giovedì 2 gennaio 2014

Il primo articolo dell'anno



Come iniziare se non con l'oggetto della nostra ricerca.
L'essenza, la natura ultima, il significato, il significato del significato, la realtà sottostante, Dio o come preferite chiamarla.
In Cina, qualche migliaio di anni fa, la chiamavano Tao.
I Greci la personificavano nel fato.
Oggi molti preferiscono darle un nome più o meno scientifico.
Al di là dei nomi, di quello si tratta.
Venendo al mondo era evidente, non c'era bisogno di  parole.
Nessun dogma o concetto astruso.
La reaòltà era evidente.
Per questo Gesù, o chi in suo nome, ha predicato di tornare come bambini.
Ecco il problema.
L'unica ricerca che ci può far trovare è una non-ricerca.
Per questo proviamo a meditare.
Mi fa ridere quando mi chiedono cosa faccio quando medito:
non faccio niente, medito.
Se facessi qualcosa mentre medito, non potrei meditare, non credi? 
Anche qui è un fatto di parole: è facile andare fuori strada.
Meditare, riflettere, contemplare, concentrarsi, come tradurre con una parola quelo che si fa stando seduti?
Dhyāna, il termine sanscrito, é più vicino a visione, e quindi a contemplazione.
A me piace tradurlo come esistere.
Nella meditazione cessi ogni attività accessoria e semplicemente esisti.
Respiri, fai battere il cuore e circolare il sangue, certo, ma niente'altro.
Sei, semplicemente sei e così realizzi la natura prima di te stesso.
Che coincide con quella di tutti e del Tutto.
 

Nessun commento:

Posta un commento

Grazie per il tuo commento, é prezioso per me.