giovedì 17 gennaio 2013

"6.


la morte non esiste


è semplice eppure non lo sembra.
La parola morte indica la cessazione della vita.
La parola vita indica lo spazio di tempo tra la nascita e la morte.
Quindi la morte è il punto terminale della vita come la nascita è quello iniziale.
La vita ha quindi una connotazione essenzialmente cronologica e abbastanza arbitraria, se vista così.
Se guardiamo nella direzione opposta alla morte, forse è ancora più evidente questa arbitrarietà: la nascita è l'inizio della vita, anche se questa in realtà è gia avvenuta da nove mesi al momento in cui avviene il parto.
Magari è il principio di una vita umana?
Neppure, il feto è già umano almeno dal terzo mese. Ma anche lì non si può dire che il feto sia nato allora, solo che da quel momento si può chiamarlo umano. Cioé, non si può dire che qualcosa di non vivo sia divenuto improvvisamente vivo, il cuore per esempio batteva già da un po', pur facendolo all'interno di un organismo non esattamente umano quanto piuttosto anfibio o rettile o quello che era; anzi quello cardiaco è stato uno dei primissimi tessuti a formarsi.
Ma anche prima, siamo sicuri che l'embrione non è vivo? Biologicamente qualcosa che tende a riprodursi è vivo e le cellule dell'embrione si riproducono e moltiplicano incessantemente fin dalle prime settimane.
E anche prima, per lo stesso principio, abbiamo già la vita.
E dopo? Dopo la morte intendo?
Ora, una delle poche certezze che abbiamo sull'universo in cui viviamo è che dal punto di vista della materia e dell'energia si tratta di un sistema chiuso. Per dirlo in parole povere, in natura nulla si crea e nulla si distrugge ma tutto si trasforma.
E' quel tutto che ci frega.
Fino al 1905 si poteva immaginare che in certi casi la materia potesse andare effettivamente distrutta ma è stato dimostrato che si trasforma in energia e quest'ultima stessa può divenire di nuovo materia, cosicché il saldo rimane sempre e comunque pari.
Veniamo a noi. A noi esseri viventi intendo.
Siamo fatti di materia: un po' di elementi chimici combinati a formare tessuti, organi, sistemi e così via, specializzati nel produrre e utilizzare energia a partire da altri tessuti che introduciamo nel nostro corpo.
Ma siamo solo questo?
Credo che la bioingegneria non è più molto lontana dall'essere in grado di creare qualcosa del genere a partire da elementi chimici di base, capace di vivere e riprodursi. Magari non sarà subito qualcosa di molto gradevole alla vista o all'olfatto ma sicuramente funzionerà. Si tratta semplicemente di creare una macchina a base carbonio invece che a base silicio o ferro.
Quando questa struttura smette di funzionare si decompone perché le sue esigenze energetiche non sono più soddisfatte e, essenzialmente, perché è a base carbonio, cioé è organica. La materia organica si decompone, quella metallica arrugginisce. C'é comunque ossidazione e quindi trasformazione.
Non credo che siamo solo questo.
Torniamo alla macchina organica di prima: tra i vari tessuti, organi e sistemi di cui l'abbiamo dotata ce ne è uno che le permette di interagire con l'ambiente e con gli altri esseri, che coincidono inoltre con il cibo. Ecco così che questo organismo vede, ode, odora, sente e gusta in quanto deve vedere dove è il cibo e dove sono i pericoli, se gli stessi si stanno avvicinando alle sue spalle, se il loro odore tradisce il loro passaggio, se certi oggetti o altri organismi possono essere un pericolo qualora toccati e, infine, se il sapore di ciò che ha messo in bocca è cattivo e, quindi, può nascondere un potenziale pericolo per la sua vita.
L'analisi e l'elaborazione delle informazioni trasmesse dai sensi è alla base di quello che chiamiamo pensiero e, in gradazioni diverse di raffinatezza e profondità, appartiene in realtà a tutto il regno animale e, forse, anche a quello vegetale.
Il pensiero è frutto dell'attività del cervello, come una perla è il frutto dell'attività secretoria dell'ostrica: sulla base di un elemento esterno si crea un prodotto in apparenza autonomo e originale.
E' tutto qui?
Quando il nostro organismo, il nostro robot carbonico, smette di funzionare, quell'organo segue lo stesso destino e il pensiero non si produce più. Di conseguenza diciamo che è morto.
Sei sicuro che quello che sei, tutto quello che stai pensando in questo momento sia solo un'analisi meccanica, anzi elettrochimica, di dati trasmessi dai tuoi sensori?
Un attimo.
Ho detto che stai pensando, allora la faccenda potrebbe essere diversa.
L'essere di base, potrebbe essere il cervello, cervelletto, midollo allungato, midollo spinale, sinapsi, dendriti, assoni e nervi tutti compresi. Una specie di primitivo mollusco che si è creato una serie di sistemi e apparati per potersi nutrire, muovere, riprodurre e così via. Come l'ostrica di prima ha prodotto il suo guscio.
In questo modo si crea una gerarchia: tutto è funzione del cervello. Non siamo esseri umani, bensì cerebri che si sono creati un robot semovente in cui vivere.
Cervelli quindi. E l'attività principale del cervello è il pensiero. E il pensiero è essenzialmente la messa in relazione di stimoli esterni percepiti tramite i sensi.
E il carattere, la personalità, i gusti diversi in individui simili viventi negli stessi luoghi e tempi? E certi gesti caratteristici che compaiono nei neonati e che non possono essere stati causati da nessun stimolo esterno?
Come chiamare tutto questo? Non credi che sia proprio quella cosa che ci definisce come esseri umani.
E questa cosa da dove viene?
C'é un Koan bellissimo che racconta di un allievo che chiede al maestro cosa possa fare per raggiungere l'illuminazione e questi gli risponde: “Hai mangiato il tuo riso? Bene, allora lava la tazza!”. E un'altro Koan dove il maestro risponde: “Quando hai fame mangia, quando sei stanco dormi.”
Lascio stare per il momento i Koan dello zen ma ci tornerò; li ho citati per riflettere su questo: a quel tipo di comportamento ci può arrivare anche l'organismo robotico a base carbonio di cui parlavo prima.
Uno stimolo –  una risposta.
Pace, serenità e totale mancanza di nevrosi.
E' quella nevrosi che ci suggerisce l'esistenza di qualcos'altro.
E' il fatto che la tazza non venga lavata, o che nonostante la nostra stanchezza continuiamo a girarci per ore nel nostro futon o che nonostante la nostra gran fame non possiamo buttare giù neppure un bicchier d'acqua; tutto questo può essere la prova che il cervello è solo un organo del nostro corpo al pari di tutti gli altri e che la sua attività non ha in realtà pregio superiore rispetto a quella del nostro sfintere anale o dei nostri polmoni o del nostro cuore.
Ecco qua la rivelazione.
Siamo nevrotici perché non siamo meccanici.
La nevrosi è la prova della nostra trascendenza rispetto alla semplice materia.
Ciò non significa che nevrotico è bello, tutt'altro ma sicuramente è un punto di partenza per capire che quando gli organi e i tessuti e le cellule si risemplificheranno in sostanze via via più elementari, e quindi il pensiero non sarà più prodotto in quanto il cervello sarà stato tra i primi a decomporsi, ci sarà comunque qualcos'altro che attenderà il suo turno per trasformarsi in qualcos'altro. O magari solo spostarsi.
Ti faccio due esempi.
Uno:
quando morì mio padre tutto avvenne in pochissimi secondi.
Prima stavamo parlando di non so quale cosa, dopo era per terra già morto.
Dopo essere stato lavato e rivestito, venne composto nella camera da letto dei miei, dove fu allestita la camera ardente. Io passai quasi tutto il giorno e la notte, di fianco al letto a guardarlo, a sfiorargli la mano ad accarezzargli il viso.
Poi pensai una cosa.
Quello non era mio padre.
Quello era il corpo di mio padre ma non era lui, come se avessi vegliato tutta la notte accanto ad un suo ciuffo di capelli o ad un suo dito amputato. Era appartenuto a lui ma non era lui.
Ciò che faceva di quell'essere mio padre, non era più lì, si era trasformato, si era spostato da qualche altra parte, ma in qualche modo esisteva ancora.
Quando si rompe un televisore, il televisore è tutto lì, è semplicemente spento senza possibilità di riaccendersi, lui invece...

