martedì 30 aprile 2013
il maestro zen e il cristiano.
Un cristiano una volta fece visita a un maestro zen e disse:<<Permettimi di leggerti alcune frasi del Discorso della Montagna>>.
<<Le ascolterò con piacere>>, disse il maestro.
Il cristiano lesse alcune frasi e alzò gli occhi. Il maestro disse:<<Chi ha pronunciato queste parole era davvero un uomo illuminato>>.
Ciò fece piacere al cristiano. Continuò a leggere. Il maestro lo interruppe e disse:<<L'uomo che ha proferito queste parole può davvero essere definito un salvatore dell'umanità>>.
Il cristiano era elettrizzato. Continuò fino alla fine. Il maestro allora disse: << Questo discorso è stato pronunciato da un uomo splendente di divinità>>.
La gioia del cristiano non conosceva limiti. Se ne andò deciso a tornare e a convincere il maestro zen che egli doveva farsi cristiano.
A. de Mello, il canto degli uccelli.
A volte,
quando pensiamo di insegnare,
ci distraiamo
e perdiamo una buona occasione per imparare.
g.
Ciò che rimane è il coraggio
U.G.: La rabbia riapparirà ancora. Così cosa fate? Voi non state trattando con la rabbia. Finchè cercherete il sistema per non ledere la persona che vi sta assalendo con un coltello non tratterete mai con la rabbia.
Voi dovete difendervi, questo è fondamentale. Non sto dicendo che la vostra rabbia vi renda impossibile gestire una situazione come questa. Non dite che è non violenza o che non dovreste ferire gli altri. Lui vi stà attaccando. Anche nella bibbia c'è scritto: occhio per occhio e dente per dente. Ma voi non lo mettete in pratica.
Naturalmente è praticato su larga scala, ma nella vita di ogni giorno, vi dicono, che è qualche cosa di terribile da fare. Non vedo problemi per nulla in una situazione del genere. Dov'è il problema? Non c'è utilità a discutere queste situazioni ipotetiche per la semplice ragione che una persona alle prese con la rabbia, chi sta bruciando di rabbia non cercherà di discutere il problema della rabbia.
E' stupefacente. Quello è il momento per trattare queste cose, quando realmente bruciate di rabbia, di desiderio, quando siete in preda a tutte quelle cose da cui volete liberarvi. Altrimenti è come una discussione accademica. Qualcuno che parla dell'anatomia della rabbia, dettagliando come la rabbia sorga, o l'anatomia dell'amore. È troppo ridicolo.
Di solito vi sono offerte soluzioni che non funzionano quando c'è una situazione reale. Questo è il motivo per cui non discuto di queste cose. Non ci sono problemi per l'individuo. Quando è pazzo di rabbia -- è il momento giusto per lui di gestire la cosa. Questo ferma il pensiero.
D: C'è la possibilità di guardare i problemi? U.G.: No. Perché siete voi stessi il problema. D: Quindi non ci sono risposte.
U.G.: Non c'è modo di separarvi dai problemi. Questo è quanto state provando a fare. Questo è ciò che intendo dicendo che voi state isolando la rabbia e provando a guardarla ed a trattare con essa come se fosse un oggetto fuori da voi. In questo atto di cercare di separarvi da voi stessi potrebbe succedere che si verifichi ciò che temete. Quello è inevitabile. Non avete modo di controllarlo. C'è qualche cosa che potete fare per prevenire che avvenga questa separazione da ciò che siete? È una cosa orribile, accorgervi che siete voi stessi la rabbia e qualsiasi cosa facciate per prevenirla, o per fermarla, o per gestirla, è falso. Quell'azione di prevenzione sarà domani o nella vostra vita futura -- non ora. Quello è ciò che siete. Non siete persone spirituali, religiose. Voi potete pensare di esserlo perché state cercando di controllare la vostra rabbia, o state provando a liberarvi dalla rabbia, o ancora ritenete di essere diventati molto meno rabbiosi con il passare degli anni. Tutto quello, vi fa pensare di non essere come quegli uomini viziosi che evitate. Ma voi non siete diversi, non siete più spirituali delle persone che condannate. Domani diventerete delle persone meravigliose, sarete liberi dalla rabbia. Cosa volete che faccia nel frattempo? Che vi ammiri? Perché vi siete appiccicati quell'etichetta di uomini spirituali o perché avete indossato quegli abiti stravaganti? Cosa volete da me? Perché volete che vi ammiri? Non c'è nulla lì da ammirare perché siete viziosi esattamente come ogni altro essere in questo mondo. Come potete assumere queste posizioni (yoga), o adottare qualche tipo di attitudine mentale e sentirvi superiori agli animali? Gli animali sono meglio degli esseri umani. Un animale agisce ed uccide solo per lo scopo della sua sopravvivenza. Se uccidete i vostri simili per nutrirvi è un atto morale -- solo in quel caso, perché guardatevi attorno, una forma di vita si nutre delle altre forme. Se voi parlate di vegetarianismo, e poi uccidete migliaia di persone, quello è l'atto più immorale ed imperdonabile che una cultura di esseri umani che si dicono civili possa fare. Vedete l'assurdità delle due cose? Voi condannate queste uccisioni, ed amate gli animali. A che scopo? Cosa dite di quegli esseri umani là? State uccidendo e massacrando semplicemente perché essi sono una minaccia per voi. Pensate che un giorno possano portarvi via le cose che avete. Così prima che quella gente venga e vi rubi ogni cosa, voi pensate di essere nel diritto di massacrarli nel nome dei vostri credo, o nel nome di dio sa cosa. Questo è ciò che hanno fatto le religioni, fin dall'inizio. A che scopo fare rivivere tutte queste religioni? Qual'è lo scopo di questo esercito di guru che vengono in questo paese ad insegnare cose che non funzionano nelle loro vite o nei paesi dai quali provengono? Possono parlare dell'unicità della vita, l'unità della vita tutto il tempo. Ma queste cose non producono nulla nelle loro vite. Che senso ha? Voi condannate queste cose semplici che sono necessarie per la vostra sopravvivenza. Queste sono azioni molto morali. Non voler sopravvivere, rinunciare a nutrirsi, sono atti di perversione. La sofferenza è il fondamento sul quale l'intera religione Cristiana è basata. Non dimenticate questo. Così voi soffrite nella speranza di guadagnarvi un posto in prima fila là in paradiso. Non esiste il paradiso! Voi vivete all'inferno ora, nella speranza di raggiungere il paradiso dopo la vostra morte. A che scopo? Tutte le religioni enfatizzano quello. Sopportate le pene, la tolleranza del dolore è il mezzo. Voi andate all'inferno ora, nella speranza di avere il paradiso alla fine della vostra vita, o alla fine di una serie di vite, se volete credere nella reincarnazione.
