Origini pagane della Pasqua
La
Pasqua è una delle Feste cristiane per eccellenza, ma incorpora
tradizioni precristiane legate alla primavera e alla fertilità.
Per i greci antichi, infatti, il mito del ritorno dal mondo sotterraneo alla luce del giorno di Persefone, figlia di Demetra, dea della terra, simboleggiava il rinascere della vita a primavera, dopo la desolazione dell'inverno. I frigi credevano che la loro divinità principale si addormentasse all'arrivo dell'inverno e durante l'equinozio primaverile celebravano cerimonie con musiche e danze per risvegliarla. Il nome "Pasqua", deriva dal latino pascha e dall'ebraico pesah, per effettuare un esame etimologico della parola Pasqua, però, dobbiamo rifarci al termine inglese "Easter" che ci riporterebbe ad antichi culti legati al sopraggiungere della primavera e in particolare ad una antica divinità pagana, la Dea Eostre. Questa antica Dea della mitologia nordica, viene menzionata per la prima volta dal Venerabile Bede
(679-735) nel suo "De Temporum Ratione" dove è messa in relazione alla primavera e alla fertilità dei campi.
Infatti il nome sembrerebbe provenire da aus o aes e cioè Est, dunque è una divinità legata al sole nascente e al suo calore, del resto il tema dei fuochi e del ritorno dell'astro sarà un tema ricorrente nel proseguo delle tradizioni pasquali. Il Grimm, noto studioso di mitologia nordica nel suo "Teutonic Mythology" descrive Eostre come una divinità pagana portatrice di fertilità e la collega alla luce dell'Est e in particolare all'equinozio di Primavera che veniva chiamato dai popoli celti "Eostur-Monath" e successivamente di "Ostara". Anche nel simbolismo della croce di Cristo si ritrovano elementi che rimandano a culti antichi: la croce, come simbolo, è in relazione col numero 4, che è il numero tradizionale dell'universo terreno, degli elementi, del quadrato, delle stagioni, dei fiumi del Paradiso, delle virtù cardinali, degli evangelisti. La croce rappresenta la doppia congiunzione di punti diametralmente opposti, è il simbolo dell'unità degli estremi , come cielo e terra, in essa si congiungono tempo e spazio, ancor prima di Cristo è il simbolo universale della mediazione. Presso diverse tradizioni la croce viene paragonata "all'albero del mezzo", come rappresentazione dell'asse del mondo, è la linea verticale a rappresentare quest'asse, essa è rappresentata dal tronco dell'albero, mentre i rami raffigurano l'asse orizzontale. Secondo il simbolismo biblico è "l'albero della Vita" ad essere nel centro del giardino dell'Eden, insieme all'albero della Conoscenza del bene e del male. Con la caduta, all'uomo viene impedito l'accesso al centro, cioè all'albero della Vita, l'uomo perde così il senso dell'eternità, ritornare al centro significa riacquistare il senso dell'eternità. Sul Golgota, la croce di Cristo, ossia l'albero della Vita, è raffigurata fra le croci del ladrone buono e cattivo ossia l'albero del bene e del male, la dualità. Si schiude come per incanto la spiegazione di un rituale creduto cristiano ma che affonda le sue radici nel paganesimo, i "sepolcri", realizzati il Venerdì Santo per il Cristo con piante, spighe e fiori, sembrano veri "giardini" come quelli che venivano realizzati sulla tomba del dio morto. Anche la simbologia dell'agnello o meglio del "capretto" sarebbe strettamente legata al culto arboreo nello stesso significato della lepre per la Dea Eostre: la capra infatti, errando nei boschi, rosicchia le cortecce degli alberi danneggiandoli notevolmente, ma solo al dio della vegetazione era permesso nutrirsi della pianta da esso personificata, e dunque lo stesso animale non può che essere sacro. Come nel caso delle uova, l'uomo antico mangiando la carne dell'animale crede di acquistare e assorbire una parte di divinità, pertanto il cibarsi di animali sacri per il dio è un sacramento solenne come la celebrazione di Gesù, rappresentato da un Agnello che ancora oggi, in molte parti di Italia si consuma"...io sono l'Agnello di Dio che toglie i peccati del mondo...". L'uovo, infatti, rappresenta la Pasqua nel mondo intero: c'è quello dipinto, intagliato, di cioccolato, di terracotta e di carta pesta, ma mentre le uova di cartone o di cioccolato sono di origine recente, quelle vere, colorate o dorate hanno un'origine radicata nel lontano passato. Le uova, forse per la loro forma e sostanza molto particolare, hanno sempre rivestito un ruolo unico, come simbolo della vita in sé, ma anche del mistero, quasi della sacralità. Già al tempo del paganesimo in alcune credenze, il Cielo e la Terra erano ritenuti due metà dello stesso uovo e le uova erano il simbolo del ritorno della vita, gli uccelli infatti si preparavano il nido: a quel punto tutti sapevano che l'inverno ed il freddo erano ormai passati. I Greci, i Cinesi ed i Persiani se li scambiavano come dono per le feste Primaverili, così come nell'antico Egitto le uova decorate erano scambiate all'equinozio di primavera, data di inizio del "nuovo anno", quando ancora l'anno si basava sulle le stagioni. L'uovo era visto come simbolo di fertilità e quasi di magia, a causa dell'allora inspiegabile nascita di un essere vivente da un oggetto così particolare. Le uova venivano pertanto considerate oggetti dai poteri speciali, ed erano interrate sotto le fondamenta degli edifici per tenere lontano il male, portate in grembo dalle donne in stato interessante per scoprire il sesso del nascituro e le spose vi passavano sopra prima di entrare nella loro nuova casa. Le uova, associate alla primavera per secoli, con l'avvento del Cristianesimo divennero simbolo della rinascita non della natura ma dell'uomo stesso, della resurrezione del Cristo: come un pulcino esce dell'uovo, oggetto a prima vista inerte, Cristo uscì vivo dalla sua tomba. Nella simbologia, le uova colorate con colori brillanti rappresentano i colori della primavera e la luce del sole, quelle colorate di rosso scuro sono invece simbolo del sangue del Cristo. Origini pagane della Pasqua
La
Pasqua è una delle Feste cristiane per eccellenza, ma incorpora
tradizioni precristiane legate alla primavera e alla fertilità.
