giovedì 21 marzo 2013

Mitra





Voglio fare un esempio di quello che ho detto negli ultimi post, quelli sul relativismo.
Prendiamo una ricerca di storia delle religioni: approfondiamo il mito di Mitra, ad esempio.
Ho delle opinioni, in merito, certo: ci ho scritto sopra un capitolo del mio libro.
Sono anche abbastanza convinto delle conclusioni a cui sono arrivato.
Appunto, abbastanza.
Non posso certo pretendere di essere assolutamente nel giusto.
Ecco quindi, che il modo migliore per partire è raccogliere i fatti, e le differenti opinioni.
Quello che segue vuole illustrare questo modo di procedere.

Iniziamo dall'Enciclopedia:

Mitra (vedico Mitra-, avestico Mithra-) Divinità indoiranica associata con Varuna; insieme rappresentano i due aspetti, diurno e notturno, del cielo e due aspetti dell’ordine umano e cosmico: Varuna punisce i trasgressori, M. garantisce i patti e protegge i giusti.
La menzione più antica di M. è in un’enumerazione di divinità del pantheon mitannico del 14° sec. a.C. Nel mazdeismo iranico M. è solo uno degli yazata «venerabili», non un dio; ma nomi di feste e residui di miti dimostrano che, anteriormente alla riforma monoteistica di Zaratustra, M. era un dio importante nella religione iranica e tale rimaneva nella fede popolare nonostante il monoteismo della teologia ufficiale. Pervenuto, con l’espansione persiana, in Babilonia, M. entrò in formazione sincretistica con il dio solare babilonese Shamash, quindi, durante lo sgretolamento dell’Impero persiano, diventò, nell’Asia Minore, oggetto di un culto particolare (mitraismo ), che dalle comunità persiane sopravvissute nell’Asia Minore si diffuse successivamente nell’Impero romano, sotto forma di misteri.
I misteri di M. si distinguono nettamente dagli altri misteri d’origine orientale soprattutto per tre caratteristiche fondamentali: l’iniziato non pretende di identificarsi con il dio; il dio non muore e non risorge; accanto al dio non figura alcuna grande divinità femminile. M. è modello e protettore dell’iniziato. Il mito sacro del mitraismo si ricostruisce soprattutto in base alle numerose raffigurazioni ritrovate nei mitrei: M. nasce da una roccia (petra genetrix) con una fiaccola e con un coltello nelle mani; inizia ai propri misteri il Sole; il dio sale sul carro del Sole; con un colpo di freccia fa scaturire l’acqua da una roccia; infine, ed è questo il suo atto centrale, uccide il toro cosmico che, morendo dà vita all’universo. Il carattere cosmico di M. è sottolineato dalla presenza nei suoi santuari di due figure, Cautes e Cautopates (nomi di M. stesso), una con la fiaccola tenuta in alto, l’altra con la fiaccola abbassata, e messe in rapporto con l’aurora e con la primavera la prima, con il tramonto e l’autunno la seconda. Nel mitraismo vi era una gerarchia iniziatica di sette gradi, ciascuno riferito a una delle sette sfere planetarie. Queste ultime hanno un’importanza anche nell’escatologia mitraica: con l’aiuto di M., l’anima dell’iniziato passa attraverso le sette sfere, deponendo in ciascuna una delle passioni umane, per arrivare pura nel cielo. Il carattere vittorioso (invictus) del dio, la disciplina gerarchica dell’iniziazione, l’antica idea persiana dell’eterno combattimento contro il male danno a questi misteri un carattere guerriero che spiega il favore che essi incontrarono nell’esercito e presso gli imperatori stessi.
Infatti il mitraismo, introdotto a partire dal 1° sec. d.C. in Italia, si sparse in tutto l’Impero, specie nelle province di confine dove fu propagato dalle guarnigioni militari. L’imperatore Commodo vi si fece iniziare e altri imperatori successivi, fino a Giuliano l’Apostata, contribuirono al suo prestigio. Il mitraismo penetrò così, benché non nella sua stretta forma di misteri, anche nella religione pubblica, dove venne identificandosi con il culto del Sole. Fu rivale potente del cristianesimo e tra le due religioni vi fu probabilmente qualche influsso reciproco (il Natalis Solis mitraico, per es., fissato al 25 dicembre, solstizio invernale, passa nel cristianesimo come ‘Natale’; ma l’ultima cena attribuita, a quanto pare, a M. come fondamento del banchetto rituale mitraico sembra un calco pagano sull’ultima cena di Gesù Cristo).
Il luogo dove si svolgeva il culto mitraico nel mondo ellenistico-romano era il mitreo , detto in latino spelaeum, per analogia con la primitiva grotta natale del dio. Non potendo che rarissimamente avere grotte a disposizione per svolgere il culto, gli iniziati cercarono almeno di sfruttare nei centri urbani ambienti sotterranei come quelli di terme o semisotterranei come criptoportici.
Nei rilievi e nei gruppi a tutto tondo trovati nei mitrei, M. appare giovanile con testa sbarbata e ricciuta sormontata dal cappello frigio. Indossa il costume orientale con tunica manicata e brache aderenti, ha un mantello svolazzante trapuntato con le sette stelle. È per lo più raffigurato nell’atto di uccidere il toro accosciato, sul cui dorso poggia il ginocchio sinistro, in composizione triadica con Cautes e Cautopates ai lati della bestia.
cfr. http://www.treccani.it/enciclopedia/mitra/



