venerdì 19 aprile 2013
Non occorre fare nulla
D: Capisco, ma vorrei continuare questo gioco.
U.G.: Va bene. Magari a te piace giocare; a me, no. In ogni caso vediamo cosa si può fare.
D: Tu conosci il nostro interesse per la conoscenza, stai parlandoci della realtà e della possibilità di accettare questa realtà.
U.G.: Così com'è.
D: Così com'è? U.G.: Come ci è imposta dalla cultura al fine di vivere in modo intelligente e sano in questo mondo; ed al fine di comprendere che non c'è altro al di là di un fine funzionale. Altrimenti saremmo nei guai, vedete. Se non chiamate questo microfono col suo nome e decidete di chiamarlo scimmia, noi tutti dovremmo reimparare, e ogni volta che guardiamo il microfono dovremmo chiamarlo scimmia invece di microfono. Il pensiero ed il linguaggio sono molto comodi ai fini della comunicazione.
D: Allibisco al pensiero di cosa succederebbe se chiamassimo questa sedia lampada e questo tavolo cappello, perché la nostra conoscenza e la nostra filosofia sono tutte collegate a questi nomi. U.G.: È interessante costruire una struttura filosofica. Questo spiega il perché noi abbiamo così tanti filosofi. D: Per quanto posso capire c'è solo una cosa per la quale merita sforzarsi ed è la capacità di accettare. U.G.: Non vedi la contraddizione in queste parole? Se tu accetti, dove è la necessità di uno sforzo? Lo sforzo svanisce. Se accetti una cosa, non puoi più parlare di sforzo. Se accetti, se credi in qualche cosa, tu l'accetti come un atto di fede; e questa è la fine dello sforzo. Se tu lo metti in questione, significa che non l'hai accettata, che non sei sicuro di quella cosa.
D: Ho dovuto acquisire le conoscenze necessarie prima di poter ottenere questo lavoro d'avvocato. U.G.: Tu hai dovuto combattere, e sforzarti molto, per acquisire la conoscenza necessaria per avere il lavoro. Questo è comprensibile. È il solo modo, non ve ne sono altri. Ma tu stai applicando lo stesso principio per raggiungere i tuoi così detti "traguardi spirituali". Questa è la differenza che io sottolineo.
Come avvocato sai cosa succede nei tribunali. Devi istruirti sulle cause precedenti. Durante le cause entrambe le parti citano i giudizi precedenti. Il giudice accetta i tuoi argomenti o quelli della controparte, e dà un giudizio in favore del cliente dell'uno o dell'altro. Allora tu ricorri in giudizio, presso la corte superiore. Là è la stessa cosa. In fine si arriva alla corte suprema dove il giudice dà il verdetto finale. Tu puoi non essere d'accordo con il giudice, il cliente può fare tutto quanto è in suo potere per rifiutare il verdetto, ma il giudizio viene fatto rispettare dalla legge. Se è una causa civile, il cliente perderà quello che reclamava; se è una causa penale, il cliente finirà in prigione. Da ultimo, è il modo con cui si dice il falso o il vero quello che fa la differenza. In ultima analisi è arbitrario. Così è molto importante per te essere preparato su tutto quello che riguarda la legge. E' essenziale acquisire la conoscenza che il tuo lavoro richiede. Più sei efficiente, migliori sono le tue possibilità. Più sei intelligente, maggiori sono le tue prospettive. Questo è comprensibile. Devi metterci grande sforzo e combattività, usare la tua volontà per arrivare al successo. In ogni caso poi vorrai avere sempre di più. Ma tu stai usando gli stessi strumenti per raggiungere i tuoi obbiettivi spirituali. Questo è ciò che evidenzio. Voi non potete concepire la possibilità che esista qualche cosa al di fuori del tempo. Tutto richiede tempo. Ci sono voluti così tanti anni per voi per arrivare dove siete oggi, e continuate a muovervi ed a lottare per raggiungere una posizione sempre più alta.
Lo strumento, cioè la mente, che voi state usando, non concepisce la possibilità di raggiungere niente senza sforzo, senza impegno, senza produrre risultati. Ma i problemi che voi dovete affrontare nella vita sono i problemi del "come vivere". La mente non ci ha aiutato a risolvere questi problemi.
Voi potete trovare qualche soluzione temporanea, ma quella soluzione inevitabilmente crea altri problemi, e questo va avanti all'infinito. Questi sono i problemi della vita. Lo strumento che stiamo usando, il pensiero, è una cosa morta, e non può essere usato per comprendere niente di vivo. Non succederà, ma voi pensate con lo sforzo e col tempo di raggiungere le vostre mete spirituali esattamente come avete raggiunto gli obbiettivi materiali che vi siete preposti. D: Stai dicendo che c'è qualche tipo di conoscenza che può risolvere i nostri problemi riguardo al "come vivere?"