Per i greci antichi, infatti, il mito del ritorno dal mondo sotterraneo alla luce del giorno di Persefone, figlia di Demetra, dea della terra, simboleggiava il rinascere della vita a primavera, dopo la desolazione dell'inverno. I frigi credevano che la loro divinità principale si addormentasse all'arrivo dell'inverno e durante l'equinozio primaverile celebravano cerimonie con musiche e danze per risvegliarla. Il nome "Pasqua", deriva dal latino pascha e dall'ebraico pesah, per effettuare un esame etimologico della parola Pasqua, però, dobbiamo rifarci al termine inglese "Easter" che ci riporterebbe ad antichi culti legati al sopraggiungere della primavera e in particolare ad una antica divinità pagana, la Dea Eostre. Questa antica Dea della mitologia nordica, viene menzionata per la prima volta dal Venerabile Bede
(679-735) nel suo "De Temporum Ratione" dove è messa in relazione alla primavera e alla fertilità dei campi.
Infatti il nome sembrerebbe provenire da aus o aes e cioè Est, dunque è una divinità legata al sole nascente e al suo calore, del resto il tema dei fuochi e del ritorno dell'astro sarà un tema ricorrente nel proseguo delle tradizioni pasquali. Il Grimm, noto studioso di mitologia nordica nel suo "Teutonic Mythology" descrive Eostre come una divinità pagana portatrice di fertilità e la collega alla luce dell'Est e in particolare all'equinozio di Primavera che veniva chiamato dai popoli celti "Eostur-Monath" e successivamente di "Ostara". Anche nel simbolismo della croce di Cristo si ritrovano elementi che rimandano a culti antichi: la croce, come simbolo, è in relazione col numero 4, che è il numero tradizionale dell'universo terreno, degli elementi, del quadrato, delle stagioni, dei fiumi del Paradiso, delle virtù cardinali, degli evangelisti. La croce rappresenta la doppia congiunzione di punti diametralmente opposti, è il simbolo dell'unità degli estremi , come cielo e terra, in essa si congiungono tempo e spazio, ancor prima di Cristo è il simbolo universale della mediazione. Presso diverse tradizioni la croce viene paragonata "all'albero del mezzo", come rappresentazione dell'asse del mondo, è la linea verticale a rappresentare quest'asse, essa è rappresentata dal tronco dell'albero, mentre i rami raffigurano l'asse orizzontale. Secondo il simbolismo biblico è "l'albero della Vita" ad essere nel centro del giardino dell'Eden, insieme all'albero della Conoscenza del bene e del male. Con la caduta, all'uomo viene impedito l'accesso al centro, cioè all'albero della Vita, l'uomo perde così il senso dell'eternità, ritornare al centro significa riacquistare il senso dell'eternità. Sul Golgota, la croce di Cristo, ossia l'albero della Vita, è raffigurata fra le croci del ladrone buono e cattivo ossia l'albero del bene e del male, la dualità. Si schiude come per incanto la spiegazione di un rituale creduto cristiano ma che affonda le sue radici nel paganesimo, i "sepolcri", realizzati il Venerdì Santo per il Cristo con piante, spighe e fiori, sembrano veri "giardini" come quelli che venivano realizzati sulla tomba del dio morto. Anche la simbologia dell'agnello o meglio del "capretto" sarebbe strettamente legata al culto arboreo nello stesso significato della lepre per la Dea Eostre: la capra infatti, errando nei boschi, rosicchia le cortecce degli alberi danneggiandoli notevolmente, ma solo al dio della vegetazione era permesso nutrirsi della pianta da esso personificata, e dunque lo stesso animale non può che essere sacro. Come nel caso delle uova, l'uomo antico mangiando la carne dell'animale crede di acquistare e assorbire una parte di divinità, pertanto il cibarsi di animali sacri per il dio è un sacramento solenne come la celebrazione di Gesù, rappresentato da un Agnello che ancora oggi, in molte parti di Italia si consuma"...io sono l'Agnello di Dio che toglie i peccati del mondo...". L'uovo, infatti, rappresenta la Pasqua nel mondo intero: c'è quello dipinto, intagliato, di cioccolato, di terracotta e di carta pesta, ma mentre le uova di cartone o di cioccolato sono di origine recente, quelle vere, colorate o dorate hanno un'origine radicata nel lontano passato. Le uova, forse per la loro forma e sostanza molto particolare, hanno sempre rivestito un ruolo unico, come simbolo della vita in sé, ma anche del mistero, quasi della sacralità. Già al tempo del paganesimo in alcune credenze, il Cielo e la Terra erano ritenuti due metà dello stesso uovo e le uova erano il simbolo del ritorno della vita, gli uccelli infatti si preparavano il nido: a quel punto tutti sapevano che l'inverno ed il freddo erano ormai passati. I Greci, i Cinesi ed i Persiani se li scambiavano come dono per le feste Primaverili, così come nell'antico Egitto le uova decorate erano scambiate all'equinozio di primavera, data di inizio del "nuovo anno", quando ancora l'anno si basava sulle le stagioni. L'uovo era visto come simbolo di fertilità e quasi di magia, a causa dell'allora inspiegabile nascita di un essere vivente da un oggetto così particolare. Le uova venivano pertanto considerate oggetti dai poteri speciali, ed erano interrate sotto le fondamenta degli edifici per tenere lontano il male, portate in grembo dalle donne in stato interessante per scoprire il sesso del nascituro e le spose vi passavano sopra prima di entrare nella loro nuova casa. Le uova, associate alla primavera per secoli, con l'avvento del Cristianesimo divennero simbolo della rinascita non della natura ma dell'uomo stesso, della resurrezione del Cristo: come un pulcino esce dell'uovo, oggetto a prima vista inerte, Cristo uscì vivo dalla sua tomba. Nella simbologia, le uova colorate con colori brillanti rappresentano i colori della primavera e la luce del sole, quelle colorate di rosso scuro sono invece simbolo del sangue del Cristo. Origini pagane della Pasqua
La
Pasqua è una delle Feste cristiane per eccellenza, ma incorpora
tradizioni precristiane legate alla primavera e alla fertilità.
