa cattolica: non riuscivo a separare l’amore per lo spirito e le anime da quello per le persone, gli individui, la materia, la vita nel mondo ed anche per il corpo. Questo mi faceva sentire un po’ in colpa e alcune persone all’interno della chiesa non mi aiutarono certo a risolvere il problema o, almeno, a farmi sentire meglio.
**Alla fine arrivò ad un buon punto anche la mia ricerca storica e teologica e mi trovai di fronte ad una scelta importante. Non si trattava solo di accettare o meno la vocazione religiosa, bensì di potermi continuare a considerarmi cattolico.
Mi spiego: ero cresciuto dentro la chiesa, avevo vissuto la chiesa, l’avevo anche amata, ma via via che la conoscevo meglio mi piaceva sempre meno, non mi trovavo d’accordo, dubitavo insomma. E’ una situazione strana e dolorosa.
Quali erano i pilastri della fede, mi ero chiesto?
Innanzitutto la morte e risurrezione  di Cristo, la risurrezione dei corpi nell’ultimo giorno con annessa vita eterna per chi credeva e quindi si salvava e di conseguenza la dannazione eterna per chi non si salvava. Il concetto, quindi, di salvezza che veniva presentata come dovuta in parte alle opere compiute e, in qualche modo non ben spiegato, dalla grazia divina, (cfr. San Paolo). C’era quindi il peccato, la colpa, la pena, l’assoluzione e la salvezza.
Da ciò mi derivava una domanda: ma allora, Dio, in che rapporto temporale sta con il creato e, quindi, con l’uomo?
Ne è contemporaneo oppure antecedente o addirittura posteriore? Che è come chiedersi se Dio viva nella stessa dimensione temporale umana, pur non avendo un inizio e una fine, ovvero se nella sua eternità in qualche modo ‘pensi’l’uomo. Nella prima ipotesi  Dio sembra un po’ limitato per essere ‘Dio’; negli altri casi l’importanza delle opere dell’uomo nel bilancio della sua salvezza se ne va, letteralmente, a farsi benedire.
Da qui, mi chiedevo ‘dove’ avvenisse la creazione. Sembra una domanda idiota ma non lo è.
Dove crea Dio?
Crea ‘dentro’ sé stesso o si autolimita creando un ‘fuori’ nel quale compiere la creazione?
Se lo fa dentro di sé, l’ipotesi del Dio, per così dire, contemporaneo perde di consistenza: in questo modo noi stessi siamo Dio, l’universo è Dio ed il tempo stesso è funzione di lui. Nell’altra direzione abbiamo una divinità che si autolimita, che si divide, che si amputa in qualche modo. Certo, lo fa a fin di bene, ma a quel punto è ancora lecito chiamarla Dio onnipotente, onnipresente e onnisciente? In più come fa a creare un ‘fuori’ di sé, se in quel momento esiste solo lui? È per forza di cose che quel ‘fuori’ esista solo ‘dentro’, nella sua stessa sostanza.
Tutti questi dubbi li ho riportati ai vari preti e confessori che frequentavo ancora ai tempi ma nessuno mi ha dato una risposta. Solo un dato di fatto mi è stato evidente: nel dogma cattolico tali possibilità non sono contemplate. Qualcuno, molti, mi presero poco sul serio, dicendo che mi ponevo problemi inutili.
Inutili un cavolo!
Da quei problemi dipendeva tutto, compresa l’etica e la morale con la quale si ammantavano tanto volentieri.
**A quel punto, stavo intorno ai trent’anni, successe una cosa.
Qualcuno dirà che è un classico che una tragedia familiare e personale allontani dalla fede, ma io non divenni assolutamente ateo e nemmeno iniziai a pensare che Dio era cattivo.
No, no!
IO ci vidi solo la prova che le attribuzioni di valore molare che la chiesa faceva a proposito di Dio erano del tutto fuori luogo.
Il fatto è che mio padre morì all’improvviso davanti ai miei occhi. Nei mesi successivi morirono altre persone vicine a me  e alla mia famiglia.
Non sto a riportare le considerazioni fatte a caldo perché non avrebbe senso. Vorrei invece farvi parte di quello che pensavo un certo pomeriggio dei primi di maggio, tornando a casa a piedi, dopo  aver portato la macchina dal meccanico.
Salivo via Massetana Romana, a Siena, e pensavo. Erano stati giorni molto intensi e adesso, in un primo momento di quasi pace, i pensieri scorrevano un po’ più leggeri.
Quello che mi girava per la testa era che mi sembrava un errore pensare che Dio fosse buono. Cosa voleva dire buono? Buono secondo chi? Secondo quali parametri? Come è possibile utilizzare certi parametri per un qualcosa di così diverso da noi come Dio? Misuriamo la sua bontà nella misura in cui le cose vanno come vogliamo noi?
No, Dio non è buono.
Allo stesso modo in cui non è cattivo.
Dio, conclusi, non ha segno. Altrimenti non si tratterebbe di Dio, l’entità suprema, la realtà ultima. Non solo ma Dio non è nemmeno misericordioso come non è geloso, irascibile, violento e così via.
Dio non ha segno.
Dio è Dio. Punto.
La realtà ultima è indistinta.
Era necessario indagare di nuovo, nello stesso modo di prima: cercai tutto quanto potessi trovare sulle altre religioni, fedi, credenze, tradizioni religiose, suggestioni mistiche, quasi scienze e filosofie di tutti i tipi.
Alla fine, eccomi qua!
Sto ancora studiando, cercando, meditando, leggendo e scrivendo ma soprattutto vivendo.
Ho molti interrogativi e qualche risposta, alcune più solide di altre.
Fra le ultime c’è quello che voglio fare.
Ho scoperto che la mia primitiva vocazione era reale e genuina.  Io continuo ad essere interessato dalla dimensione spirituale dell’esistenza, di più: io sono convinto che questa sia l’unica vera dimensione esistente e che le altre siano solo funzioni di questa, modi in qualche senso alternativi di vedere la stessa cosa. In questo senso, nell’identità di spirito e materia, mi sento ancora di più attratto dagli altri, dal mondo e dall’universo: ho scoperto la compassione, sentire dentro di sé le passioni dell’altro. Non comprenderle ma sentirle proprio dentro.
Gandhi diceva che siamo la stesso cosa, non posso farti del male senza ferirmi.
Ecco, non ‘siamo fatti’ della stessa cosa, bensì ‘siamo’ la stessa cosa.
Ecco qui il motivo di certe percezioni e coincidenze: non si tratta di paranormale ma solo di una normalità ancora poco conosciuta.
