martedì 28 gennaio 2014

Nuota!



Una sera Bawu decise che era l'ora di farsi una bella nuotata.

Erano giorni che ci pensava, anzi ad essere onesti ci aveva pensato tutto l'inverno.
Mentre a casa sua, vicino alle montagne, le neve si accumulava lentamente sotto le finestre, lui aveva negli occhi una spiaggia dorata ed un mare cristallino con piccoli pesci colorati che si muovevano vivaci.
Adesso era arrivato il momento.
La spiaggia era dietro la collina e, se faceva attenzione, poteva addirittura riuscire a sentire il sospiro della risacca.
Non aveva dubbi e non stava più nella pelle: sarebbe andato subito se non avesse avuto le valigie da disfare, la spesa comprare ed altre cosucce da sistemare. Poi sua moglie voleva fare due passi in paese e sua madre diceva che aveva viaggiato tutto il giorno e non era il caso di partire ora.
Il giorno dopo, però, non ci sarebbe stato niente a fermarlo.
Successe invece una cosa strana.
Si presentò un imprevisto, qualcosa di urgente e di sicuramente importante.
Poteva benissimo rimandare la sua nuotata, ce n'era di tempo!
Ma il tempo sembrava improvvisamente ristretto.
Ogni giorno sorgeva qualcosa di nuovo e di imprevisto che gli faceva rimandare i suoi progetti.
Il mare riusciva a vederlo solo da lontano mentre faceva altro.

Dopo due settimane, infine, prese una decisione: si alzo prima di tutti e se ne andò sulla spiaggia.
Il mare era mosso e qualche nuvola velava il cuielo che era stato azzurro per tutti i giorni precedenti.
Si sedette a guardare le onde infrangersi sulla sabbia.
Non c'era nessuno intorno a lui.
Piano piano il sole riscaldò la sabbia ma l'acqua rimase fredda e la forza delle onde non diminuiva.
Non era proprio la condizione ideale.
Forse avrebbe dovuto rinunciare.
Di colpo si alzò, si spogliò e camminò verso la battigia.
La schiuma gli solleticava le dita dei piedi ed era fredda.
Non si ricordava che il mare fosse così freddo
Forse avrebbe davvero dovuto rinunciare.
Fece un passo cercando di resistere ai brividi che gli percorrevano la pelle e gli facevano rizzare i peli delle braccia e delle gambe.
Ne fece un altro, saggiando attentamente il fondo del mare con la punta delle dita dei piedi.
Ne fece ancora un altro e poi subito un altro mentre cercava di abituarsi alfreddo sfruttando il più possibile i sottili raggi di sole che gli arrivavano alle spalle.
Adesso aveva l'acqua all'ombelico ed era abbastanza lontano da riva.
Qui le onde erano ancora più alte ma sapeva che andando avanti avrebbe trovato acque più basse e meno agitate. Però gli venne in mente una cosa: era così sicuro di saper nuotare?
Il mare era una cosa diversa dalla vasca del suo bagno dove si divertiva ad immaginare lunghe nuotate  in mari tropicali. Questo mare era vivo e si comportava in modi a lui sconosciuti.
Si fermò.
Adesso era esattamente al limite: un passo più avanti e l'acqua sarebbe stata troppo alta per continuare a camminare.
Avrebbe dovuto tuffarsi.

Avrebbe dovuto nuotare.

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