Per i greci antichi, infatti, il mito del ritorno dal mondo sotterraneo alla luce del giorno di Persefone, figlia di Demetra, dea della terra, simboleggiava il rinascere della vita a primavera, dopo la desolazione dell'inverno. I frigi credevano che la loro divinità principale si addormentasse all'arrivo dell'inverno e durante l'equinozio primaverile celebravano cerimonie con musiche e danze per risvegliarla. Il nome "Pasqua", deriva dal latino pascha e dall'ebraico pesah, per effettuare un esame etimologico della parola Pasqua, però, dobbiamo rifarci al termine inglese "Easter" che ci riporterebbe ad antichi culti legati al sopraggiungere della primavera e in particolare ad una antica divinità pagana, la Dea Eostre. Questa antica Dea della mitologia nordica, viene menzionata per la prima volta dal Venerabile Bede
(679-735) nel suo "De Temporum Ratione" dove è messa in relazione alla primavera e alla fertilità dei campi.
Infatti il nome sembrerebbe provenire da aus o aes e cioè Est, dunque è una divinità legata al sole nascente e al suo calore, del resto il tema dei fuochi e del ritorno dell'astro sarà un tema ricorrente nel proseguo delle tradizioni pasquali. Il Grimm, noto studioso di mitologia nordica nel suo "Teutonic Mythology" descrive Eostre come una divinità pagana portatrice di fertilità e la collega alla luce dell'Est e in particolare all'equinozio di Primavera che veniva chiamato dai popoli celti "Eostur-Monath" e successivamente di "Ostara". Anche nel simbolismo della croce di Cristo si ritrovano elementi che rimandano a culti antichi: la croce, come simbolo, è in relazione col numero 4, che è il numero tradizionale dell'universo terreno, degli elementi, del quadrato, delle stagioni, dei fiumi del Paradiso, delle virtù cardinali, degli evangelisti. La croce rappresenta la doppia congiunzione di punti diametralmente opposti, è il simbolo dell'unità degli estremi , come cielo e terra, in essa si congiungono tempo e spazio, ancor prima di Cristo è il simbolo universale della mediazione. Presso diverse tradizioni la croce viene paragonata "all'albero del mezzo", come rappresentazione dell'asse del mondo, è la linea verticale a rappresentare quest'asse, essa è rappresentata dal tronco dell'albero, mentre i rami raffigurano l'asse orizzontale. Secondo il simbolismo biblico è "l'albero della Vita" ad essere nel centro del giardino dell'Eden, insieme all'albero della Conoscenza del bene e del male. Con la caduta, all'uomo viene impedito l'accesso al centro, cioè all'albero della Vita, l'uomo perde così il senso dell'eternità, ritornare al centro significa riacquistare il senso dell'eternità. Sul Golgota, la croce di Cristo, ossia l'albero della Vita, è raffigurata fra le croci del ladrone buono e cattivo ossia l'albero del bene e del male, la dualità. Si schiude come per incanto la spiegazione di un rituale creduto cristiano ma che affonda le sue radici nel paganesimo, i "sepolcri", realizzati il Venerdì Santo per il Cristo con piante, spighe e fiori, sembrano veri "giardini" come quelli che venivano realizzati sulla tomba del dio morto. Anche la simbologia dell'agnello o meglio del "capretto" sarebbe strettamente legata al culto arboreo nello stesso significato della lepre per la Dea Eostre: la capra infatti, errando nei boschi, rosicchia le cortecce degli alberi danneggiandoli notevolmente, ma solo al dio della vegetazione era permesso nutrirsi della pianta da esso personificata, e dunque lo stesso animale non può che essere sacro. Come nel caso delle uova, l'uomo antico mangiando la carne dell'animale crede di acquistare e assorbire una parte di divinità, pertanto il cibarsi di animali sacri per il dio è un sacramento solenne come la celebrazione di Gesù, rappresentato da un Agnello che ancora oggi, in molte parti di Italia si consuma"...io sono l'Agnello di Dio che toglie i peccati del mondo...". L'uovo, infatti, rappresenta la Pasqua nel mondo intero: c'è quello dipinto, intagliato, di cioccolato, di terracotta e di carta pesta, ma mentre le uova di cartone o di cioccolato sono di origine recente, quelle vere, colorate o dorate hanno un'origine radicata nel lontano passato. Le uova, forse per la loro forma e sostanza molto particolare, hanno sempre rivestito un ruolo unico, come simbolo della vita in sé, ma anche del mistero, quasi della sacralità. Già al tempo del paganesimo in alcune credenze, il Cielo e la Terra erano ritenuti due metà dello stesso uovo e le uova erano il simbolo del ritorno della vita, gli uccelli infatti si preparavano il nido: a quel punto tutti sapevano che l'inverno ed il freddo erano ormai passati. I Greci, i Cinesi ed i Persiani se li scambiavano come dono per le feste Primaverili, così come nell'antico Egitto le uova decorate erano scambiate all'equinozio di primavera, data di inizio del "nuovo anno", quando ancora l'anno si basava sulle le stagioni. L'uovo era visto come simbolo di fertilità e quasi di magia, a causa dell'allora inspiegabile nascita di un essere vivente da un oggetto così particolare. Le uova venivano pertanto considerate oggetti dai poteri speciali, ed erano interrate sotto le fondamenta degli edifici per tenere lontano il male, portate in grembo dalle donne in stato interessante per scoprire il sesso del nascituro e le spose vi passavano sopra prima di entrare nella loro nuova casa. Le uova, associate alla primavera per secoli, con l'avvento del Cristianesimo divennero simbolo della rinascita non della natura ma dell'uomo stesso, della resurrezione del Cristo: come un pulcino esce dell'uovo, oggetto a prima vista inerte, Cristo uscì vivo dalla sua tomba. Nella simbologia, le uova colorate con colori brillanti rappresentano i colori della primavera e la luce del sole, quelle colorate di rosso scuro sono invece simbolo del sangue del Cristo.
Quella che stiamo per festeggiare, in vari modi, in quasi ogni parte del mondo è una delle feste più antiche.
Si tratta della rinascita della natura.
Del ritorno alla vita dopo la morte invernale.
E' una festa della terra e della vita.
E' una festa dei sensi.
Auguri, meditate sulla ciclicità della natura.
PASQUA - In questo giorno i cristiani festeggiano la
"resurrezione" di Gesù. La Pasqua cade la prima domenica dopo il primo
plenilunio di primavera. Si tratta quindi di una festività legata
all'equinozio di primavera.
