mercoledì 13 marzo 2013




E allora, con tutte queste considerazioni critiche sulla figura dell’uomo conosciuto come Cristo e adorato come salvatore e Dio da metà della popolazione mondiale, perché ne ho messo un’immagine tra i maestri spirituali qui di fianco?
Beh, intanto perché quello è veramente un bel dipinto.
Il crocifisso di San Domenico a Bologna di Giunta Pisano, del 1260/62, è una delle più belle croci dipinte italiane.
L’altro motivo è che ritengo che sia stato uno dei più grandi maestri spirituali che l’umanità abbia mai avuto. Addirittura a prescindere dal suo essere esistito o meno.
Mi spiego.
Dal punto di vista storico ci sono assai poche testimonianze dirette del suo passaggio sulla terra: giusto un paio di citazioni, nemmeno contemporanee. Giuseppe Flavio ne parla di sfuggita in un brano del quale non è certa l’autenticità, importanti rabbini suoi contemporanei non ne parlano affatto, i manoscritti esseni di Qumram stessi parlano di un “nazarios” che potrebbe essere lui come chiunque altro “nazarios”, trattandosi di un nome comune, e via dicendo.
La tradizione più importante è, appunto, quella cristiana e, un gradino sotto, quella coranica, che è però anche più recente,ma che essendo estranea, e dovendo essere considerata in qualche misura antagonista, potrebbe rivestire un valore anche maggiore.
I testi che parlano della sua vita sono, poi, copie di copie di copie di originali raccontati a voce da persone che ne avevano sentito parlare da piccoli. Vari studiosi affermano che tali testi siano addirittura scomparsi dall’occidente romano nel corso del secondo secolo e che siano poi stati ricostruiti, sulla base di frammenti e ricordi, per volere di Costantino e dei suoi successori, quando questi avevano liberato i cristiani dal veto che aveva, sino ad allora, gravato su di loro.
Il punto più importante, infine, della predicazione successiva basata su di lui, cioè la sua morte e  risurrezione, è testimoniata solo da fonti di parte, come i suoi stessi seguaci più vicini: si sarebbe infatti mostrato dopo morto solo a quelli che sarebbero poi divenuti i capi del suo movimento.
Eppure, da quello che possiamo leggere dei suoi discorsi e delle sue opere, che siano parole e azioni davvero dette e compiute da lui o meno, da tutto quello che è stato scritto su di lui, una volta tolte resurrezioni, guarigioni ed altri prodigi più o meno spiegabili, nonché tutti gli accenni alla sua chiesa futura  o alla sua origine divina; una volta tolto tutto quanto sembra in qualche modo di troppo, l’immagine che ci rimane è comunque quella di un gigante dello spirito.
Gesù invita a guardarsi dentro, a trovare in noi stessi ed anche nel nostro prossimo la divinità. Gesù dice che possiamo creare il regno dei cieli in terra e che noi stessi, tutti noi, siamo degni di essere chiamati figli di Dio. Prerché chiunque segue la volontà del padre, lo è.
Lui parla di povertà, umiltà, pudore, modestia, gentilezza, mitezza, altruismo, generosità, bontà, amore, carità, buona volontà, purezza, disponibilità, semplicità e mancanza di pregiudizio.
È vero, molto di questo lo hanno detto anche altri, quasi tutti gli altri maestri che sono venuti prima e dopo di lui, ma solo lui su questo ha incentrato il suo messaggio: la sua vera religione era proprio questa, né il cristianesimo né l’ebraismo, ma l’amore.
In più lui ha messo al centro della sua predicazione gli ultimi, non tutti gli esseri viventi ma proprio gli ultimi: i poveri, i malati, i ladri, le prostitute e perfino i lebbrosi.
In questo è unico: non dice che bisogna volere bene anche a loro ma che proprio loro sono i più degni di essere amati. Che è addirittura preferibile essere uno degli ultimi.
Questo è un grande messaggio e per questo lui è qui accanto anche se ritratto in un momento poco piacevole.
Il resto, specie tutto ciò che ha a che fare con la sua natura più o meno divina, con la sua risurrezione e con il suo ritorno alla fine dei tempi, non mi interessa.
Ho sempre ritenuto esemplare il passo della prima lettera ai Corinzi di Saulo di Tarso, dove dice “Ma se non vi è risurrezione dei morti, neppure Cristo è stato risuscitato; e se Cristo non è stato risuscitato, vana è dunque la nostra predicazione e vana pure è la nostra fede, (15:13-15).” E anche, “ Se abbiamo sperato in Cristo per questa vita soltanto, noi siamo i più miseri fra tutti gli uomini, (15:19)”.
Ecco credo che questo sia il massimo esempio della manipolazione che ha subito la figura di Cristo: non è più quello che ha detto a contare, bensì il fatto che sia stato risuscitato.
Ebbene io dico, al contrario, che non trovo che conti nulla la sua risurrezione, o la promessa della nostra vita eterna futura o addirittura che lui sia stato il figlio di Dio, qualunque cosa significhi, ma piuttosto il messaggio che ha ripetuto nella sua vita terrena.

2 commenti:

  1. il riepilogo è prefetto ! ,ma da tempo ho perso la fede profonda che avevo . ora tutto mi sembra assurdo,e inverosimile e penso che ne DIO ne CRISTO siino esistiti . comunque la FEDE aiuta a vivere meglio . ma i valori acquisiti gli rispetto ancora nò per DIO ma per sentirmi bene con me stessa ! 000000

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Cara Ivana,
      nemmeno io ho fede.
      Ho delle idee che mi piace seguire operché le ritengo giuste e credo che sia lo stesso per te.
      Diciamolo: puoi avere tutta la fede del mondo e pure calpestare il tuo prossimo.
      No, non mi interessa la fede, non ci vuole fede per seguire il messaggio di Cristo e degli altri signori qui accanto.
      La fede è un'altro arto che ci dobbiamo amputare se vogliamo conquistare il paradiso o quello che è.
      Pace!!!
      Giovanni.

      Elimina

Grazie per il tuo commento, é prezioso per me.