Sto solo sottolineando l'assurdità di discutere di queste cose. Gli insegnamenti religiosi non hanno senso quando voi siete incastrati in qualche problema. In quel caso agirete esattamente come chiunque altro. Questa cultura, i vostri valori, religiosi o altro, non hanno mai toccato nulla di vivente qui. Se l'uomo si libera dal dilemma morale, il quale è la base dell'intero pensiero umano, allora riuscirà a vivere come un vero essere umano. Non un uomo spirituale, non un uomo religioso. L'uomo religioso non serve a questa società. Un uomo gentile è una minaccia alla societ&agrav e;, uno che pratichi la gentilezza. D: ....E' una minaccia?
U.G.: È una minaccia per la società, perché tutte le distruzioni sono state prodotte da quei maestri spirituali. Coloro che parlarono d'amore, o di non violenza. Tutte le forze distruttive sono nate dal pensiero di quegli uomini. Noi siamo tutti eredi di quella cultura. Non possiamo fare altro che quello. Se voi rigettate i maestri, siete liberi dal peso e dalla falsità dell'intera cultura. Questo è tutto. Individualmente diventate liberi dalla totalità di tutte le assurdit&agra ve; che ci sono state imposte.
Allontanatevi da queste persone che fanno affari oggi in questo mercato dello spirito, non vi curate di questi. Non serve a nulla nemmeno biasimarli. Noi siamo qui. Siamo gli eredi di quella cultura violenta. La cultura non è altro che insegnare all'uomo come uccidere ed essere ucciso, nel nome della religione, o per una ideologia politica, o il patriottismo, o quant'altro volete. Non può essere diverso. Questo è il perché dico che tutto si muove nel senso di una distruzione totale dell'uomo. Queste cose hanno messo in moto forze distruttive che nessun potere può più fermare.
D: Nessun potere.
U.G.: Nessun potere, nessun Dio può fermare questo, perch&eacu te; queste divinità stesse hanno messo in moto queste forze di distruzione. Lo vedete succedere ora.
Quando l'uomo delle caverne prese un osso dalla mascella di un asino per uccidere il suo vicino, ci furono possibilità di sopravvivenza per gli altri. Gli stessi uomini delle caverne che vivono oggi al Cremlino o alla Casa bianca, od al parlamento là in India -- sono quelli che metteranno in moto, che libereranno quelle forze di distruzione che cancelleranno completamente ogni forma di vita da questo pianeta. E l'uomo porterà con sè tutte le specie che esistono oggi su questo pianeta. D: Se tu dici che non possiamo fermarlo.....
U.G.: Potete? Potete fermare queste forze? No, non potete. La sola cosa che potete fare è .....
D: Io penso che come umanità noi possiamo fermarlo se lo vogliamo.
U.G.: Quando? Non lo vuoi ovviamente. Lo vuoi?
D: Si. U.G.: Va bene cosa fai in proposito? Dimmi cosa fai? Vedi l'urgenza del problema? Qualche lunatico là può premere i bottoni. Noi siamo qui seduti confortevolmente e parliamo di queste cose ...... D: Io penso che ci sia una possibilità, di fermarli. U.G.: Qual'è la possibilità? D: Agire. U.G.: Come? Quando agirai? Quando sarà troppo tardi. Quando l'olocausto sarà avvenuto, sarà tardi. Oppure puoi aderire al movimento pacifista, il che è ridicolo. D: È ridicolo? U.G.: Si, certo. D: È già troppo tardi? U.G.: Non vuoi la polizia per proteggere le tue piccole propriet&agrav e;? La bomba all'idrogeno è un' estensione di quello stesso principio. Non potete dire: la polizia la voglio, ma la bomba no. Essa è un'estensio ne dello stesso principio.
D: Siamo dunque senza speranza?
U.G.: Cosa ti fa pensare che è possibile fermarli? Tu puoi fermarli in te. Liberare te stessa da questa struttura sociale che sta lavorando dentro di te; se non lo fai, diventerai anti- sociale, se non lo fai, diventerai anti-questo, anti-quello.
Tu puoi estromettere tutto quanto dal tuo sistema e liberare te stessa dal peso di questa cultura. Lo puoi fare da te stessa e per te stessa. Non ti deve riguardare se questo sarà utile o no per la società.
Se c'è un individuo che cammina libero, voi non avete più quel senso soffocante riguardo a ciò che vi ha fatto questa orribile cultura. Il problema non è l'est o l'ovest, è la stessa cosa ovunque. La natura umana è esattamente la stessa. A voi interessa solo sapere cosa fare e cosa non fare.
D: Noi tutti siamo....
U.G.: Come possiamo fermarli? Individualmente non c'è un bel niente che potete fare. Collettivamente potete solo creare un esercito della salvezza come quello che c'è già. Questo è tutto. Allora cosa facciamo? Un' altra chiesa, un' altra Bibbia, un altro predicatore. D1: Cosa pensi riguardo a questa risposta? D2: Cosa penso? Sono d'accordo, ma è molto teorico. Semplicemente liberarsi dal peso della cultura. Capisco, ma in pratica è molto difficile. Non c'è nulla che posso fare in merito. U.G.: Non c'è nulla, nessuna cosa ... voi non avete nessuna libertà d'azione.