Tutti i popoli pagani dell'Impero Romano, e non solo, conoscevano già questa festa, che non è altro che una festa primaverile: gli alberi germogliano, nei prati sbocciano i primi fiorellini e quindi la natura, dopo il freddo inverno, "risorge". L'idea di resurrezione della natura diventò resurrezione di Cristo, e anche questo mito, in qualche modo, fu "incorporato" nella nuova religione che andava diffondendosi in antitesi al paganesimo ma, al tempo stesso, paradossalmente, non c'è tradizione pagana che non sia stata "rubata" e fatta propria dalla chiesa cristiana dei primi secoli. Origini pagane della Pasqua
La
Pasqua è una delle Feste cristiane per eccellenza, ma incorpora
tradizioni precristiane legate alla primavera e alla fertilità.
Per i greci antichi, infatti, il mito del ritorno dal mondo sotterraneo alla luce del giorno di Persefone, figlia di Demetra, dea della terra, simboleggiava il rinascere della vita a primavera, dopo la desolazione dell'inverno. I frigi credevano che la loro divinità principale si addormentasse all'arrivo dell'inverno e durante l'equinozio primaverile celebravano cerimonie con musiche e danze per risvegliarla. Il nome "Pasqua", deriva dal latino pascha e dall'ebraico pesah, per effettuare un esame etimologico della parola Pasqua, però, dobbiamo rifarci al termine inglese "Easter" che ci riporterebbe ad antichi culti legati al sopraggiungere della primavera e in particolare ad una antica divinità pagana, la Dea Eostre. Questa antica Dea della mitologia nordica, viene menzionata per la prima volta dal Venerabile Bede
(679-735) nel suo "De Temporum Ratione" dove è messa in relazione alla primavera e alla fertilità dei campi.
Infatti il nome sembrerebbe provenire da aus o aes e cioè Est, dunque è una divinità legata al sole nascente e al suo calore, del resto il tema dei fuochi e del ritorno dell'astro sarà un tema ricorrente nel proseguo delle tradizioni pasquali. Il Grimm, noto studioso di mitologia nordica nel suo "Teutonic Mythology" descrive Eostre come una divinità pagana portatrice di fertilità e la collega alla luce dell'Est e in particolare all'equinozio di Primavera che veniva chiamato dai popoli celti "Eostur-Monath" e successivamente di "Ostara". Anche nel simbolismo della croce di Cristo si ritrovano elementi che rimandano a culti antichi: la croce, come simbolo, è in relazione col numero 4, che è il numero tradizionale dell'universo terreno, degli elementi, del quadrato, delle stagioni, dei fiumi del Paradiso, delle virtù cardinali, degli evangelisti. La croce rappresenta la doppia congiunzione di punti diametralmente opposti, è il simbolo dell'unità degli estremi , come cielo e terra, in essa si congiungono tempo e spazio, ancor prima di Cristo è il simbolo universale della mediazione. Presso diverse tradizioni la croce viene paragonata "all'albero del mezzo", come rappresentazione dell'asse del mondo, è la linea verticale a rappresentare quest'asse, essa è rappresentata dal tronco dell'albero, mentre i rami raffigurano l'asse orizzontale. Secondo il simbolismo biblico è "l'albero della Vita" ad essere nel centro del giardino dell'Eden, insieme all'albero della Conoscenza del bene e del male. Con la caduta, all'uomo viene impedito l'accesso al centro, cioè all'albero della Vita, l'uomo perde così il senso dell'eternità, ritornare al centro significa riacquistare il senso dell'eternità. Sul Golgota, la croce di Cristo, ossia l'albero della Vita, è raffigurata fra le croci del ladrone buono e cattivo ossia l'albero del bene e del male, la dualità. Si schiude come per incanto la spiegazione di un rituale creduto cristiano ma che affonda le sue radici nel paganesimo, i "sepolcri", realizzati il Venerdì Santo per il Cristo con piante, spighe e fiori, sembrano veri "giardini" come quelli che venivano realizzati sulla tomba del dio morto. Anche la simbologia dell'agnello o meglio del "capretto" sarebbe strettamente legata al culto arboreo nello stesso significato della lepre per la Dea Eostre: la capra infatti, errando nei boschi, rosicchia le cortecce degli alberi danneggiandoli notevolmente, ma solo al dio della vegetazione era permesso nutrirsi della pianta da esso personificata, e dunque lo stesso animale non può che essere sacro. Come nel caso delle uova, l'uomo antico mangiando la carne dell'animale crede di acquistare e assorbire una parte di divinità, pertanto il cibarsi di animali sacri per il dio è un sacramento solenne come la celebrazione di Gesù, rappresentato da un Agnello che ancora oggi, in molte parti di Italia si consuma"...io sono l'Agnello di Dio che toglie i peccati del mondo...". L'uovo, infatti, rappresenta la Pasqua nel mondo intero: c'è quello dipinto, intagliato, di cioccolato, di terracotta e di carta pesta, ma mentre le uova di cartone o di cioccolato sono di origine recente, quelle vere, colorate o dorate hanno un'origine radicata nel lontano passato. Le uova, forse per la loro forma e sostanza molto particolare, hanno sempre rivestito un ruolo unico, come simbolo della vita in sé, ma anche del mistero, quasi della sacralità. Già al tempo del paganesimo in alcune credenze, il Cielo e la Terra erano ritenuti due metà dello stesso uovo e le uova erano il simbolo del ritorno della vita, gli uccelli infatti si preparavano il nido: a quel punto tutti sapevano che l'inverno ed il freddo erano ormai passati. I Greci, i Cinesi ed i Persiani se li scambiavano come dono per le feste Primaverili, così come nell'antico Egitto le uova decorate erano scambiate all'equinozio di primavera, data di inizio del "nuovo anno", quando ancora l'anno si basava sulle le stagioni. L'uovo era visto come simbolo di fertilità e quasi di magia, a causa dell'allora inspiegabile nascita di un essere vivente da un oggetto così particolare. Le uova venivano pertanto considerate oggetti dai poteri speciali, ed erano interrate sotto le fondamenta degli edifici per tenere lontano il male, portate in grembo dalle donne in stato interessante per scoprire il sesso del nascituro e le spose vi passavano sopra prima di entrare nella loro nuova casa. Le uova, associate alla primavera per secoli, con l'avvento del Cristianesimo divennero simbolo della rinascita non della natura ma dell'uomo stesso, della resurrezione del Cristo: come un pulcino esce dell'uovo, oggetto a prima vista inerte, Cristo uscì vivo dalla sua tomba. Nella simbologia, le uova colorate con colori brillanti rappresentano i colori della primavera e la luce del sole, quelle colorate di rosso scuro sono invece simbolo del sangue del Cristo.