U.G.: Assolutamente no. La conoscenza non può aiutarvi a capire o a risolvere i problemi della vita, perché non ci sono problemi in quel senso. Noi abbiamo solo soluzioni.
Voi siete interessati solo alle soluzioni, ma queste soluzioni non hanno risolto i vostri problemi. Così state cercando di trovarne di nuove. Ma la situazione sarà esattamente uguale. Rimane qualche speranza che magari voi troverete la soluzione che risolva i vostri problemi. Il vostro problema non è il problema stesso, bensì la soluzione. Se la soluzione va con essa, se ne va anche il problema. Se ci fosse la soluzione, il problema dovrebbe cessare. Se le risposte date da altri, "i vostri saggi", fossero state le risposte, allora le domande avrebbero dovuto finire. Ovviamente quelle non sono le risposte. Se fossero state le risposte, le domande avrebbero dovuto cessare. Perché non mettete in dubbio le risposte? Se le metteste in dubbio, dovreste mettere in dubbio anche coloro che ve le hanno date. Ma voi siete sicuri che loro sono tutti saggi, che sono spiritualmente superiori a tutti noi e che conoscono quello di cui stanno parlando. Non sanno un bel niente! Perché state facendo queste domande? -- Se posso farvi io una domanda, da dove escono queste domande, prima di tutto? Dove hanno origine dentro di voi? Vorrei che capiste chiaramente l'assurdità di chiedere queste cose. Le domande sono essenziali per costruirsi delle competenze tecniche. In quell'ambito c'è sempre qualcuno che vi può aiutare; per esempio, se avete la televisione rotta, c'è qualcuno che con le sue conoscenze tecniche può fare qualche cosa. Questo è comprensibile, non sto parlando di ciò. Ma le domande che fate voi, vedete, sono di tipo diverso. Da dove pensate nascano queste domande? Come si originano dentro di voi? Sono tutte domande meccaniche. Sto cercando di sottolineare come sia essenziale, per voi, comprendere quanto le cose siano meccaniche. Non c'è nessuno che sta ponendo queste domande. Non c'è un' entità interrogante. C'è l'illusione che ci sia questa entità che formula le domande, le sottopone a qualcuno, e si aspetta che questo qualcuno dia delle risposte. Le risposte che ottenete non sono realmente le risposte, perché la domanda continua ad esserci a dispetto delle risposte che gli altri vi hanno dato. La domanda è ancora là. Quella che voi pensate sia la risposta (soddisfacente o no) in realtà non è la risposta; se lo fosse, la domanda avrebbe dovuto andarsene una volta e per sempre.
Tutte le domande sono varianti di una stessa domanda. Voi avete già le risposte, e tutte quelle domande sono domande per le quali non vi interessa nulla ottenere le risposte. Se la risposta svanisce con la domanda, anche l'entità non esistente che pone la domanda dovrebbe finire. Non so se sono chiaro. Avete domande che possiate rivendicare come vostre originali? Se potete formulare una domanda che sia realmente vostra, qualche cosa che non sia mai stato chiesto prima, in questo caso ci sarebbe un senso a discutere. Capite che non dovete sedervi e chiedere niente a nessuno perché queste domande sono inesistenti.