D:. No.
U.G.: Quando questo è capito, quello che c'è là esprime se stesso. L'intelligenza che c'è là può agire in modo molto più efficiente di tutte le soluzioni che l'uomo ha prodotto attraverso il suo pensiero, il quale è il risultato di milioni e milioni di anni di evoluzione. L'ideale che abbiamo posto davanti a noi, l'uomo perfetto, è solo un mito. Quest'uomo non esiste per nulla. L'uomo ideale non c'è, è solo una parola ,un' idea.
Tutta la vostra vita voi provate a diventare quell'uomo ideale, e tutto ciò che vi resta è solo miseria, la sofferenza e la speranza,di essere quello. "Un giorno ci riusciremo." Quella è la speranza con la quale morirete.
D: Allora una soluzione è di accettare il nostro essere, come siamo.
U.G.: Si! come siete, esattamente nel modo che siete. Allora non sarete più in conflitto con la società. La cultura ha posto davanti a voi questa richiesta, che vi spinge a voler cambiare voi stessi in qualcosa di diverso.
Quello è ciò che la cultura ha fatto, mettervi in testa questa idea. Se vuoi fare qualche cosa, loro ti dicono, "Ragazzo guarda qui, osserva ciò che fai." Questo è quanto stanno facendo. Poi viene la società ed anche lei ti dice: "Guarda ciò che fai." E quello ha prodotto la paura. Allo stesso tempo essa parla di liberarti dalla paura e del coraggio e tutto il resto, -- essere un uomo senza pari, -- il tutto è solo al fine di usarvi per mantenere lo "status quo", la continuità della società stessa. Questo è perché vi insegnano il coraggio, vi insegnano la mancanza di paura, in modo che possiate contribuire a mantenere la continuit& agrave; della società. Voi siete parte di essa. Questo è il perché ogni volta che volete agire, quello che rimane è la paura e l'impossibili tà di agire. La società non è là fuori, la cultura non è fuori, e finché non siete liberi da quelle, non potete agire.
D: Finche non saremo liberi da essa? U.G.: Allora non verrete da me a chiedere "Quale sarà quella azione?" C'è già un' azione anche se non ne siete coscienti.
D: Così dici che l'uomo dovrebbe agire solo quando è libero dalla struttura sociale. Tu sei libero?
U.G.: L'uomo non è capace di agire perché sta a pensare tutto il tempo in termini di libertà d'azione. "Come posso essere libero di agire?" Questo è tutto ciò che vi interessa, la libertà. Ma in voi non sta agendo quella libertà. La richiesta per la libertà d'azione, previene l'azione stessa, la quale nella sua natura non è ne sociale, ne anti- sociale. D: Quindi uno è libero se si accetta così com'è nella situazione? U.G.: Questo è tutto. A quel punto non siete più in conflitto con la società. Non servirete più alla società . D'altro canto, se voi diventate una minaccia per la società, la società vi liquiderà. Il problema per voi è volere due cose nello stesso tempo. Voi volete cambiare. E quella volontà di cambiamento è una richiesta della società, così che voi diventiate parte di essa e con ciò contribuiate al mantenimento e alla continuità della struttura sociale. La seconda cosa è, che voi temete i cambiamenti. Questo è il conflitto. Quando la richiesta di cambiamento in voi cessa, allora anche l'interesse di cambiare il mondo attorno a voi finisce, ipso facto. Entrambe sono finite. Altrimenti le vostre azioni saranno un pericolo per la società. La società vi eliminerà di sicuro. Essere pronti ad essere liquidati dalla struttura sociale, questo è il coraggio. Non morire nel campo di battaglia, combattere per le vostre bandiere. Cosa simboleggiano le bandiere? Voi sventolate le vostre bandiere qui, gli altri sventolano le loro, vi mettete assieme e parlate di pace. Quanto è assurda l'intera situazione. E andate avanti a parlare di pace.
Voi dovete fedeltà alla vostra bandiera, e gli altri alla loro, e nello stesso tempo parlate di pace nel mondo. Come ci può essere pace al mondo se ognuno difende una bandiera diversa? Chi ha le armi migliori avrà maggiori possibilità. Con le mie bandiere qui, le vostre là -- marciamo per la pace. Oppure create un'altra bandiera con il simbolo del gruppo pacifista.
D: È inutile.
U.G.: Non devo ripeterlo. Sei pronta a fare senza la polizia? Individualmente vuoi proteggere te stessa, la tua vita prima di tutto -- non sto dicendo se sia giusto o no -- o le piccole proprietà che hai. Voi avete bisogno della polizia che vi protegga. Tirate una riga e dite "Questa è la mia nazione." E quindi volete proteggere la vostra nazione. E quando non potrete più farlo, dovrete aumentare i vostri mezzi di distruzione, sempre per proteggere voi stessi, mentre direte che lo fate per scopi difensivi. Certo che è per difesa.
Quelle, le bombe, sono solo un' estensione del poliziotto. Non potete parlare contro le bombe fino a che volete la polizia per proteggere le vostre proprietà. Voi potete andare alle marce della pace, sedervi fuori dalle centrali nucleari, cantando ballate pacifiste, e suonando la chitarra, "fare l'amore e non la guerra" -- non ascoltate. Non ascoltate tutti quegli stupidi discorsi. Fare l'amore e fare la guerra, provengono dalla stessa sorgente. Quindi quei canti diventano una volgare presa in giro. È abbastanza penso. Credo che basti. D: Cos'è questa relazione tra noi stessi ed il mondo in cui viviamo?