Le
due principali feste cristiane (il S.Natale e la S.Pasqua, ovviamente)
non a caso sono piazzate, rispettivamente,
in prossimità del solstizio d'inverno (21-22 dicembre) e
dell'equinozio di primavera (20-21 marzo), eventi nei quali le giornate
cominciano, rispettivamente, ad allungarsi e a superare in durata
le notti – il tutto, nell'emisfero boreale.
Dunque
appaiono subito evidenti i legami con i culti pre-cristiani e
paganissimi, se non addirittura preistorici,
legati alla venerazione del sole, l'astro che muore e “risorge” non
soltanto giornalmente ma anche ogni sei mesi, con l'alternarsi della
bella e della brutta stagione. Ed in verità di divinità
morte, sepolte e risorte se ne trovano a bizzeffe, prima del
cristianesimo, e tutte legate al culto del sole.
Vorrei
qui ricordare p.es. il dio solare egiziano Horus, in perenne lotta con
il malvagio fratello Seth, simbolo
dell'oscurità: nato da una vergine il 25 dicembre, poi morto e
risorto dopo tre giorni. C'è poi il dio persiano della luce Mithra,
anch'esso nato il 25 dicembre e alla fine asceso in cielo ed
entrato a far parte di una Trinità. Inoltre il dio greco Adone, che
abitava sei mesi all'anno nel regno dei morti per poi “risorgere” in
primavera e vivere sulla terra per gli altri sei mesi; il
dio babilonese della fertilità Tammuz … e potrei andare avanti
all'infinito …
Giorno e notte, estate e inverno, luce e tenebre, bene e male, Horus e Seth, Dio e Satana (che abbia per caso la
stessa radice di Seth?), il perenne alternarsi della vita e della morte sulla terra …
In
questo contesto la S.Pasqua, tolti tutti gli orpelli e i camuffamenti
“cristianizzanti”, si rivela per quello che
è: una festa pagana della primavera, della rinascita della natura,
della fertilità (inutile sottolineare la forte carica simbolica inerente
alle uova o anche al coniglio, animale notoriamente
super-prolifico). Del resto, anche il nome anglosassone di questa
festività (Easter o Ostern) tradisce i suoi collegamenti con il culto
pagano del ritorno in vita della “stella dell'Est” (il
Sole) nei giorni dell'equinozio e della divinità anglosassone della
fertilità che proprio dall'Est prende il nome (Eostre o Ostara). Nulla
di cristiano, dunque, nella S.Pasqua – al contrario,
soltanto un imbarazzante paganesimo!
Perciò (e qui mi rivolgo di nuovo a tutti i fan
delle tradizioni
cristiane) invece di blaterare tanto sulle radici cristiane dell'Europa
preoccupatevi piuttosto di indagare un po' più a fondo le
radici pagane del cristianesimo!
Origini pagane della Pasqua
La
Pasqua è una delle Feste cristiane per eccellenza, ma incorpora
tradizioni precristiane legate alla primavera e alla fertilità.
Per i greci antichi, infatti, il mito del ritorno dal mondo sotterraneo alla luce del giorno di Persefone, figlia di Demetra, dea della terra, simboleggiava il rinascere della vita a primavera, dopo la desolazione dell'inverno. I frigi credevano che la loro divinità principale si addormentasse all'arrivo dell'inverno e durante l'equinozio primaverile celebravano cerimonie con musiche e danze per risvegliarla. Il nome "Pasqua", deriva dal latino pascha e dall'ebraico pesah, per effettuare un esame etimologico della parola Pasqua, però, dobbiamo rifarci al termine inglese "Easter" che ci riporterebbe ad antichi culti legati al sopraggiungere della primavera e in particolare ad una antica divinità pagana, la Dea Eostre. Questa antica Dea della mitologia nordica, viene menzionata per la prima volta dal Venerabile Bede
(679-735) nel suo "De Temporum Ratione" dove è messa in relazione alla primavera e alla fertilità dei campi.
