lunedì 28 gennaio 2013

Il quantum E il loto
di Matthieu Ricard e Trinh Xuan Thuan
Estratto da "The Quantum and Lotus - a journey to the frontiers where science and Buddhism meet", di Matthieu Ricard e Trinh Xuan Thuan, Crown Publishers, New York, 2001.
Elenco degli articoli
Le conclusioni degli scienziati.

La religione del futuro sarà una religione cosmica. Dovrà trascendere un Dio personale ed evitare dogmi e teologie. Soffusa sia di natura che di spiritualità, dovrà essere basata su un senso religioso derivante dall’esperienza di tutte le cose, naturali e spirituali, considerate come un’unità piena di significato. Il Buddismo risponde a questa descrizione. Se ci fosse una qualsiasi religione in grado di rispondere ai bisogni della scienza moderna, questa potrebbe essere il Buddismo Albert Einstein Citazione
    Queste conversazioni sono parte di un dialogo in corso, avviato tra scienza e Buddhismo. La cosa più importante che mi hanno insegnato è la precisa convergenza e risonanza tra la visione Buddhista e quella scientifica della realtà.     Alcune visioni del Buddhismo sul mondo fenomenico sono sorprendentemente similari alle nozioni che sottendono quelle della fisica moderna - in particolar modo alle sue due principali e imponenti teorie: la meccanica quantistica, che è la fisica dell'infinitamente piccolo, e la relatività, la fisica dell'infinitamente grande. Sebbene il Buddhismo e la scienza abbiano metodi di investigazione sulla natura della realtà radicalmente diversi, ciò non porta ad una opposizione insuperabile, ma piuttosto ad una armoniosa complementarità. Questo perché sono entrambi alla ricerca della verità e perché entrambi usano criteri di autenticità, rigore e logica.     Prendete per esempio uno dei punti centrali del Buddhismo, l' Interdipendenza dei fenomeni. Nulla esiste inerentemente oppure per sua stessa causa. Un oggetto può essere definito solo in termini di un altro oggetto. L'interdipendenza è essenziale nel manifestarsi dei fenomeni. Senza, il mondo non sarebbe in grado di funzionare. Così un dato fenomeno può accadere solo se connesso ad altri. La realtà non può essere localizzata e suddivisa, bensì considerata come olistica e globale.     Attualmente numerosi esperimenti di fisica ci hanno autorevolmente imposto questa visione globale. Nel mondo atomico e subatomico, esperimenti quali l'EPR (N.d.R. Electron Paramagnetic Resonance) ci hanno dimostrato che la realtà è indivisibile. Due particelle di luce che hanno interagito continuano ad agire come parte di una singola realtà. Per quanto distanti siano, si comportano istantaneamente in un modo correlato, senza che occorra alcuno scambio di informazione. Per quanto concerne il mondo macroscopico, la sua natura globale è dimostrata dal pendolo di Focault, il cui comportamento non dipende dalla sua collocazione ambientale, ma dall'intero universo. Ciò che accade su un piccolo pianeta è determinato nella vasta immensità del cosmo.     Il concetto di interdipendenza stabilisce che le cose non possono essere definite in termini assoluti, ma solo in relazione ad altri. Questa è, sostanzialmente, la stessa idea del principio della relatività del moto nella fisica, che fu stabilito per la prima volta da Galileo e che poi venne perfezionato da Einstein. "Il moto è come il nulla", stabilì Galileo. Quello che intendeva dire era che, nella fisica, il movimento di un oggetto non può essere definito in termini assoluti, ma solo in relazione al movimento di un secondo oggetto. Non c'è modo per i passeggeri su un treno in movimento, con i finestrini chiusi, di scoprire con dati precisi ed esperimenti se il treno si stia muovendo o sia ancora fermo. E' solo aprendo i finestrini e guardando la campagna scorrere velocemente, che i passeggeri possono scoprirlo. Quindi, nella misura in cui non c'e' una struttura esterna di riferimento, il movimento è equivalente al non-movimento. Il Buddhismo dice che gli oggetti non esistono inerentemente, ma solo in relazione ad altri oggetti. Il principio della relatività dice che il movimento del treno esiste solo in relazione allo scorrere del paesaggio.     Tempo e spazio hanno perso le caratteristiche assolute che Newton diede loro. Einstein ci ha dimostrato che tempo e spazio possono essere definiti solo in termini relativi che dipendono dal movimento dell'osservatore e dall'intensità del campo di gravità che li circonda. In vicinanza di un buco nero, un secondo può distendersi fino all'eternità. Proprio come nel Buddhismo, la relatività ci insegna che l'idea di un passato già trascorso e di un futuro che deve ancora arrivare è una mera illusione, dato che il mio futuro può essere il passato di un altro e il presente quello di una terza persona - tutto dipende dai nostri relativi movimenti. Il tempo non passa, semplicemente è.     