U.G.: Assolutamente nulla eccetto il fatto che il mondo che voi sperimentate è un mondo creato da voi. Voi vivete in un mondo vostro. Voi avete creato un mondo con le vostre esperienze e volete proiettare questo mondo sul mondo reale. Non avete modo di sperimentare la realtà del mondo.
Voi e io usiamo le stesse parole per descrivere una video camera. Quello che state tenendo in mano è una penna o una matita a secondo dei casi. Noi dobbiamo accettare queste convenzioni come valide perché ci servono. Ci servono per funzionare in modo intelligente in questo mondo. D: Quindi nessuno può essere un esempio per una altro?
U.G.: Una guida va bene per gli animali, non per gli esseri umani. Un essere umano non può seguire nessuno. Fisicamente noi dobbiamo dipendere dagli altri; ma questo è tutto.
D: Diresti che non esiste una cosa come il progresso spirituale? oppure diresti che esiste? U.G.: Quello che suggerisco è che non esiste proprio una cosa come la spiritualità. Se voi sovrapponete alla vita materiale quella che è chiamata vita spirituale create il problema; siccome esiste una crescita nell'ambito materiale, volete applicare la stessa logica a quello che chiamate ambito spirituale.
D: Suggerisci che il problema nasce quando inizia la divisione nelle cose?
U.G.: Voi dividete la vita in materiale e spirituale. C'è solo la vita materiale, l'altra non ha importanza.
Voler cambiare la vostra vita materiale nel così detto cammino spirituale, che vi è stato suggerito dalle persone religiose, distrugge la vostra possibilità di vivere in armonia accettando la realtà di questo mondo materiale esattamente così com'è. Ciò è responsabile per le vostre pene, per le vostre sofferenze ed il vostro dolore. Vi è una lotta continua da parte vostra per essere in un certo modo e per cercare di raggiungere qualche cosa che non esiste. Ed è una cosa senza senso. Ma ciò vi dà la sensazione che stiate facendo qualche cosa di importante.
Voi vi state allontanando sempre più da quel falso obbiettivo. Più sforzo ci mettete, più state bene. Come con i problemi che avete. Provare a risolverli, è la sola cosa che vi interessa, e le possibili soluzioni vi interessano più che i problemi. Vi piace di più pensare alle soluzioni che guardare il problema. Cos'è il problema? Io dico che non avete problemi, solo soluzioni. Qual'è il problema? Nessuno mi dice cos'è. Voi mi state raccontando le vostre soluzioni. Quale dovrei usare per risolvere il mio problema? Cos'è esattamente questo problema? Per i problemi materiali è comprensibile. Se non avete la salute, dovete fare qualche cosa. Se non avete soldi dovete trovare qualche rimedio. Ciò è comprensibile. Se avete problemi psicologici allora cominciano anche i problemi reali.
Tutti questi psicologi, e queste persone religiose con le loro terapie e le loro soluzioni stanno provando ad aiutarvi, ma in realtà non vi stanno conducendo da nessuna parte. L'individuo rimane allo stesso punto di prima. Cosa vogliono dimostrare a se stessi? D: Tu ritieni che i problemi tendono a risolversi da soli ?
U.G.: Qual'è il problema? Voi non guardate mai il problema. Non riuscirete ad osservare il problema finché vi interessano le soluzioni.
D: Tu non desideri le soluzioni? U.G.: Voi siete interessati solo alle soluzioni, non nel risolvere i problemi.
D: Non è la stessa cosa? U.G.: In quel procedere, troverete che le vostre soluzioni sono realmente senza valore. Quelle soluzioni non risolvono il problema, qualsiasi esso sia, anzi lo tengono in vita. Se c'è qualche cosa di rotto con il vostro registratore o la televisione, ci può essere rimedio. C'è sempre un tecnico che vi può aiutare. Ma questo è un percorso senza fine va avanti all'infinito, tutta la vostra vita. Voi non mettete mai in discussione le soluzioni. Se lo faceste, dovreste anche mettere in dubbio coloro che vi hanno dato queste soluzioni. Ma il vostro sentimentalismo vi impedisce di rigettare non solo le soluzione ma anche quelli che le soluzione ve l'hanno fornite. Mettere in dubbio ciò, richiede un tremendo coraggio da parte vostra. Voi potete avere il coraggio di scalare una montagna, attraversare a nuoto un lago, andare con una zattera dall'altra parte del pacifico o dell'atlantico. Sono cose che, con un pizzico di follia, chiunque può fare, ma il coraggio di essere voi stessi, di stare ben saldi sui vostri piedi, è qualche cosa che non vi può essere dato da nessuno. Ne potete liberarvi da quel peso provando a sviluppare tale coraggio. Se vi liberate dal peso dell'intero passato del genere umano, allora ciò che rimane è coraggio.
IL CORAGGIO DI ESSERE SE STESSI Dialoghi in Amsterdam tra U.G. e alcuni amici
Titolo originario: "The courage to stand alone" | |
Tratto dai nastri di: Henk Schonewille | |
Trascritto in internet da: Ellen Chrystal | |
Traduzione di: Piazza Pierluigi | |
Supervisione: J.S.R.L.Narayana Moorty |
lunedì 29 aprile 2013
Sono di passaggio.
Nel secolo scorso, un turista americano fece visita al famoso rabbino polacco Hofetz Chaim. Rimase stupito nel vedere che la casa del rabbino era solo una semplice stanza piena di libri. Gli unici mobili erano un tavolo ed una panca.
<<Rabbi, dove sono i suoi mobili?>>, chiese il turista.
<<E i suoi dove sono ?>>, replico Hofetz.
<<I miei? Ma io sono solo in visita. Sono solo di passaggio>>, disse l'americano.
<<Anch'io>>, disse il rabbino.
A. De Mello, il canto degli uccelli.
Non siamo limitati.
Non siamo precari.
Siamo solo di passaggio.
La sofferenza nasce se scambiamo una tappa con il viaggio.