Infatti il nome sembrerebbe provenire da aus o aes e cioè Est, dunque è una divinità legata al sole nascente e al suo calore, del resto il tema dei fuochi e del ritorno dell'astro sarà un tema ricorrente nel proseguo delle tradizioni pasquali. Il Grimm, noto studioso di mitologia nordica nel suo "Teutonic Mythology" descrive Eostre come una divinità pagana portatrice di fertilità e la collega alla luce dell'Est e in particolare all'equinozio di Primavera che veniva chiamato dai popoli celti "Eostur-Monath" e successivamente di "Ostara". Anche nel simbolismo della croce di Cristo si ritrovano elementi che rimandano a culti antichi: la croce, come simbolo, è in relazione col numero 4, che è il numero tradizionale dell'universo terreno, degli elementi, del quadrato, delle stagioni, dei fiumi del Paradiso, delle virtù cardinali, degli evangelisti. La croce rappresenta la doppia congiunzione di punti diametralmente opposti, è il simbolo dell'unità degli estremi , come cielo e terra, in essa si congiungono tempo e spazio, ancor prima di Cristo è il simbolo universale della mediazione. Presso diverse tradizioni la croce viene paragonata "all'albero del mezzo", come rappresentazione dell'asse del mondo, è la linea verticale a rappresentare quest'asse, essa è rappresentata dal tronco dell'albero, mentre i rami raffigurano l'asse orizzontale. Secondo il simbolismo biblico è "l'albero della Vita" ad essere nel centro del giardino dell'Eden, insieme all'albero della Conoscenza del bene e del male. Con la caduta, all'uomo viene impedito l'accesso al centro, cioè all'albero della Vita, l'uomo perde così il senso dell'eternità, ritornare al centro significa riacquistare il senso dell'eternità. Sul Golgota, la croce di Cristo, ossia l'albero della Vita, è raffigurata fra le croci del ladrone buono e cattivo ossia l'albero del bene e del male, la dualità. Si schiude come per incanto la spiegazione di un rituale creduto cristiano ma che affonda le sue radici nel paganesimo, i "sepolcri", realizzati il Venerdì Santo per il Cristo con piante, spighe e fiori, sembrano veri "giardini" come quelli che venivano realizzati sulla tomba del dio morto. Anche la simbologia dell'agnello o meglio del "capretto" sarebbe strettamente legata al culto arboreo nello stesso significato della lepre per la Dea Eostre: la capra infatti, errando nei boschi, rosicchia le cortecce degli alberi danneggiandoli notevolmente, ma solo al dio della vegetazione era permesso nutrirsi della pianta da esso personificata, e dunque lo stesso animale non può che essere sacro. Come nel caso delle uova, l'uomo antico mangiando la carne dell'animale crede di acquistare e assorbire una parte di divinità, pertanto il cibarsi di animali sacri per il dio è un sacramento solenne come la celebrazione di Gesù, rappresentato da un Agnello che ancora oggi, in molte parti di Italia si consuma"...io sono l'Agnello di Dio che toglie i peccati del mondo...". L'uovo, infatti, rappresenta la Pasqua nel mondo intero: c'è quello dipinto, intagliato, di cioccolato, di terracotta e di carta pesta, ma mentre le uova di cartone o di cioccolato sono di origine recente, quelle vere, colorate o dorate hanno un'origine radicata nel lontano passato. Le uova, forse per la loro forma e sostanza molto particolare, hanno sempre rivestito un ruolo unico, come simbolo della vita in sé, ma anche del mistero, quasi della sacralità. Già al tempo del paganesimo in alcune credenze, il Cielo e la Terra erano ritenuti due metà dello stesso uovo e le uova erano il simbolo del ritorno della vita, gli uccelli infatti si preparavano il nido: a quel punto tutti sapevano che l'inverno ed il freddo erano ormai passati. I Greci, i Cinesi ed i Persiani se li scambiavano come dono per le feste Primaverili, così come nell'antico Egitto le uova decorate erano scambiate all'equinozio di primavera, data di inizio del "nuovo anno", quando ancora l'anno si basava sulle le stagioni. L'uovo era visto come simbolo di fertilità e quasi di magia, a causa dell'allora inspiegabile nascita di un essere vivente da un oggetto così particolare. Le uova venivano pertanto considerate oggetti dai poteri speciali, ed erano interrate sotto le fondamenta degli edifici per tenere lontano il male, portate in grembo dalle donne in stato interessante per scoprire il sesso del nascituro e le spose vi passavano sopra prima di entrare nella loro nuova casa. Le uova, associate alla primavera per secoli, con l'avvento del Cristianesimo divennero simbolo della rinascita non della natura ma dell'uomo stesso, della resurrezione del Cristo: come un pulcino esce dell'uovo, oggetto a prima vista inerte, Cristo uscì vivo dalla sua tomba. Nella simbologia, le uova colorate con colori brillanti rappresentano i colori della primavera e la luce del sole, quelle colorate di rosso scuro sono invece simbolo del sangue del Cristo.
Origini Pagane della Pasqua
For Christians Easter marks the commemoration of the crucifixion and death of Jesus. However, one should note that the Gospels tell us that Jesus came to Jerusalem to celebrate the Jewish Passover. In other words Easter was already one of the most important Jewish festivals long before Jesus was crucified. In theory the Jewish Passover itself celebrates the return of the Jews from Egypt, but it always takes place in Spring (in the Northern Hemisphere) in the Month of Nisan which is the first month of the Jewish religious calendar. Similarly you may know that March used to be the first month of the Latin calendar (which BTW explains why September is the 9th Month of the year, not the 7th). The truth is that many pagan cultures have considered for centuries the Spring equinox as the start of the year and marked the event with important celebrations. The word Easter itself is a good indication of this: whereas many other Christian cultures use a name cognate of the Hebrew Pasḥa (Pâques in French, Pasqua in Italian, Pascua in Spanish), German uses Ostern, and English uses Easter. This indicates that the Anglo Saxon already had such a feast at this time of the year. Also note that the Welsh use Pasg and Irish use Cáisc. Why not Easter ? Simply because Wales and Ireland were Christianised during the Roman domination, a few centuries before the Anglo Saxons pagan migrations. http://english.stackexchange.com/questions/22270/etymology-of-easter Origini pagane della Pasqua
La
Pasqua è una delle Feste cristiane per eccellenza, ma incorpora
tradizioni precristiane legate alla primavera e alla fertilità.
Per i greci antichi, infatti, il mito del ritorno dal mondo sotterraneo alla luce del giorno di Persefone, figlia di Demetra, dea della terra, simboleggiava il rinascere della vita a primavera, dopo la desolazione dell'inverno. I frigi credevano che la loro divinità principale si addormentasse all'arrivo dell'inverno e durante l'equinozio primaverile celebravano cerimonie con musiche e danze per risvegliarla. Il nome "Pasqua", deriva dal latino pascha e dall'ebraico pesah, per effettuare un esame etimologico della parola Pasqua, però, dobbiamo rifarci al termine inglese "Easter" che ci riporterebbe ad antichi culti legati al sopraggiungere della primavera e in particolare ad una antica divinità pagana, la Dea Eostre. Questa antica Dea della mitologia nordica, viene menzionata per la prima volta dal Venerabile Bede
(679-735) nel suo "De Temporum Ratione" dove è messa in relazione alla primavera e alla fertilità dei campi.
