mercoledì 5 febbraio 2014
Domande e Risposte
Domanda: Quindi credi in Dio?
Risposta: In un certo senso.
D: Cosa vuol dire in un certo senso? O ci credi o non ci credi.
R: Vuol dire che dipende. Dipende dal significato che dai a quella parola.
D: Va bene, forse non credi in Dio, ma crederai pure sempre in un qualche tipo di Dio.
R: Dipende sempre da cosa intendi. Io non credo nell'esistenza di un Dio persona, fatto a immagine e somiglianza dell'uomo, che viva in un modo più o meno simile al nostro e che ugualmente si possa dire che occupi in qualche modo un posto oppure un tempo. Rifuggo del tutto l'idea che possa provare sentimenti ed emozioni nel senso in cui lo facciamo noi e soprattutto che il suo agire possa avere un segno, positivo o negativo che sia.
D: E allora in cosa credi?
R: Lo sai. Io non credo in nulla, se credere significa sperare, aver fiducia o fare un patto con qualcuno. Io sono convinto, almeno fino a questo momento, che le parole Dio, Divinità, Creatore, Padre Celeste, Dea Madre, realtà ultima, infinito e persino supercoscienza, individuo, anima del mondo, siano nient'altro che etichette, per lo più sinonimi. L'uomo deve far rientrare nel proprio sistema di riferimento tutto ciò con cui entra in contatto, per questo inventa nomi e definizioni che in qualche modo lo possano aiutare a definire ciò che vede, conosce, percepisce o concepisce. Io preferisco chiamarlo Tutto e al tempo stesso Uno, gli antichi maestri cinesi usavano la parola Tao che ha un significato più o meno simile e di sicuro un suono più affascinante. Dico che è Tutto, perché tutto ciò che esiste ne è compreso e dico che è Uno perché tutto ciò che esiste si identifica in sé stesso, perdendo ogni distinzione. Potrei dirti che è Vuoto, che è Wu, oppure Nulla. Ma preferisco dire Tutto.
D: Quindi sei un panteista.
R: Non credo. Io non vedo Tutto in Dio o Dio in Tutto. Io penso che lo stesso concetto di Dio sia da rivedere. Proprio non esiste un Dio persona: nell'antichità abbiamo isolato degli aspetti del Tutto di cui facciamo parte e li abbiamo etichettati come Dio. Operando distinzioni nel Tutto, senza contare appunto che ne facciamo parte. Ma cosa volevano dire i grandi ,maestri del passato quando usavano termini come 'figli di Dio' e 'unirsi a Dio' e 'dissolversi nel vuoto' e così via? Nella molteplicità delle parole c'é un'unicità di visione. Non esiste un uomo separato da Dio né un Dio separato dalla sua creazione e neppure una creazione separata dall'uomo. Tutto è unito, di più tutto è la stessa cosa. Tutto è semplicemente Uno.
D: Allora chi preghi quando preghi?
R: L'unico tipo di preghiera che pratico è il Ringraziamento. Le mie parole non sono rivolte a nessuno: è un ringraziamento a prescindere. E' contemplazione di tutto ciò che ho. E' apprezzamento. E' riconoscimento. E' dare valore a ciò che mi circonda, alla mia vita, al Tutto stesso. In qualche modo è più simile alla meditazione perché assomiglia in fin dei conti ad una presa di coscienza. Se nella meditazione prendo coscienza dell'essenza tramite la contemplazione, ringraziando cerco di osservarla. Ringraziare è riconoscere.
D: Quindi non ringrazi qualcuno che ti ha fatto il dono della vita.
R: No. Nessuno, in senso di individuo mi ha donato nulla. Il Tutto stesso è un dono. E, guarda, nel tutto c'é proprio di tutto. Non serve a nulla ringraziare solo perché sei sano, hai un lavoro o ti amano tutti. Ringraziamo anche per la malattia, la miseria e la malevolenza delle persone, perché anche la miseria e la malattia e la malevolenza e la disperazione sono Tutto e sono un dono.
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