Non desiderare di fermarti.
g.
Non è possibile avere sempre successo
U.G.: Se raggiungete tutti gli obbiettivi che avete posto davanti a voi, il successo, il denaro, la fama, una buona posizione, il potere, allora siete felici. Nell'ottenimento di queste cose voi lottate duramente. Ci mettete una grande quantità di volontà e di sforzo. Se avete successo non avete problemi. Ma non è possibile avere sempre successo -- lo sapete no.
Ma in qualche modo coltivate la speranza che a voi sarà possibile avere sempre successo. Se non riuscite, siete frustrati. Ma la speranza va avanti. Sia in ambito materiale, che in quello spirituale, c'è il desiderio di riuscire a raggiungere l'obbiettivo che vi siete preposti.
Dovete darmi una mano. Non sono qui a tenere un discorso.
Io chiedo sempre alla gente che viene a trovarmi di essere molto chiari circa ciò che vogliono. "Voglio questo", "non voglio quello". Va tutto bene. Se individuate chiaramente cosa volete veramente, allora riuscirete a trovare il modo ed i mezzi per arrivare alla vostra meta. Sfortunatamente la gente vuole un mucchio di cose nello stesso tempo.
Così voi raggruppate tutti i vostri desideri, in un desiderio basilare, dato che tutti i desideri sono una variante di un unico desiderio.
Voi negate il mio suggerimento che l'uomo vuole essere sempre felice, senza neanche un raro momento di infelicità, o vuole un piacere permanente senza il dolore, ma questo come dicevo pocanzi è fisicamente impossibile. Il corpo non può trattenere nessuna sensazione sia piacevole o dolorosa per lungo tempo. Se lo fa, distruggerà la sensibilità degli organi di percezione e la sensibilità del sistema nervoso.
Nell'attimo in cui riconoscete una particolare sensazione come piacevole, subentra subito la richiesta affinché questa sensazione duri a lungo ma, tutte le sensazioni, indipendentemente dal fatto che siano più o meno intense, hanno una durata limitata. Il problema nasce quando separate voi stessi dalle sensazioni piacevoli ed iniziate a pensare come potete estendere il limite di quelle sensazioni, o dei vostri momenti di felicità. Richiedendo che una sensazione duri più a lungo della sua durata naturale, il pensiero ha creato i problemi per il funzionamento di questo corpo, e questi problemi a loro volta sono diventati problemi neurologici.
Il corpo sta facendo l'impossibile per gestire questi problemi, anche se il pensiero, gli rende difficile trattare le cose nel modo naturale, per la semplice ragione che voi state provando a risolvere questi problemi a livello psicologico o religioso. Ma questi problemi sono neurologici, e se lasciate fare al corpo esso farà un lavoro migliore di quanto state facendo voi cercando soluzioni a livello psicologico o religioso. Tutte le soluzioni che ci sono, vengono dall'esterno, e le soluzioni che abbiamo adottato per secoli, non hanno portato niente di buono tranne forse un poco di sollievo. Un palliativo per aiutarci a sopportare le nostre pene. E in ogni caso non ci siamo liberati dalle pene perché pensiamo di risolvere il problema con lo stesso strumento che lo ha creato. Il meccanismo del pensiero può solo creare i problemi. Ma non può mai, dico mai, risolverli. Se il pensiero non è lo strumento per risolvere i problemi, c'è qualche altro strumento? Io dico di no! Esso li può solo creare, non può risolverli. Quando questa comprensione sorge in voi, allora capite che l'energia che c'è nel corpo, che è una manifestazione della vita, tratta ogni cosa in modo estremamente semplice, molto meglio del vostro intricato sistema di idee che avete elaborato per gestire questi problemi.
D: Cioè intendi che quando hai un problema, semplicemente lo abbandoni a se stesso?
U.G.: Vedi, se la metti in questo modo, sorge l'esigenza da parte della persona che fa questa domanda, di sapere come fare ad abbandonarlo a se stesso. Non puoi farlo. Puoi solo dire che lo abbandoni a se stesso. Naturalmente la domanda successiva sarebbe: come posso abbandonarlo senza l'interferenza del pensiero? Non c'è un come. Se il suggerimento di come fare vi viene dall'esterno, venite presi nello stesso circolo vizioso. Questo spiega perché tutte queste terapie così diffuse oggi, e tutti questi guru che prosperano in questo mercato dello spirito, e che vi stanno suggerendo un mucchio di tecniche, stanno solo creando un tremendo peso. Non stanno alleggerendo il carico che ci troviamo a sopportare oggi, ma anzi lo stanno accrescendo . Questi sistemi e queste tecniche non possono essere di nessun aiuto, eccetto forse un leggero effetto come palliativo, che vi aiuta per un momento a sopportare le vostre pene. Nello stesso tempo, stanno disturbando l'intera chimica del corpo senza aiutarvi a risolvere niente.
D: Stanno disturbano la chimica?
U.G.: Si, disturbano la chimica del corpo, e nel contempo producono ogni sorta di aberrazioni che voi chiamate esperienze spirituali. I vostri esercizi di respirazione, i vostri esercizi di yoga, le vostre meditazioni, stanno disturbando la chimica dell'organismo ed il ritmo naturale del corpo; esattamente quello che succede con tutte queste droghe che la gente prende. Voi dite che le droghe sono dannose, ma in effetti queste cose sono ancora più dannose delle droghe. Non vi sto suggerendo di prendere droghe, ma esse hanno gli stessi effetti di tutte queste terapie, psicologiche o spirituali, che vi sono fornite giorno dopo giorno. Il fatto è che queste vi danno qualche piccolo sollievo, come gli analgesici -- Voi avete mal di testa e non lasciate al corpo la possibilità di gestirlo neanche per un momento, correte fuori e comperate qualche analgesico o un aspirina, o qualche altra medicina. Esattamente allo stesso modo questi rimedi rendono difficile al corpo produrre i rimedi naturali che gli sono propri per gestire queste pene. Il corpo possiede in se tutti gli allucinogeni come parte del suo sistema. Esso vuole controllare le pene ed eliminarle. Però conosce solo le pene fisiche, e non ha nessun interesse nelle vostre pene psicologiche. Le soluzioni che vi vengono offerte invece, riguardano solo l'ambito psicologico, e non quello fisico.
