martedì 12 marzo 2013

Gesù, il Nazireo

AVVERTENZA
L'articolo che segue è frutto delle opinioni personali dell'autore e non intende avere nessuna pretesa di autenticità assoluta. Per questo motivo non deve assolutamente essere interpretato come un'offesa alle convinzioni religiose del lettore. Se si ritiene che la lettura di certi tipi di congetture sulla fede o su di una particolare religione possano offenderVi, siete pregati di non leggere le riche che seguono.





Terza parte
Quando le truppe romane entrarono a Gerusalemme e
fecero fuori tutta la casta sacerdotale, annessi e
connessi, le famiglie direttamente legate a questa
fuggirono velocemente dalla città. Essendo la società
ebraica del tempo strutturata in senso tribale, le
famiglie fuggiasche erano quelle appartenenti alle
tribù di Levi e Giuda, cioé quelle che tradizionalmente
davano agli ebrei il sommo sacerdote, lo Zadok, e il
Re, il Messia, nonché tutti gli altri componenti del
consiglio sacerdotale; con loro scelsero il deserto
anche tutti quei partigiani che intendevano difendere
le antiche tradizioni e non collaborare con gli invasori.
Tutte queste persone presero nomi diversi a seconda
del ruolo più o meno cruento che ricoprirono
all'interno della guerra di resistenza che imperversò in
quelle zone fino al settanta dell'era volgare: furono
chiamati esseni e terapeuti, figli di zadoch e nazareni,
zeloti e sicarioti e sicari e ladroni. Per tutti questi
l'amministrazione romana aveva prescritto la
condanna a morte usata per i criminali politici, una
pena altamente spettacolare che doveva servire a
scoraggiare il resto della popolazione e che, al
contrario, ne alimentava il rancore. Parlo della
crocifissione che di solito era preceduta da un
pubblico corteo durante il quale il destino che
attendeva il ribelle ed il cospiratore era ben mostrato
a tutti.
In una situazione di quel tipo è sicuro che gli occhi di
tutti fossero puntati verso quelle poche famiglie dalle
quali poteva uscire il nuovo, vero, re di Israele ed
anche il nuovo, vero, sommo sacerdote dopo che al
servizio del tempio erano stati posti dei
collaborazionisti, degli infami traditori, che erano visti
dal popolo come subdoli opportunisti, e sul trono uno
straniero, che non aveva assolutamente nessun titolo
genealogico per sedervici e che era visto dal popolo
come un semplice usurpatore.
Gesù e suo cugino, Giovanni, erano semplicemente
questo: i due rampolli dell'aristocrazia teocratica
giudea, entrambi pretendenti al loro naturale posto
all'interno della società, entrambi combattuti per
questo dagli usurpatori e dagli occupanti, entrambi
fatti fuori a causa del pericolo insito nella loro stessa
esistenza, e nelle loro pretese, e non tanto per la loro
predicazione che aveva in realtà ben poco di originale.
A parte una cosa.
Gesù, decisamente molto più dotato del parente ,anche
se forse meno carismatico, aveva capito che la più
potente arma che poteva usare non era nelle braccia
armate dei suoi sgherri – zeloti e sicari – bensì nei
cuori dei diseredati di Israele: tutta quella gigantesca
massa di poveri e straccioni e prostitute, paralitici e
emorroisse, ciechi e sordi, vedove e orfani, pazzi e
indemoniati ed epilettici, giù giù fino agli ultimi degli
ultimi, i lebbrosi. Tutti quelli che stavano ai margini
ed erano guardati con disprezzo e terrore ed erano
tenuti a distanza dai pochi buoni ebrei che
frequentavano il tempio e potevano permettersi
sacrifici, offerte e pellegrinaggi. Gesù sapeva quale
potere si nascondeva in quelle carni flaccide, emaciate
e decomposte; aveva capito che la vera forza sta nel
cuore e nella speranza e non tanto nel ferro.
Questa fu la grande novità del suo insegnamento.
Per la prima volta nella storia della religione spostò
l'attenzione sul popolo e sugli ultimi del suo popolo.
Tutti avevano già detto che non bisognava uccidere,
rubare, invidiare, e così via. Solo lui aveva detto che i
poveri erano migliori dei ricchi e dei potenti.
Gesù aveva sicuramente pensato che questi lo
avrebbero sicuramente fatto arrivare a sedere sul
trono, non si sarebbe certamente immaginato che lo
avrebbe posto su un trono ben più alto.
Dove certamente non era interessato ad andare

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