Infatti il nome sembrerebbe provenire da aus o aes e cioè Est, dunque è una divinità legata al sole nascente e al suo calore, del resto il tema dei fuochi e del ritorno dell'astro sarà un tema ricorrente nel proseguo delle tradizioni pasquali. Il Grimm, noto studioso di mitologia nordica nel suo "Teutonic Mythology" descrive Eostre come una divinità pagana portatrice di fertilità e la collega alla luce dell'Est e in particolare all'equinozio di Primavera che veniva chiamato dai popoli celti "Eostur-Monath" e successivamente di "Ostara". Anche nel simbolismo della croce di Cristo si ritrovano elementi che rimandano a culti antichi: la croce, come simbolo, è in relazione col numero 4, che è il numero tradizionale dell'universo terreno, degli elementi, del quadrato, delle stagioni, dei fiumi del Paradiso, delle virtù cardinali, degli evangelisti. La croce rappresenta la doppia congiunzione di punti diametralmente opposti, è il simbolo dell'unità degli estremi , come cielo e terra, in essa si congiungono tempo e spazio, ancor prima di Cristo è il simbolo universale della mediazione. Presso diverse tradizioni la croce viene paragonata "all'albero del mezzo", come rappresentazione dell'asse del mondo, è la linea verticale a rappresentare quest'asse, essa è rappresentata dal tronco dell'albero, mentre i rami raffigurano l'asse orizzontale. Secondo il simbolismo biblico è "l'albero della Vita" ad essere nel centro del giardino dell'Eden, insieme all'albero della Conoscenza del bene e del male. Con la caduta, all'uomo viene impedito l'accesso al centro, cioè all'albero della Vita, l'uomo perde così il senso dell'eternità, ritornare al centro significa riacquistare il senso dell'eternità. Sul Golgota, la croce di Cristo, ossia l'albero della Vita, è raffigurata fra le croci del ladrone buono e cattivo ossia l'albero del bene e del male, la dualità. Si schiude come per incanto la spiegazione di un rituale creduto cristiano ma che affonda le sue radici nel paganesimo, i "sepolcri", realizzati il Venerdì Santo per il Cristo con piante, spighe e fiori, sembrano veri "giardini" come quelli che venivano realizzati sulla tomba del dio morto. Anche la simbologia dell'agnello o meglio del "capretto" sarebbe strettamente legata al culto arboreo nello stesso significato della lepre per la Dea Eostre: la capra infatti, errando nei boschi, rosicchia le cortecce degli alberi danneggiandoli notevolmente, ma solo al dio della vegetazione era permesso nutrirsi della pianta da esso personificata, e dunque lo stesso animale non può che essere sacro. Come nel caso delle uova, l'uomo antico mangiando la carne dell'animale crede di acquistare e assorbire una parte di divinità, pertanto il cibarsi di animali sacri per il dio è un sacramento solenne come la celebrazione di Gesù, rappresentato da un Agnello che ancora oggi, in molte parti di Italia si consuma"...io sono l'Agnello di Dio che toglie i peccati del mondo...". L'uovo, infatti, rappresenta la Pasqua nel mondo intero: c'è quello dipinto, intagliato, di cioccolato, di terracotta e di carta pesta, ma mentre le uova di cartone o di cioccolato sono di origine recente, quelle vere, colorate o dorate hanno un'origine radicata nel lontano passato. Le uova, forse per la loro forma e sostanza molto particolare, hanno sempre rivestito un ruolo unico, come simbolo della vita in sé, ma anche del mistero, quasi della sacralità. Già al tempo del paganesimo in alcune credenze, il Cielo e la Terra erano ritenuti due metà dello stesso uovo e le uova erano il simbolo del ritorno della vita, gli uccelli infatti si preparavano il nido: a quel punto tutti sapevano che l'inverno ed il freddo erano ormai passati. I Greci, i Cinesi ed i Persiani se li scambiavano come dono per le feste Primaverili, così come nell'antico Egitto le uova decorate erano scambiate all'equinozio di primavera, data di inizio del "nuovo anno", quando ancora l'anno si basava sulle le stagioni. L'uovo era visto come simbolo di fertilità e quasi di magia, a causa dell'allora inspiegabile nascita di un essere vivente da un oggetto così particolare. Le uova venivano pertanto considerate oggetti dai poteri speciali, ed erano interrate sotto le fondamenta degli edifici per tenere lontano il male, portate in grembo dalle donne in stato interessante per scoprire il sesso del nascituro e le spose vi passavano sopra prima di entrare nella loro nuova casa. Le uova, associate alla primavera per secoli, con l'avvento del Cristianesimo divennero simbolo della rinascita non della natura ma dell'uomo stesso, della resurrezione del Cristo: come un pulcino esce dell'uovo, oggetto a prima vista inerte, Cristo uscì vivo dalla sua tomba. Nella simbologia, le uova colorate con colori brillanti rappresentano i colori della primavera e la luce del sole, quelle colorate di rosso scuro sono invece simbolo del sangue del Cristo. Origini pagane della Pasqua
La
Pasqua è una delle Feste cristiane per eccellenza, ma incorpora
tradizioni precristiane legate alla primavera e alla fertilità.
Per i greci antichi, infatti, il mito del ritorno dal mondo sotterraneo alla luce del giorno di Persefone, figlia di Demetra, dea della terra, simboleggiava il rinascere della vita a primavera, dopo la desolazione dell'inverno. I frigi credevano che la loro divinità principale si addormentasse all'arrivo dell'inverno e durante l'equinozio primaverile celebravano cerimonie con musiche e danze per risvegliarla. Il nome "Pasqua", deriva dal latino pascha e dall'ebraico pesah, per effettuare un esame etimologico della parola Pasqua, però, dobbiamo rifarci al termine inglese "Easter" che ci riporterebbe ad antichi culti legati al sopraggiungere della primavera e in particolare ad una antica divinità pagana, la Dea Eostre. Questa antica Dea della mitologia nordica, viene menzionata per la prima volta dal Venerabile Bede
(679-735) nel suo "De Temporum Ratione" dove è messa in relazione alla primavera e alla fertilità dei campi.