Se voi pigliate una aspirina, per esempio, questa distrugge la capacit&agrav e; del corpo di trattare il dolore in modo del tutto naturale. Non sto suggerendovi di cambiare i vostri rimedi rivolgendovi a qualche rimedio naturale come la macrobiotica o a qualche altro buffo espediente. Anche queste sono dannosi e viziosi come gli altri rimedi.
D: Dicci chiaramente qual'è allora il tuo consiglio quando abbiamo un problema?
U.G.: Voi non potete fare altro che creare i problemi. Create il problema ma non lo studiate. Non state trattando con i problemi. Voi siete più interessati alle soluzioni che ai problemi. Questo vi rende difficile osservare, studiare il problema. Io vi suggerisco "Guardate bene, voi non avete problemi." Voi asserite con tutta l'enfasi che potete, e con grande animosità "Guarda, io ho un problema." Va bene, hai un problema. Quel problema di cui stai parlando non è una cosa che può essere indicata e di cui si può dire "Questo è il problema". I dolori fisici sono reali. In quel caso andate dal medico, lui vi da una medicina, che può essere più o meno buona, più o meno tossica, e questa produce qualche sollievo, anche se di breve durata. Ma le terapie che questa gente vi sta fornendo intensificano solo il vostro non esistente problema. State solo cercando le soluzioni. Se ci fosse qualche cosa di vero in queste soluzioni che vi vengono offerte, il problema dovrebbe essere risolto. Ma il problema è ancora presente e voi non mettete mai in discussione le soluzioni che questa gente vi sta offrendo.
Se voi metteste in discussione le soluzioni che vi sono offerte da quelli che vendono queste cose nel nome della santità, dell'illuminazione , della trasformazione, voi trovereste che in effetti non sono le soluzioni. Se fossero state le soluzioni, avrebbero dovuto produrre i risultati voluti ed avrebbero dovuto liberarvi dal problema. Ma questo non è successo. Ma voi non mettete in discussione le soluzioni perché avete questo sentimento: "Chi ci sta proponendo queste cose non puo ingannarci, non può essere una fregatura". Voi lo reputate un illuminato o un dio che cammina sulla faccia della terra. Quel dio magari può illudersi, e distruggersi, magari indulge in questo auto- inganno tutto il tempo e vi vende questa roba, questa merce scadente.
Voi non mettete in discussione le soluzioni, perché in quel caso dovreste mettere in discussione anche coloro che vi forniscono queste soluzioni. Ma voi siete convinti che non possono essere disonesti, un santo non può essere disonesto. Eppure dovete mettere in discussione le soluzioni perché non hanno funzionato. Perché non le testate? -- non testate la validità di queste soluzioni? Quando vi rendete conto che non funzionano, dovete gettarle via, buttarle nella spazzatura. Ma non lo fate perché c'è la speranza che in qualche modo quelle soluzioni vi daranno il sollievo che cercate. Lo strumento, il pensiero, che voi state usando, è poi quello che ha creato il problema, quindi non accetterà mai e poi mai la possibilità che quelle soluzioni siano una fregatura. Ma esse non sono affatto la soluzione. La speranza vi tiene in movimento. Tutto ciò vi rende difficile guardare il problema. Se una soluzione fallisce, voi andate da qualche altra parte e adottate un'altra soluzione. Correte in giro a comprare soluzioni e neanche per un momento chiedete a voi stessi "Qual'è il problema?" Io non vedo problemi. Vedo solo che voi state cercando la soluzione e che venite qui e fate la domanda. "Vogliamo un'altra soluzione". Io dico: "Queste soluzioni non vi hanno aiutato per nulla, così perché ne cercate un'altra?" Allungherete solo la vostra lista di soluzioni, per trovarvi alla fine esattamente al punto di partenza. Se vedete l'inutilità di una, le avete viste tutte. Non dovreste provarne una dopo l'altra. Quanto sto suggerendo è che se quella fosse stata la soluzione, essa avrebbe dovuto liberarvi dal problema. Se quella non è la soluzione, allora non c'è nulla che possiate fare; e così il problema non esiste.
Voi non avete un reale interesse a risolvere il problema, perché ciò sarebbe la vostra fine. In realtà volete che il problema rimanga. Volete che la fame rimanga perché se non aveste fame non andreste a cercare il cibo da questi così detti santi. Loro vi stanno dando solo degli scarti, pezzetti di cibo, e voi siete soddisfatti. Assumete pure per un momento che vi possano dare un mucchio di cibo, cosa che per altro non possono fare, vi darebbero comunque le briciole per tenervi legati a loro. Pezzetto dopo pezzetto. Così voi non state trattando il problema della vostra fame, siete maggiormente interessati ad ottenere un poco di più da coloro che vi promettono soluzioni invece di trattare il vostro problema della fame. Siete solo interessati ad ottenere altre briciole.
D: È come vedere un film che fluisce dalla realtà. U.G.: Voi non guardate mai il problema. Cos'è il problema? La rabbia per esempio. Non voglio discutere tutte queste sciocchezze che sono state dibattute per secoli. La rabbia. Dov'è quella rabbia? Potete separarla dal funzionamento di questo corpo?
È come un' onda con l'oceano. Potete separare l'oceano dalle sue onde? Potete solo sedervi ad aspettare che le onde cessino, così potrete prendervi un bagno, come il Re Canute che sedette per anni e anni sperando che le onde nell'oceano sarebbero scomparse, ed egli avrebbe potuto prendere il suo bagno nel mare calmo. Ma ciò non succederà mai.