Una domanda che sia realmente vostra non sarebbe mai stata formulata prima. Tutte le risposte sono pronte per una tale domanda. Voi probabilmente non comprendete che tutte le domande che state facendo sono nate dalle risposte che sono già in voi, e che queste non rispondono assolutamente alle vostre domande. Sono risposte che vi sono state inculcate. Perché state facendo queste domande? perché non siete soddisfatti dalle risposte che vi sono già state date? Questa è la mia domanda. Perché? Se voi foste soddisfatti andrebbe bene, allora direste: "Non mi servono più risposte". Ma le domande sono ancora là dentro di voi. Il fatto che voi continuiate a fare domande dimostra che le domande ci sono ancora. Perché sono ancora lì? Cosa succede se la domanda finisce? Voi finite con essa. Voi non siete altro che le risposte. Questo è tutto ciò che enfatizzo. Se comprendete che non c'è l'interrogante che sta ponendo le domande, la vostra identità, ciò che voi siete, è in grande pericolo. Questo è il perché non volete nessuna risposta. Una vera risposta è la fine delle risposte che voi già possedete e che non sono vostre. Cosa diavolo resta a quel punto? Le vostre risposte sono cose morte, sono state date da persone morte. Chiunque ripete quelle risposte è una persona morta. Una persona viva non può dare una risposta a quelle domande; perciò ogni risposta che voi ottenete da chicchessia è una risposta morta, perché la domanda stessa è una cosa morta. Questa è la ragione per cui non vi sto dando nessuna risposta. Il vostro è un mondo di idee morte. Tutti i pensieri sono cose morte Essi non sono vivi. Non potete dar loro la vita. Questo è ciò che cercate continuamente di fare. Li rivestite di emozioni, ma essi non sono cose vive. Essi non possono mai toccare niente di vivo. I problemi spirituali e psicologici che pensate di avere sono problemi reali. Le soluzioni che avete non sono adeguate per questi problemi. Vanno bene come discussione accademica, o in qualche sorta di rituale in cui si facciano domande e risposte, dove si ripetano le stesse vecchie idee, ma tutto ciò non può in nessun modo toccare niente di vivo, perché una cosa viva brucerebbe in modo completo e totale tutto quanto. Voi non toccherete mai nulla di vivo. Finché userete il pensiero per capire e per sperimentare, non vedrete, nè entrerete in contatto con niente di vivo. Quando il pensiero non c'è più, svanisce anche la necessità di vedere o di capire. Tutto quello che sperimentate serve solo ad aggiungere forza a quell'io. Non c'è nulla che potete rivendicare come vostro. Io non ho domande di nessun tipo. Come fate voi ad avere così tante domande? Né vi sto dando risposte. Ripeto le stesse cose giorno dopo giorno. Che voi comprendiate o no, non ha nessuna importanza per me. Cosa vuole dire la gente quando parla della coscienza? Non esiste una cosa come la coscienza. La tecnologia medica può dire perché una persona è incosciente, ma l'individuo che è incosciente non ha modo di sapere il perché. Quando esce da quello stato di incoscienza, ridiventa cosciente. Pensate di essere coscienti ora? Pensate di essere svegli? Pensate di essere vivi?
È solo il vostro pensiero che vi fa credere di essere vivi, di essere coscienti, di essere svegli. Succede quando entra in gioco la conoscenza che avete delle cose. Voi non avete nessun modo di conoscere o di sapere se siete vivi o morti. Voi divenite consci delle cose solo quando la conoscenza entra in azione. Quando la conoscenza è assente, al pensiero, il quale finisce prima che la morte abbia luogo, non importa se la persona è viva o morta. Veramente non conta nulla se uno è vivo o morto. Naturalmente la cosa è importante per chi gli sta vicino, per coloro che hanno contatti ed affetti per quella persona, ma voi non avete modo di sapere se siete vivi o morti, o se siete coscienti o no. Voi diventate coscienti solo attraverso l'aiuto del pensiero. Ma sfortunatamente esso è sempre presente. Il mio suggerimento che non sia possibile sperimentare niente per voi non ha senso, perché non avete nessun punto di riferimento. Quando manca il movimento del pensiero, tutte le domande circa la coscienza finiscono. Questo è ciò che intendo dicendo che le domande sono assenti. Come potete voi ottenere un cambiamento nella coscienza che non ha limiti, non ha confini, non ha frontiere? Gli scienziati possono spendere milioni e milioni di dollari, fare tutti i tipi di ricerche per trovare dove sia collocata la coscienza umana, ma non troveranno niente. Ci possono provare -- stanno già spendendo miliardi per cercare il luogo dove la coscienza è collocata, ma le possibilità che ci riescano sono nulle. Non esiste quel posto negli individui; ciò che c'è, è solo pensiero. Ogni volta che un pensiero nasce, voi create un' entità, un centro, e quel centro vi serve come riferimento per sperimentare le cose. Se non c'è il pensiero, non è possibile per voi sperimentare nulla, e non potete mettere in relazione nulla con la cosa inesistente che voi stessi siete. Ogni volta che nasce un pensiero, voi nascete con lui. Il pensiero per sua natura ha vita breve, e quando è passato è realmente finito. Questo è probabilmente ciò che la tradizione vuole significare con i termini morte e rinascita. E non che muoia e rinasca quell'entità non esistente che pensate di essere. La fine della nascita e della morte è lo stato di cui parlano tutti quei saggi. Ma quello stato non può essere descritto nei termini di beatitudine, amore, compassione e tutti quei nonsensi ben noti, perché non può essere sperimentato. Anche l'esperienza del mondo attorno a voi trae origine dallo stesso principio. Ci deve essere un punto ed è questo punto che crea lo spazio. Se questo punto non c'è, non c'è neanche lo spazio. Così tutte le vostre esperienze sono illusorie. Non sto dicendo che il mondo è un' illusione. Tutti i filosofi Vedanta in India, particolarmente chi studia Shankara, sono soliti indulgere in questi frivoli nonsensi. Il mondo non è un'illusione, ma tutto ciò che sperimentate in riferimento a questo centro, il quale è esso stesso illusorio, è condannato ad essere un' illusione; questo è tutto.
