D: Stai suggerendo di lasciarci semplicemente andare? nessun conseguimento, solo fluire?
U.G: Anche quel "fluire" non è qualche cosa di volontario da parte vostra. Voi non dovete fare nulla. Non siete separati dal pensiero. Questo è ciò che enfatizzo. Voi non potete separarvi dal pensiero e dire: "questi sono i miei pensieri". Una cosa del genere è una vostra illusione, e voi non potete restare senza illusioni. Rimpiazzate continuamente un'illusione con un altra. Sempre. D: Sono d'accordo con quanto dici. U.G.: Se tu accetti il fatto che rimpiazzi continuamente un' illusione con un' altra illusione, allora hai capito che il tuo volere essere libero dalle illusioni è impossibile ; che quel volere stesso è un' illusione. Perché vuoi essere libero dalle illusioni? Sarebbe la tua fine.....
Non sto cercando di spaventarvi, sto solo sottolineando che non è un gioco divertente da giocare. Quell'assembramento di illusioni siete voi stessi, come vi conoscete. Quando la conoscenza che voi avete di voi stessi svanisce, finisce con essa anche la conoscenza che avete del mondo. Non può rimanere nulla. Ma quella conoscenza non finirà tanto facilmente, essa tenterà di rimpiazzare sempre una illusione con un 'altra. Voi non accettate di essere persone normali, persone ordinarie. Quello è il vero problema. È molto difficile essere una persona ordinaria. La cultura vi chiede di essere qualche cosa di diverso da ciò che siete. Questo ha creato una sorta di spinta, -- un movimento potentissimo e tremendo del pensiero, -- il quale vi spinge ad essere diversi. Il pensiero serve nell'ambito materiale, altrimenti è inutile. Il solo scopo del pensiero è di sovrintendere al nutrimento del corpo ed alla riproduzione. Quello è tutto l'uso che potete fare del pensiero. Null'altro. Non può essere usato per speculare. Voi potete costruire una struttura di pensiero filosofico tremenda, ma non avrebbe assolutamente valore. Potete interpretare tutti gli eventi della vostra vita e costruire altre strutture di pensiero, ma non servirà; Lo scopo del pensiero non è questo. Nello stesso tempo tempo dimenticate che tutte le cose attorno a voi sono create dal pensiero. Voi stessi siete nati dal pensiero, altrimenti non sareste qui. In quel senso il pensiero ha un valore tremendo, e nello stesso tempo è ciò che vi distruggerà. Questo è il paradosso. Tutto ciò che avete creato in questo mondo è stato fatto grazie al pensiero, ma sfortunatamente il pensiero è diventato il nemico dell'uomo; perché l'uomo sta cercando di usare il pensiero per scopi per i quali non è adatto. Può essere usato per risolvere problemi tecnici, molto bene ed efficacemente, ma non potete usarlo per risolvere i problemi della vita. Pensiero positivo, qualità della vita positiva, cose molto interessanti sapete. Non potete sempre essere positivi. Come potete esserlo sempre? Tutto ciò che non vi induce dei pensieri positivi voi lo chiamate negativo. Ma il positivo e il negativo esistono solo nell'area del vostro pensiero. Quando il pensiero non c'è, quello che rimane non è nè positivo, nè negativo. Come stavo dicendo, non esiste (questa cosa come) l'approccio negativo. È una contorsione. Vi sto incoraggiando ad ergervi da soli -- potete camminare, potete nuotare, non annegherete. Questo è quello che posso dire. Se c'è la paura, quasi certamente affonderete. Altrimenti c'è sempre una zattera di salvataggio là nell'acqua che vi tiene a galla.
La paura di andare a fondo è la cosa che vi rende impossibile lasciare che il movimento della vita si esprima nel suo modo naturale. Capite, non ha scopi, è giusto un movimento senza direzioni. Voi state tentando di manipolarlo e di canalizzarlo lungo una particolare direzione in modo da trarne qualche beneficio. Ma in voi esiste solo questo movimento senza direzioni.
D: Attualmente noi come esseri umani siamo piuttosto affezionati al pensiero. Ma perché pensiamo tutto il tempo?
U.G.: Ti farò io una domanda. Dimmi quando pensi? Non perché pensi, questa non è la domanda, ma quando pensi? D: Per quello che posso sapere, tutto il tempo. U.G.: Bene, tutto il tempo, e perché? Cos'è responsabile per il tuo pensare tutto il tempo? Facci caso. Tu pensi quando vuoi qualche cosa, in quel caso tu pensi. Mi è molto chiaro questo.