Voi potete sedervi ed imparare tutto sulle onde e sulle maree, l'alta marea e la bassa marea, (gli scienziati ci hanno dato tutti i tipi di spiegazioni), ma il conoscere quelle cose non vi sarà di nessun aiuto. Voi non state assolutamente trattando con la rabbia. Dove sentite quella rabbia prima di tutto? Dove sentite tutti i vostri così detti problemi da cui volete liberarvi? ... I desideri, i desideri brucianti. Il desiderio vi brucia. La rabbia vi brucia. Ma le vostre soluzioni, ed i vostri mezzi per realizzare i desideri rendono impossibile che quei desideri e quella rabbia consumino se stessi. Dove sentite la paura? Essa è lì all'interno del vostro stomaco. È parte del vostro corpo. E voi state cercando di sopprimerla per ragioni spirituali o sociali. Non ci riuscirete. La rabbia è energia, un tremendo scoppio di energia. E cercando di distruggere quell'energia con ogni mezzo, state distruggendo l'espressione della vita stessa. Diventa un problema solo quando cercate di fare qualche cosa con questa energia. In realtà non avete a che fare con la rabbia, ma con la frustrazione. Così per prevenire quella situazione che vi ha creato problemi nelle vostre relazioni o nella comprensione di voi stessi, volete essere preparati ad affrontarla quando si ripresenter&agrav e; in futuro. Lo strumento che state usando è lo stesso che usate quando c'è uno scoppio di rabbia e che non vi ha aiutato a liberarvi da essa. Voi non vorreste venire in contatto con niente altro, fosse anche straordinario, che questo strumento che avete usato per tutti questi anni ed allo stesso tempo sperate che, magari domani, queste cose vi aiuteranno a liberarvi dalla rabbia. È la solita vecchia speranza. D: Ma se qualcuno è molto arrabbiato lui o lei possono diventare violenti. U.G.: Quella violenza è assorbita dal corpo.
D: Ma puo diventare una minaccia.
U.G.: Per chi?
D: Le altre persone. U.G.: Si. e cosà altro? D: Può correre in giro con un coltello. U.G.: Che altro?
D: Uccidere qualcuno. U.G.: Si. Non pensi alle guerre dove si uccidono migliaia e migliaia di persone, senza che loro ne abbiano alcuna colpa. Perché limiti la condanna ad una reazione che è naturale, e non condanni le nazioni che scagliano addosso quegli ordigni tremendi a gente indifesa? Le chiami sane? Entrambe le due azioni sono nate dalla stessa sorgente. Più a lungo cercate di sopprimere la vostra rabbia qui, più voi indulgerete in queste atrocità e le giustificherete, perché sono il solo mezzo per proteggere il vostro modo di vivere e di pensare. Queste due cose vanno assieme. Perché giustifichi una cosa del genere? Quello è insano. Quella gente non vi sta attaccando direttamente, ma minaccia il vostro modo di vivere. C'è un pericolo a causa di qualcuno che sta cercando di portarvi via ciò che voi considerate essere le vostre cose preziose. L'idea di fermare quest'uomo dall'agire quando ha uno scoppio di rabbia è esattamente la stessa cosa. Le religioni hanno detto che un uomo arrabbiato sarà un antisociale. Ma più a lungo lui cercherà di praticare la virtù, più a lungo resterà un antisociale, e le sue azioni saranno caratterizzate dalla rabbia.
Quando quella meta che la società vi ha posto davanti, quando quell'obbiettivo che voi avete adottato come ideale da raggiungere, se ne saranno andati, voi non danneggerete più nessuno, ne individualmente, ne come nazione. Dovete guardare in faccia la rabbia. Ma voi state trattando con cose che non hanno nessun rapporto con la rabbia, non gli permettete mai di bruciare se stessa esattamente là dove si origina e funziona. Fare le vostre terapie, prendere a calci un cuscino, colpire questo, quello o quell'altro, è soltanto una presa in giro. Non libera una volta e per sempre l'uomo dalla rabbia. D: Picchiare un cuscino?
U.G.: Si è quello che usano fare in alcune terapie.
IL CORAGGIO DI ESSERE SE STESSI Dialoghi in Amsterdam tra U.G. e alcuni amici
Voi negate il mio suggerimento che l'uomo vuole essere sempre felice, senza neanche un raro momento di infelicità, o vuole un piacere permanente senza il dolore, ma questo come dicevo pocanzi è fisicamente impossibile. Il corpo non può trattenere nessuna sensazione sia piacevole o dolorosa per lungo tempo. Se lo fa, distruggerà la sensibilità degli organi di percezione e la sensibilità del sistema nervoso.
Nell'attimo in cui riconoscete una particolare sensazione come piacevole, subentra subito la richiesta affinché questa sensazione duri a lungo ma, tutte le sensazioni, indipendentemente dal fatto che siano più o meno intense, hanno una durata limitata. Il problema nasce quando separate voi stessi dalle sensazioni piacevoli ed iniziate a pensare come potete estendere il limite di quelle sensazioni, o dei vostri momenti di felicità. Richiedendo che una sensazione duri più a lungo della sua durata naturale, il pensiero ha creato i problemi per il funzionamento di questo corpo, e questi problemi a loro volta sono diventati problemi neurologici.
