venerdì 7 febbraio 2014

La Felicità.




X: Cos'é la felicità?
Y: La felicità è un'attitudine.

X: Che vuoi dire?
Y: Un'attitudine: un modo di fare, un atteggiamento, una predisposizione.

X: Non trovi che sia più esatto dire che è un sentimento, un'emozione?
Y: Assolutamente no: un'emozione è qualcosa di esterno, che viene dall'esterno ed è provocata da qualcosa di esterno. La felicità è un modo di percepire l'esterno, un modo di porsi verso l'esterno, un'attitudine, come dicevo, tramite la quale ci si approccia al mondo esterno.

X: Non sono d'accordo. Sei felice per qualcosa che ti capita e ti rende, appunto, felice.
Y: Quella non è felicità. Quella sì è un'emozione, una reazione, e dura il tempo di un pensiero. Non puoi trattenerla perché dipende dall'esterno, o comunque da quello che identifichi con l'esterno, e quindi non ti appartiene propriamente. La felicità non può dipendere da ciò che avviene da quello che percepisci come l'esterno. La felicità deve provenire da te, dev'essere un atteggiamento un modo di percepire, un modo di vivere. Devi essere felice a prescindere.

X: Beh, questa è solo teoria.
Y: Questa è una strada, già percorsa, se è questo il tuo dubbio: qualcuno ci si è già incamminato. I tuoi maestri l'hanno fatto e ora ti spettano al di là di quelle difficoltà che ti pare di vedere.

X: Forse è possibile per qualcuno di noi, ma per la maggior parte di noi...
Y: Vuoi dire che la maggior parte di noi è destinata all'infelicità.

X: Voglio dire che sarebbe bello essere felici tutti, sempre, ma non è possibile.
Y: E' un mondo triste quello che presenti. Un mondo di persone destinate all'infelicità, alla tristezza, al dolore. Questo mondo non mi piace. Io preferisco essere felice. Io preferisco sorridere, sempre e comunque.

X: ...
Y: Una volta un uomo santo mi chiese se ero felice, avevo diciotto anni, ed io gli risposi che stavo imparando ad esserlo. La felicità è una via, non è un risultato, un percorso, non un punto d'arrivo. La felicità è il mezzo, non il fine. Uno dei miei maestri mi disse che la nostra volontà di essere felici è ciò che più ci ostacola nel raggiungimento della felicità. Oggi ne sono sempre più convinto. Vogliamo la realizzazione, la felicità, la vita e l'amore e spendiamo tutta la vita a cercarle ovunque, come anime in pena, come il pesciolino che cercava il Grande Oceano, e non ci rendiamo conto di averle già intorno a noi. Ci lamentiamo di non essere capiti e non perdiamo tempo a capire gli altri, ci lamentiamo per la salute e facciamo di tutto per comprometterla, ci lamentiamo della mancanza di amore e fratellanza e non guardiamo mai negli occhi chi ci è vicino. Cerchiamo la nostra via e passiamo di continuo di fronte al casello senza imboccarlo mai. Dipendiamo da ciò che ci arriva dall'esterno, senza renderci conto che l'esterno non esiste e che ogni cosa proviene proprio da noi.


 Conversazione 7 febbraio 2014

1 commento:

  1. Voglio essere felice! tante volte l'ho detto e gridato a me stessa e a chi era in grado di ascoltare un grido di dolore! ma già un grido di dolore non può essere felicità e un desiderio non potrà mai essere un sogno!

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