D: Non necessariamente. U.G.: Naturalmente, non ti rendi neppure conto che stai pensando. Sei cosciente che stai pensando ora? È un meccanismo automatico. D: Si è automatico, questo è vero.
U.G.: Se non sei cosciente del fatto che stai pensando, perché vuoi capire la causa del tuo pensare? Io non sono cosciente del fatto che sto parlando. Anche tu stai parlando e mentre parli non pensi: "Sto parlando". Quando tu formuli la domanda "Sto pensando?" la tua risposata dovrebbe essere "Si". Quel "Si" è ancora un pensiero automatico.
D: Non importa se è automatico.
U.G.: Tutto in noi sta funzionando in modo automatico. Qualsiasi cosa (è) dentro di te quando è stimolata viene fuori. Nel gergo del linguaggio dei computers, l'input deve essere stato caricato, e questo caricamento dell'input è andato avanti per lungo tempo. Quando c'è uno stimolo, esso viene fuori. Se non ci sono stimoli, il pensiero cessa. Questa è la ragione per la quale vai avanti ad acquisire questa conoscenza, nutrendola continuamente con nuove nozioni. Cosa conoscete? Voi sapete un mucchio di cose. Avete raccolto tutta questa conoscenza da varie fonti e vi siete riempiti con essa. La maggior parte non vi serve. Conoscete già un mucchio di cose e volete saperne sempre di più per usarle.
Non esiste la conoscenza per amore della conoscenza. Vi serve perché vi dà potere. "Io conosco; l'altro no." Ciò vi dà potere. Potete non essere coscienti che il fatto di sapere più degli altri vi dà potere. L'acquisizione di sempre maggiore conoscenza, molta di più di quella che è essenziale per la sopravvivenza, è al fine di acquisire maggior potere sugli altri. La conoscenza tecnologica, pratica che vi serve per vivere, è comprensibile. Questo è tutto. Io devo avere qualche conoscenza tecnica. La società non mi retribuirà a meno che io abbia qualche cosa da dare in cambio. Allora voi dovete dare quello che gli altri chiedono, non ciò che avete da dare. Cosa avete da dare? Voi non avete nulla da dare, in ogni caso. Altrimenti che valore ha questa conoscenza per voi? Volete maggiore conoscenza di cose che realmente non conoscete. Noi stiamo sempre parlando del pensiero e dell'atto di pensare. Cos'è il pensiero? Avete mai guardato i vostri pensieri? Lasciate perdere il controllare il pensiero,il manipolare il pensiero, lasciate perdere l'uso del pensiero per raggiungere qualche cosa di materiale o altro. Voi non potete guardare i vostri pensieri, perché non potete separarvi da essi. Non esiste pensiero a parte la conoscenza che voi avete del pensiero stesso, a parte la vostra definizione del pensiero. Se qualcuno vi chiede "Cos'è il pensiero?" potete solo rispondere enunciando il concetto che avete imparato riguardo al pensiero; potete solo usare una risposta che gli altri hanno già dato. L'unica possibilità che avete di enunciare un pensiero che sia vostro è attraverso la manipolazione dei pensieri che esistono già. Esattamente come quando, mescolando colori differenti, create migliaia di altri colori, ma in pratica quelle migliaia di colori possono essere riportati ai sette colori principali presenti in natura. Quindi i pensieri che voi reputate essere vostri non sono altro che una rielaborazione dei pensieri esistenti, proprio come i colori. Quello è ciò che chiamate pensiero.
Io dico che non c'e' pensiero altro che ciò che conoscete riguardo al pensiero. Se capite questo, l'insignificante tentativo di guardare i vostri pensieri finisce. Tutto quello che c'è è solo la vostra conoscenza, che a sua volta non è altro che l'insieme delle definizioni date dagli altri. Ed è da queste definizioni che eventualmente, se siete abbastanza intelligenti, create le vostre idee, le vostre definizioni. Quando guardate un oggetto non vedete quello, bensì vedete la conoscenza che avete dell'oggetto stesso. C'è l'illusione che il pensiero sia qualche cosa di diverso dall'oggetto, ma siete voi che create l'oggetto. L'oggetto può essere realmente là, ma ciò che percepite voi è solo la conoscenza che avete riguardo all'oggetto. Oltre quella conoscenza, indipendentemente da quella, voi non avete modo di conoscere nulla. Non avete possibilità di fare un' esperienza diretta di nulla.