Un’altra cosa che oggi ho ben chiara è il fatto che viviamo in un momento storico favorevole, per quanto potrebbe non sembrarlo, e non lo è per motivazioni astronomiche né esoteriche ma proprio storiche.
Per quanto ne sappiamo, ora, per la prima volta negli ultimi 5/6000 anni, convergono una serie di situazioni coincidenti. Tra le tante e peculiari che potrei elencare mi limito  a queste: intanto la tecnologia di comunicazione interattiva che permette di entrare in contatto reciproco con chiunque sul pianeta,a costi contenuti e con grande semplicità di utilizzo.
Questo aiuta sentirci più vicini, parte di un qualcosa di più grande della sola città o anche della nazione.
Proprio questo sentimento ha dato il via ad una serie di speculazioni che porteranno alla piena rivalutazione di certi aspetti della realtà che la scienza aveva finora snobbato, come le coincidenze, l’azione della mente sulla realtà e la memoria collettiva.
L’uomo deve fare i conti con un mondo che è allo stesso tempo diventato più grande e più piccolo, sicuramente più complesso.
La stessa scienza, dicevo, non può più far finta che certe aree della realtà non esistano e la gente nemmeno si accontenta più della risposta classica di due campi di ricerca distinti:  uno propriamente scientifico – matematico, comprovabile e misurabile – ed uno religioso, dove regna l’opinione e l’approssimazione. Alcuni fra i più importanti ricercatori di materie come la fisica delle particelle e delle alte energie iniziano a proporre teorie che sconfinano nel campo della spiritualità e della psicologia, se non addirittura del paranormale di cui dicevo prima. Alcune loro, posizioni, se portate alle estreme conseguenze potrebbero finire per confermare in sostanza i credi di molte tradizioni spirituali. Sono convinto che ben presto la fisica e la metafisica potranno essere giustamente ricomposte nella loro originale e logica unità.
Un’altra situazione coincidente è la raggiunta massa critica spirituale, ( cfr. J. Redfield).
Dalla metà degli anni ’60 ad oggi sono sempre di più le persone che si occupano, a vario titolo e con diverse sfumature, di argomenti di questo tipo.
L’ho visto anche con questo Blog.
È bastato cominciare. Presto molti hanno partecipato.
Non credo che dipenda da me. È l’argomento che interessa.
La gente ha fame di spiritualità. Ha domanda che non accettano risposte deboli e soprattutto, la gente, non si accontenta più di risposte preconfezionate, premasticate o predigerite. Calate dall’alto.
O almeno lo fa sempre meno.
Gira in rete, cerca, si informa e si crea la propria idea. Cerca alternative.
QA dispetto di una filosofia del ‘tutto e subito’ che molti dicono caratterizzare il presente, mi pare al contrario che molti sono disposti a lottare ed a perderci tutto il tempo necessario nel tentativo di trovare risposte.
Un’altra cosa: sta diventando abbastanza comune il concetto che è più importante viaggiare piuttosto che arrivare, l’ascesa più della cima, come e quale strada fai piuttosto di dove vai.
I tempi sono maturi.
Ecco  quello di cui sono convinto: la nostra prossima tappa evolutiva non sarà  né fisica né intellettiva bensì spirituale.
E non sarà un evento automatico come lo fu l’espansione della neocorteccia, ma qualcosa di volontario come il raggiungimento della postura eretta. Ci arriveremo a forza di tentativi, con la nostra pura forza di volontà.
Nel mio percorso sono arrivato a pensare che esiste una naturale necessità di spiritualità, di contatto con il divino che è in noi, e che questo è di vitale importanza come l’aria, l’acqua e il cibo.
Questa tendenza ci porta ad approfondire la conoscenza di tutta la realtà, a farci domande, a cercare la verità: alcuni di noi hanno avuto particolare successo, arrivando infine a costruire insieme di credenze di vario tipo. Intorno a queste credenze, le loro personali conclusioni, si sono formate delle costruzioni che le hanno formalizzate per poterle tramandare: le religioni, le filosofie, le ideologie e le scienze. Per proteggere e diffondere queste costruzioni, infine, sono state create istituzioni come le chiese, le accademie, le università e i partiti politici, con le loro gerarchie e i loro necessari ‘dentro o fuori’.
Io no condanno tutto questo: è stato fatto perché era utile e ,forse, non era possibile in passato agire diversamente.
Oggi, invece, è possibile.
Oggi, semplicemente, non ce n’è più bisogno.
Non c’è bisogno di controllare la libera ricerca interiore individuale. Non c’è bisogno di rigide barriere tra una concezione e l’altra. Non c’è bisogno di leggi, per quanto divine, e differenze. Non c’è più bisogno di esclusività e assolutismo.
Abbiamo già raggiunto l’ecumenismo e siamo ben avviati sulla strada del dialogo interreligioso, facciamo solo un altro passetto in avanti e abbandoniamo le chiese organizzate e le religioni esclusiviste. O almeno trasformiamole: che le religioni smettano di essere ricettacoli di rifiuti e proibizioni ma punti di incontro, ricerca e vera fratellanza. Senza più pretendere di custodire l’unica verità assoluta e senza difendere la propria antica tradizione. Ricordate: tutti i fondatori delle vostre religioni dovettero lottare contro gli antichi protettori delle tradizioni religiose in cui erano nate.
La spiritualità è sempre sovversiva, non è mai conservatrice.
Buddha, Zoroastro, Gesù, Gandhi e tutti gli altri hanno letteralmente portato il fuoco sulla terra. Sono stati rivoluzionari dello spirito.
 E non hanno mai chiamato nemico qualcuno.
Sfrondiamo le religioni da tutte le incrostazioni del tempo, prendiamo ciò che è buono e mettiamolo tutto insieme.
Una nuova spiritualità che non sia mai competitiva, mai assolutista, mai antagonista.
I prossimi anni dovranno vedere affermarsi l’idea dell’unità, la fine delle barriere e delle distinzioni, in ogni campo.
Perché non è solo Dio ad essere Uno.
È Tutto che è Uno.
È Tutto è santo.