La nozione di interdipendenza ci porta direttamente all'idea di vacuità/spazio, che non significa il nulla, bensì assenza di esistenza inerente. Poiché ogni cosa è interdipendente, niente può autodefinirsi ed esistere inerentemente. L'idea di proprietà intrinseche che esistano di per sé stesse e da sé stesse deve quindi essere completamente scartata. Ancora una volta, la fisica quantistica ha qualcosa di straordinariamente similare da dire. Concordemente con Bohr e Heisenberg, non possiamo più parlare di atomi ed elettroni come di entità reali dalle proprietà nettamente definite, ad esempio la velocità o la posizione; adesso dobbiamo assolutamente considerarli come parte di un mondo composto di potenzialità e non di oggetti o accadimenti. La vera natura della materia e della luce diventa soggetta a relazioni di interdipendenza. Non è affatto intrinseca, bensì può mutare a causa dell'interazione tra l'osservatore e l'oggetto osservato. Una tale natura non è affatto unica, ma duale e complementare. Il fenomeno che chiamiamo particella diventa un'onda quando non la stiamo osservando. Ma non appena viene fatta una misurazione o una osservazione, inizia ad apparire di nuovo come una particella. Parlare di una realtà intrinseca di una particella, oppure della realtà che possiede quando non è osservata, sarebbe senza significato perché non potremmo mai coglierla. Così come nella nozione buddhista del samskara - o Evento -, la meccanica quantistica ha radicalmente relativizzato il nostro concetto di un oggetto, rendendolo subordinato alla misura o, in altre parole, ad un evento. C'è di più, il quantum classifica con incertezza un limite preciso su quanto accuratamente possiamo misurare la realtà. C'è sempre un grado di incertezza sia sulla posizione sia sulla velocità di una particella. La materia ha perduto sostanza.     La nozione Buddhista di interdipendenza è sinonimo di vacuità/spazio, che è a sua volta sinonimo di impermanenza. Il mondo è come un vasto flusso di eventi e di correnti dinamiche, tutte interconnesse e costantemente interagenti. Questo concetto di mutamento perpetuo, onnipresente, si accorda con la moderna cosmologia. Gli immutabili paradisi di Aristotele e lo statico universo di Newton non hanno più senso. Ogni cosa si muove, muta ed è impermanente, dal minuscolo atomo all'intero universo, galassie, stelle e genere umano inclusi.     L'universo si sta espandendo a causa dell'impulso ricevuto dalla sua esplosione primordiale. Questa natura dinamica è descritta dall'equazione della Teoria della relatività. Con la teoria del Big Bang, l'universo ha acquisito una storia. Ha un inizio, un passato, un presente e un futuro. Un giorno morirà in una deflagrazione infernale oppure in un gelido congelamento. Tutte le strutture planetarie dell'universo, stelle, galassie e ammassi di stelle sono in movimento perpetuo e sono parte di un immensa danza cosmica: ruotano sui propri assi, attorno alle proprie orbite, si avvicinano o si allontanano l’una dall’altra. Anch'esse hanno una storia. Sono nate, raggiungono la maturazione e poi muoiono. Le stelle hanno cicli di vita che abbracciano milioni e perfino miliardi di anni.     Lo stesso vale per il mondo atomico e subatomico. Anche qui ogni cosa è impermanente. Le particelle possono cambiare la propria natura: un quark può mutare la sua famiglia, o aroma, un protone può diventare un neutrone ed emettere un positrone e un neutrino. Materia ed antimateria si annullano l'un l'altra, diventando pura energia. L'energia del movimento di una particella può trasformarsi in un'altra particella o viceversa. In altre parole, la proprietà di un oggetto può diventare un oggetto. A causa dell'incertezza dell'energia del quantum, lo spazio intorno a noi è ricolmo di un inimmaginabile numero di particelle virtuali con fantasmatiche esistenze transitorie. Apparendo e scomparendo continuamente, sono la perfetta illustrazione dell'impermanenza, con i suoi cicli infiniti di brevi vite.     Quindi la realtà può essere percepita in vari modi - e differenti approcci, l’uno volto all’interno e l’altro all’esterno, portano alle stesse verità. Il Buddhismo non troverà di certo sorprendente una tale concordanza. Poiché il mondo fenomenico può essere osservato solo attraverso il filtro della consapevolezza, e dato che la consapevolezza stessa è interdipendente con il mondo esterno, la natura fondamentale dei fenomeni non può essere altro dalla mente buddhica illuminata. "
da http://www.buddhism.it/teaching/science/quantumAndLotus.htm

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