Infatti il nome sembrerebbe provenire da aus o aes e cioè Est, dunque è una divinità legata al sole nascente e al suo calore, del resto il tema dei fuochi e del ritorno dell'astro sarà un tema ricorrente nel proseguo delle tradizioni pasquali. Il Grimm, noto studioso di mitologia nordica nel suo "Teutonic Mythology" descrive Eostre come una divinità pagana portatrice di fertilità e la collega alla luce dell'Est e in particolare all'equinozio di Primavera che veniva chiamato dai popoli celti "Eostur-Monath" e successivamente di "Ostara". Anche nel simbolismo della croce di Cristo si ritrovano elementi che rimandano a culti antichi: la croce, come simbolo, è in relazione col numero 4, che è il numero tradizionale dell'universo terreno, degli elementi, del quadrato, delle stagioni, dei fiumi del Paradiso, delle virtù cardinali, degli evangelisti. La croce rappresenta la doppia congiunzione di punti diametralmente opposti, è il simbolo dell'unità degli estremi , come cielo e terra, in essa si congiungono tempo e spazio, ancor prima di Cristo è il simbolo universale della mediazione. Presso diverse tradizioni la croce viene paragonata "all'albero del mezzo", come rappresentazione dell'asse del mondo, è la linea verticale a rappresentare quest'asse, essa è rappresentata dal tronco dell'albero, mentre i rami raffigurano l'asse orizzontale. Secondo il simbolismo biblico è "l'albero della Vita" ad essere nel centro del giardino dell'Eden, insieme all'albero della Conoscenza del bene e del male. Con la caduta, all'uomo viene impedito l'accesso al centro, cioè all'albero della Vita, l'uomo perde così il senso dell'eternità, ritornare al centro significa riacquistare il senso dell'eternità. Sul Golgota, la croce di Cristo, ossia l'albero della Vita, è raffigurata fra le croci del ladrone buono e cattivo ossia l'albero del bene e del male, la dualità. Si schiude come per incanto la spiegazione di un rituale creduto cristiano ma che affonda le sue radici nel paganesimo, i "sepolcri", realizzati il Venerdì Santo per il Cristo con piante, spighe e fiori, sembrano veri "giardini" come quelli che venivano realizzati sulla tomba del dio morto. Anche la simbologia dell'agnello o meglio del "capretto" sarebbe strettamente legata al culto arboreo nello stesso significato della lepre per la Dea Eostre: la capra infatti, errando nei boschi, rosicchia le cortecce degli alberi danneggiandoli notevolmente, ma solo al dio della vegetazione era permesso nutrirsi della pianta da esso personificata, e dunque lo stesso animale non può che essere sacro. Come nel caso delle uova, l'uomo antico mangiando la carne dell'animale crede di acquistare e assorbire una parte di divinità, pertanto il cibarsi di animali sacri per il dio è un sacramento solenne come la celebrazione di Gesù, rappresentato da un Agnello che ancora oggi, in molte parti di Italia si consuma"...io sono l'Agnello di Dio che toglie i peccati del mondo...". L'uovo, infatti, rappresenta la Pasqua nel mondo intero: c'è quello dipinto, intagliato, di cioccolato, di terracotta e di carta pesta, ma mentre le uova di cartone o di cioccolato sono di origine recente, quelle vere, colorate o dorate hanno un'origine radicata nel lontano passato. Le uova, forse per la loro forma e sostanza molto particolare, hanno sempre rivestito un ruolo unico, come simbolo della vita in sé, ma anche del mistero, quasi della sacralità. Già al tempo del paganesimo in alcune credenze, il Cielo e la Terra erano ritenuti due metà dello stesso uovo e le uova erano il simbolo del ritorno della vita, gli uccelli infatti si preparavano il nido: a quel punto tutti sapevano che l'inverno ed il freddo erano ormai passati. I Greci, i Cinesi ed i Persiani se li scambiavano come dono per le feste Primaverili, così come nell'antico Egitto le uova decorate erano scambiate all'equinozio di primavera, data di inizio del "nuovo anno", quando ancora l'anno si basava sulle le stagioni. L'uovo era visto come simbolo di fertilità e quasi di magia, a causa dell'allora inspiegabile nascita di un essere vivente da un oggetto così particolare. Le uova venivano pertanto considerate oggetti dai poteri speciali, ed erano interrate sotto le fondamenta degli edifici per tenere lontano il male, portate in grembo dalle donne in stato interessante per scoprire il sesso del nascituro e le spose vi passavano sopra prima di entrare nella loro nuova casa. Le uova, associate alla primavera per secoli, con l'avvento del Cristianesimo divennero simbolo della rinascita non della natura ma dell'uomo stesso, della resurrezione del Cristo: come un pulcino esce dell'uovo, oggetto a prima vista inerte, Cristo uscì vivo dalla sua tomba. Nella simbologia, le uova colorate con colori brillanti rappresentano i colori della primavera e la luce del sole, quelle colorate di rosso scuro sono invece simbolo del sangue del Cristo. |
mercoledì 16 aprile 2014
La festa della fertilità
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Le ho studiate a scuola. Il mio professore era un tipo in gamba, peccato che fosse un po' di parte.
RispondiEliminaL'Europa, ha radici cristiane. Le radici cristiane derivano da altre radici, le quali derivano da altre radici e così via. L'importante non è da dove si parte è dove si approda. Te non si sa bene dove sei approdato. In India ci sono bambine che a nove anni vengono promesse spose a uomini maturi. Quelle religioni creano le caste e così se uno è sfigato e nasce povero non deve nemmeno lamentarsi se no nella vita futura è probabile che nasca in condizioni peggiori. Meno male che da noi non è così.
Luca
Caro Luca, l'Europa ha radici indoeuropee.
RispondiEliminaNella lingua, nella costruzione sociale e nella religiosità, prima ancora che nella religione. Il cristianesimo, per quanto possa sembrare strano è una cosa molto recente e, spesso, è solo una patina molto leggera sotto cui si vede bene cosa c'è sotto.
Senza contare che lo stesso cristianesimo di origine orientale, quello di prima mano per così dire, era già un ibrido dovuto a stratificazioni millenarie nella cultura mediorentale.
In India ci sono bambine che a quattro anni vengonio stuprate da gruppi di trentenni; in Italia bambini di otto anni fanno i corrieri della droga; in Sudamerica e nel Sudest Asiatico migliaia di bambini non registrati vengono fatti prostituire e spesso muoiono nelle mani dei pedofili, quando non vengono uccisi per prelevare gli organi e venderli a ricchi committenti in Europa e Stati Uniti.
Le caste in India sono un fenomeno difficile da comprendere per un indiano che non sia coinvolto, figuriamoci per un occidentale.
Luca, io non sto parlando di politica, io sto parlando di realizzazione, di spiritualità.
Meno male che da noi non ci sono le caste, peccato che la vita spirituale degli italiani è stata condizionata per secoli da un'istituzione che ne ha vietato la libera crescita.
Giovanni
Se debbo essere sincero
RispondiEliminadebbo dire che preferivo
l'affascinante incertezza del ...
http://serpente-piumato.blogspot.it/2017/03/mistero.html