Un punto di vista cattolico...
http://camcris.altervista.org/mitra.html


Un punto di vista non cattolico ...
http://bugiesvelate.blogspot.it/2012/02/mitraismo-e-cristianita-il-perfetto.html#axzz2OAdqWBUO

Altri punti di vista,,,

http://www.satorws.com/mitraismo.htm
http://www.angolohermes.com/approfondimenti/mitraismo/mitra.html

Per saperne di più...
http://www.romasotterranea.it/mithraismo.html
http://it.wikipedia.org/wiki/Mitraismo
http://it.wikipedia.org/wiki/Cristianesimo_e_Mitraismo
http://it.wikiquote.org/wiki/Mitraismo
http://spazioinwind.libero.it/popoli_antichi/Religioni/MITRAISMO.html

Per curiosità, date un'occhiata a nche a questo:
Nel 272 Aureliano sconfisse la principale nemica dell'impero (riunificandolo), la Regina Zenobia del Regno di Palmira, grazie all'aiuto provvidenziale della città stato di Emesa (arrivato nel momento in cui le milizie romane si stavano sbandando). L'imperatore stesso dichiarò di aver avuto la visione del dio Sole di Emesa, che interveniva per rincuorare le truppe in difficoltà nel corso della battaglia decisiva.
In seguito, nel 274, Aureliano trasferì a Roma i sacerdoti del dio Sol Invictus e ufficializzò il culto solare di Emesa, edificando un tempio sulle pendici del Quirinale e creando un nuovo corpo di sacerdoti (pontifices solis invicti). Comunque, al di là dei motivi di gratitudine personale, l'adozione del culto del Sol Invictus fu vista da Aureliano come un forte elemento di coesione dato che, in varie forme, il culto del Sole era presente in tutte le regioni dell'impero. Anche molte divinità greco-romane, come Giove e Apollo, erano identificate con il sole. Inoltre, come riferisce Tertulliano, molti credevano che anche i cristiani adorassero il sole.
Sebbene il Sol Invictus di Aureliano non sia ufficialmente identificato con Mitra, richiama molte caratteristiche del mitraismo, compresa l'iconografia del dio rappresentato come un giovane senza barba.
Aureliano consacrò il tempio del Sol Invictus il 25 dicembre 274, in una festa chiamata Dies Natalis Solis Invicti, "Giorno di nascita del Sole Invitto", facendo del dio-sole la principale divinità del suo impero ed indossando egli stesso una corona a raggi. La festa del Dies Natalis Solis Invicti divenne via via sempre più importante in quanto si innestava, concludendola, sulla festa romana più antica, i Saturnali.
La celebrazione del Sole Invitto proprio il 25 dicembre è testimoniata nel Cronografo del 354 insieme alla testimonianza del Natale cristiano. La prima testimonianza della celebrazione del Natale cristiano successiva al Cronografo del 354 risale al 380 grazie ai sermoni di san Gregorio di Nissa. La festa del Natale di Cristo, infatti, non è riportato nei più antichi calendari delle festività cristiane e anche in seguito veniva celebrato in date estremamente differenti tra loro. Durante il regno di Licinio la celebrazione del Sol Invictus si svolse il 19 dicembre, data forse più prossima al solstizio astronomico nel calendario allora in vigore. La festa, inoltre, del Sole Invitto era celebrata anche in altre date.
Anche l'imperatore Costantino sarebbe stato un cultore del Dio Sole, in qualità di Pontifex Maximus dei romani. Egli, infatti, raffigurò il Sol Invictus sulla sua monetazione ufficiale, con l'iscrizione SOLI INVICTO COMITI, "Al compagno Sole Invitto", definendo quindi il dio come un compagno dell'imperatore.
Con un decreto del 7 marzo 321 Costantino stabilì che il primo giorno della settimana (il giorno del Sole, Dies Solis) doveva essere dedicato al riposo:
(LA)
« Imperator Constantinus.Omnes iudices urbanaeque plebes et artium officia cunctarum venerabili die solis quiescant. ruri tamen positi agrorum culturae libere licenterque inserviant, quoniam frequenter evenit, ut non alio aptius die frumenta sulcis aut vineae scrobibus commendentur, ne occasione momenti pereat commoditas caelesti provisione concessa. * const. a. helpidio. * <a 321 pp. v non. mart. crispo ii et constantino ii conss.> »
(IT)
« Nel venerabile giorno del Sole, si riposino i magistrati e gli abitanti delle città, e si lascino chiusi tutti i negozi. Nelle campagne, però, la gente sia libera legalmente di continuare il proprio lavoro, perché spesso capita che non si possa rimandare la mietitura del grano o la semina delle vigne; sia così, per timore che negando il momento giusto per tali lavori, vada perduto il momento opportuno, stabilito dal cielo. »
(Codice Giustiniano 3.12.2)

Mosaico del III secolo delle grotte Vaticane sotto la basilica di San Pietro, sul pavimento della tomba di papa Giulio I: è stata avanzata l'ipotesi che sia una raffigurazione di Cristo nelle vesti del dio-sole Helios/Sol Invictus alla guida del carro
Cfr. http://it.wikipedia.org/wiki/Sol_Invictus

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