Usando la parola "diretta", non voglio dire che ci siano altri modi di avere esperienza delle cose oltre il modo nel quale le state sperimentando. Esiste solo la conoscenza delle cose, e quello è tutto quanto potete sperimentare. Realmente non sapete cosa sia. E' lo stesso procedimento quando volete sapere qualche cosa o sperimentare qualche cosa riguardo al pensiero. Non esiste dentro o fuori. Quello che esiste è solo il riflusso di quella conoscenza. E' chiaro che non potete separarvi dal pensiero e guardarlo. Quando insorgono in voi queste domande, dovrebbe sorgere anche la comprensione che non esistono risposte sensate, perché tutto è acquisito dall'esterno. Così quel movimento, quella domanda, si fermano. Non c'è più necessità di rispondere alla domanda, non più necessità di conoscere nulla riguardo ad essa. Tutto il conosciuto finisce, non ha più spazio, ed in voi albeggia la comprensione che è senza significato provare a rispondere a domande per le quali non esistono risposte. Ci sono le risposte date dagli altri. Voi non dovete dire nulla sul pensiero, perché tutto quello che potete dire è ciò che avete raccolto da altre fonti. Non potete avere risposte vostre proprie.
D: Possiamo comunque avere sempre una conversazione.
U.G.: Sì certo.
D: Oltre le domande......
U.G.: Sì va bene.
D: Ci sono comunque cose concrete attorno a noi, e quello che sappiamo e conosciamo riguardo a queste.
U.G.: Ma le cose concrete come le conoscete sono irreali. Voi non conoscete nulla circa le persone o le cose, eccetto le vostre idee proiettate sugli oggetti o sulle persone. La vostra conoscenza deriva dall'esperienza e continua sempre allo stesso modo, sempre la stessa, all'infinito. Non avete modo di sperimentare la realtà. D: Ciò che ho compreso è questo. Quando noi parliamo della realtà noi possiamo solo parlare della nostra conoscenza e chiamare questa conoscenza realtà.
U.G.: Allora tutto ciò diventa una discussione accademica, o un dibattito, dove ognuno cerca di dimostrare che sa o conosce più degli altri. A cosa vi porta ciò? Ognuno cerca di avere ragione e di convincere gli altri del suo punto di vista.
D: La mia domanda è questa: c'è qualche possibilità - capisco che non ci sono modi - ma c'è almeno una possibilità di passare da questa conoscenza della realtà alla realtà stessa? U.G.: Se sei abbastanza fortunato (è solo fortuna) da trovarti fuori da questa trappola della conoscenza, il problema della realtà per te è risolto. La domanda sorge da questa stessa conoscenza, che è interessata a trovare la realtà ed a sperimentare direttamente cosa sia questa realtà. Quando questa conoscenza non c'è più, svanisce anche la domanda. A quel punto finisce anche il bisogno di avere delle risposte. Questa domanda che voi fate a voi stessi, ed a me, è nata dall'assunto che esiste una realtà, e l'assunto è nato dalla conoscenza che avete riguardo a questa realtà ..... La conoscenza è la risposta che è già in voi. Questo spiega anche il perché voi ponete la domanda. La domanda sorge automaticamente. Ciò che è necessario non è ottenere una risposta, ma è comprendere che la domanda che state facendo a voi stessi, o a qualcun'altro, nasce dalla risposta che è già in voi, che, a sua volta, è ancora conoscenza.
Se indugiate a lungo in questo meccanismo di domanda e risposta, esso diviene un rituale senza senso. Se voi siete realmente interessati nel trovare la realtà, deve nascere in voi la comprensione che il meccanismo da cui nascono le domande trae origine a sua volta dalle risposte che avete già. Altrimenti non ci potrebbero essere domande.
Prima di tutto c'è l'assunto da parte vostra che ci sia la realtà, e poi che ci sia qualche cosa che voi potete fare per sperimentare quella realtà. Se non ci fosse la conoscenza della realtà, voi non potreste avere nessuna esperienza della realtà stessa, questo posso assicurarvelo.
Se questa conoscenza non è presente, ci può essere qualche altro modo di sperimentare la realtà? Voi ponete la domanda. La domanda esiste assieme alla risposta. Così non c'è nessuna domanda e non c'è bisogno di risposte. Non voglio fare un ragionamento profondo. Sto solo provando ad evidenziare cosa è coinvolto nel meccanismo di domanda e risposta. Di fatto non sto rispondendo alle vostre domande. Sto solo sottolineando che voi non potete avere domande quando non ci sono risposte.
http://www.ugkrishnamurti.net/
IL CORAGGIO DI ESSERE SE STESSI Dialoghi in Amsterdam tra U.G. e alcuni amici
Titolo originario: "The courage to stand alone" | |
Tratto dai nastri di: Henk Schonewille | |
Trascritto in internet da: Ellen Chrystal | |
Traduzione di: Piazza Pierluigi | |
Supervisione: J.S.R.L.Narayana Moorty |
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