Due:
quando è nato mio figlio, dopo i primi istanti, è stato messo in un'incubatrice per farlo respirare meglio. Non stava molto bene. Le infermiere mi suggerirono di toccarlo in qualche modo. Mi lavai le mani, indossai un guanto sterile e misi una mano dentro. Gli sfiorai il palmo destro con un dito e lui lo strinse, girò la testa, aprì gli occhi e mi sorrise. Dritto in faccia. Per guardami bene negli occhi.
Stringere un mano viene dal cervello.
Stimolo – Risposta
Girarsi verso uno stimolo sensoriale é sempre attività del cervello.
Analisi – Reazione
Da dove veniva quel sorriso?
Come se qualcosa avesse fatto capolino da dietro le limitate capacità di un cervello formatosi pochi mesi prima e che riceveva stimoli sensoriali da meno di un'ora e avesse tentato di esprimersi in qualche modo.
Gli antichi la chiamavano anima.
Prova ad immaginare una cosa.
Prova ad immaginare che un giorno verrà identificato un organo, qualcosa di piccolo e apparentemente insignificante, qualcosa come il talamo o l'ipofisi. Un minuscolo pezzetto di carne nella profondità del tuo corpo. Alla base del tuo cranio o magari vicino al cuore.
Immagina che, come è stata scoperta la prostrata femminile, venga un giorno scoperto un organo, per ora sconosciuto, capace di entrare in contatto con un tipo particolare di energia, come fa l'intestino con il cibo o lo stesso cervello con l’elettricità, e che quest'energia, come tutte le altre, si  sposti nella materia e nel vuoto.
Per il momento prova solo, più avanti ne parleremo ancora."
Buone Notizie, pp. 21 - 32.

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