8 commenti:

  1. Sono atea ma il tuo post mi è piaciuto moltissimo, complimenti!

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  2. Sinceramente, non credo che tu abbia letto tutta la Bibbia d'un fiato, e poi, scusa, ma tutti questi tuoi giri di parole-pensieri-riflessioni mi sembrano più che altro masturbazioni mentali. Perdonami.
    Ciao
    Nina

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  3. Sinceramente si, ho detto praticamente d'un fiato, il che vuol dire che a parte mangiare, dormire e andare al bagno non feci che leggere. Non ho detto che l'ho letta in un giorno.
    Ovviamente sei libera di non credermi.
    Per rispondere all'altra tua opinione: non vedo cosa ci sia di male.
    Perdonami tu.
    Pace!!!
    Giovanni

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  4. ognuno di noi dovrebbe osservarsi dentro, gettare via quelle finte maschere che si porta addosso per essere come gli altri......
    Dovrebbe cominciare a porsi domandi per cercare risposte.Non importa se credi alla Chiesa, se leggi la bibbia ma capire, sapere, elevarsi al di sopra del branco di caproni che circonda il mondo.
    Giancarlo, complimenti per la tua profondita'....molto rara ai giorni d'oggi

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  5. Bellissima presentazione.....interessanti considerazioni e....bella conclusione.....TUTTO E' UNO!
    Complimenti
    Serena

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  6. Ogni volta che mi imbatto in persone come te aggiungo un sorriso sugli scaffali polverosi della mia esistenza.
    Abbiamo fatto un percorso identico, e identiche la sete la forza e l`entusiasmo.
    Si puo fare, si fara, si e'sempre fatto.
    Ti auguro di essere ogni cosa che sai.
    A presto

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  7. Meravigliosa l'idea del blog e altrettanto meravigliose le tue sentite riflessioni! Noi ricercatori dello spirito scaliamo la montagna per sentieri più o meno tortuosi, assetati di Dio e di Verità!...e non demordiamo perché non si tratta solo di noi... i tempi sono propizi e c'è un Regno di Dio da portare sulla terra! Pace e amore a tutto il creato! ❤

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Grazie per il tuo commento, é prezioso per me.