La parola Sanscrita "maya" non significa illusione nei termini in cui usate la parola inglese. "Maya" significa misurare. Voi non potete misurare nulla, a meno che abbiate un punto. Se manca il centro, non ci sarà circonferenza. Questa è semplice aritmetica. Questo punto non ha continuità. Nasce in risposta alla domanda di una data situazione, è la situazione che dà origine a questo punto. Il soggetto non esiste là. È l'oggetto che crea il soggetto.
Quanto dico va contro l'intero pensiero filosofico indiano. Il soggetto viene e va in risposta alle cose che stanno succedendo là fuori. È l'oggetto che crea il soggetto, e non viceversa. Questo è un semplice fenomeno che può essere sperimentato. Per esempio: se non c'è oggetto là, non c'è nemmeno il soggetto qui. Ciò che crea il soggetto, è l'oggetto. C'è la luce; se non ci fosse, non avreste modo di vedere nulla. La luce illumina l'oggetto, ed il riflesso di quella luce attiva il nervo ottico che a sua volta attiva le cellule della memoria. Quando le cellule della memoria sono stimolate, entra in gioco tutta la conoscenza che avete dell'oggetto. È quel processo che sta avvenendo, che crea il soggetto. Ed il soggetto è solo la conoscenza che voi avete dell'oggetto. La parola microfono è l'occhio. Non vi è altro là, a parte la parola microfono.
Se riducete le cose a questo modo, vi rendete conto dell'assurdità di parlare del "Se", "Se alto", "Se basso", auto- conoscenza; è tutta spazzatura. Non potete indulgere in tali assurdi nonsensi e costruire teorie filosofiche. Non c'è un soggetto che crea l'oggetto. Non solo l'io, ma tutte le sensazioni fisiche sono coinvolte in questo. La vista, l'udito, il gusto, l'olfatto, il tatto, l'attività di ognuno di questi sensi necessariamente crea il soggetto. Non è lo stesso unico soggetto che sta provando queste sensazioni collezionandole in un insieme che gli fa dire: "questo sono io"; ma sono tanti soggetti senza continuità, nè connessione. Il suono è uno, la vista è una, l'odorato è uno. (Sfortunatamente l'uomo, dicono abbia sviluppato 4000 sfumature del senso dell'olfatto, che sono inutili per lo scopo della sopravvivenza di questo organismo vivente.) Il senso del tatto indica le vibrazioni che creano il soggetto là in voi. E questo soggetto viene e va, viene e va. Non c'è nessuna entità permanente. Ciò che esiste là (quello che voi chiamate io) è solo il pronome di prima persona. Niente altro, non c'è un'entità permanente in voi. Mentre siete vivi, la conoscenza che c'è in voi non vi appartiene. Perché siete interessati a cosa succederà dopo che quell'entità che chiamate "io" non ci sarà più? L'organismo fisico lavora di momento in momento, perché quello è il modo di funzionare delle percezioni fisiche.
Parlare di vivere di momento in momento, riferendosi ad uno stato della mente indotto dal pensiero, non ha senso per me. Se c'è un senso, esso è nei termini del funzionamento fisico di questo corpo. Quando non c'è il pensiero, quello che rimane è un vivere di momento in momento. Sono tutte immagini, milioni e milioni di immagini, per dirla con il linguaggio dei film. Non c'è continuità, non c'è movimento là. Il pensiero non può mai, dico mai, catturare quel movimento. Neanche se lo investite col movimento stesso, il pensiero riuscirà mai a catturare il movimento attorno a voi. Il movimento della vita si svolge fuori e dentro di noi. Sono sempre insieme. Il pensiero è essenziale solo per la sopravvivenza di questo organismo vivente. Quando serve, esso è presente. Quando non serve, la domanda se sia presente o meno non ha nessuna importanza. Non potete parlare di quello stato in termini poetici e romantici. Se ci fosse una persona in quello stato, non se ne starebbe nascosta da qualche parte. Egli sarebbe qui brillante come una stella. Voi non potete occultare una tale persona sotto una stuoia. Essere un individuo non è una cosa facile, vedete. Questo significa che voi siete ordinari. È molto difficile essere ordinari, sapete. Voi volete essere qualche cosa di diverso da ciò che siete. Essere se stessi è molto facile, non occorre fare nulla. Nessuno sforzo è necessario. Non dovete usare la volontà, non dovete fare assolutamente nulla per essere voi stessi. Invece per essere qualche cosa di diverso da quello che siete, dovete fare un mucchio di sforzi.
http://www.ugkrishnamurti.net/
Il coraggio di essere se stessiDialoghi in Amsterdam tra U.G. e alcuni amici
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