Il corpo sta facendo l'impossibile per gestire questi problemi, anche se il pensiero, gli rende difficile trattare le cose nel modo naturale, per la semplice ragione che voi state provando a risolvere questi problemi a livello psicologico o religioso. Ma questi problemi sono neurologici, e se lasciate fare al corpo esso farà un lavoro migliore di quanto state facendo voi cercando soluzioni a livello psicologico o religioso. Tutte le soluzioni che ci sono, vengono dall'esterno, e le soluzioni che abbiamo adottato per secoli, non hanno portato niente di buono tranne forse un poco di sollievo. Un palliativo per aiutarci a sopportare le nostre pene. E in ogni caso non ci siamo liberati dalle pene perché pensiamo di risolvere il problema con lo stesso strumento che lo ha creato. Il meccanismo del pensiero può solo creare i problemi. Ma non può mai, dico mai, risolverli. Se il pensiero non è lo strumento per risolvere i problemi, c'è qualche altro strumento? Io dico di no! Esso li può solo creare, non può risolverli. Quando questa comprensione sorge in voi, allora capite che l'energia che c'è nel corpo, che è una manifestazione della vita, tratta ogni cosa in modo estremamente semplice, molto meglio del vostro intricato sistema di idee che avete elaborato per gestire questi problemi.
D: Cioè intendi che quando hai un problema, semplicemente lo abbandoni a se stesso?
U.G.: Vedi, se la metti in questo modo, sorge l'esigenza da parte della persona che fa questa domanda, di sapere come fare ad abbandonarlo a se stesso. Non puoi farlo. Puoi solo dire che lo abbandoni a se stesso. Naturalmente la domanda successiva sarebbe: come posso abbandonarlo senza l'interferenza del pensiero? Non c'è un come. Se il suggerimento di come fare vi viene dall'esterno, venite presi nello stesso circolo vizioso. Questo spiega perché tutte queste terapie così diffuse oggi, e tutti questi guru che prosperano in questo mercato dello spirito, e che vi stanno suggerendo un mucchio di tecniche, stanno solo creando un tremendo peso. Non stanno alleggerendo il carico che ci troviamo a sopportare oggi, ma anzi lo stanno accrescendo . Questi sistemi e queste tecniche non possono essere di nessun aiuto, eccetto forse un leggero effetto come palliativo, che vi aiuta per un momento a sopportare le vostre pene. Nello stesso tempo, stanno disturbando l'intera chimica del corpo senza aiutarvi a risolvere niente.
D: Stanno disturbano la chimica?
U.G.: Si, disturbano la chimica del corpo, e nel contempo producono ogni sorta di aberrazioni che voi chiamate esperienze spirituali. I vostri esercizi di respirazione, i vostri esercizi di yoga, le vostre meditazioni, stanno disturbando la chimica dell'organismo ed il ritmo naturale del corpo; esattamente quello che succede con tutte queste droghe che la gente prende. Voi dite che le droghe sono dannose, ma in effetti queste cose sono ancora più dannose delle droghe. Non vi sto suggerendo di prendere droghe, ma esse hanno gli stessi effetti di tutte queste terapie, psicologiche o spirituali, che vi sono fornite giorno dopo giorno. Il fatto è che queste vi danno qualche piccolo sollievo, come gli analgesici -- Voi avete mal di testa e non lasciate al corpo la possibilità di gestirlo neanche per un momento, correte fuori e comperate qualche analgesico o un aspirina, o qualche altra medicina. Esattamente allo stesso modo questi rimedi rendono difficile al corpo produrre i rimedi naturali che gli sono propri per gestire queste pene. Il corpo possiede in se tutti gli allucinogeni come parte del suo sistema. Esso vuole controllare le pene ed eliminarle. Però conosce solo le pene fisiche, e non ha nessun interesse nelle vostre pene psicologiche. Le soluzioni che vi vengono offerte invece, riguardano solo l'ambito psicologico, e non quello fisico.
Se voi pigliate una aspirina, per esempio, questa distrugge la capacit&agrav e; del corpo di trattare il dolore in modo del tutto naturale. Non sto suggerendovi di cambiare i vostri rimedi rivolgendovi a qualche rimedio naturale come la macrobiotica o a qualche altro buffo espediente. Anche queste sono dannosi e viziosi come gli altri rimedi.
D: Dicci chiaramente qual'è allora il tuo consiglio quando abbiamo un problema?
U.G.: Voi non potete fare altro che creare i problemi. Create il problema ma non lo studiate. Non state trattando con i problemi. Voi siete più interessati alle soluzioni che ai problemi. Questo vi rende difficile osservare, studiare il problema. Io vi suggerisco "Guardate bene, voi non avete problemi." Voi asserite con tutta l'enfasi che potete, e con grande animosità "Guarda, io ho un problema." Va bene, hai un problema. Quel problema di cui stai parlando non è una cosa che può essere indicata e di cui si può dire "Questo è il problema". I dolori fisici sono reali. In quel caso andate dal medico, lui vi da una medicina, che può essere più o meno buona, più o meno tossica, e questa produce qualche sollievo, anche se di breve durata. Ma le terapie che questa gente vi sta fornendo intensificano solo il vostro non esistente problema. State solo cercando le soluzioni. Se ci fosse qualche cosa di vero in queste soluzioni che vi vengono offerte, il problema dovrebbe essere risolto. Ma il problema è ancora presente e voi non mettete mai in discussione le soluzioni che questa gente vi sta offrendo.
Se voi metteste in discussione le soluzioni che vi sono offerte da quelli che vendono queste cose nel nome della santità, dell'illuminazione , della trasformazione, voi trovereste che in effetti non sono le soluzioni. Se fossero state le soluzioni, avrebbero dovuto produrre i risultati voluti ed avrebbero dovuto liberarvi dal problema. Ma questo non è successo. Ma voi non mettete in discussione le soluzioni perché avete questo sentimento: "Chi ci sta proponendo queste cose non puo ingannarci, non può essere una fregatura". Voi lo reputate un illuminato o un dio che cammina sulla faccia della terra. Quel dio magari può illudersi, e distruggersi, magari indulge in questo auto- inganno tutto il tempo e vi vende questa roba, questa merce scadente.
Voi non mettete in discussione le soluzioni, perché in quel caso dovreste mettere in discussione anche coloro che vi forniscono queste soluzioni. Ma voi siete convinti che non possono essere disonesti, un santo non può essere disonesto. Eppure dovete mettere in discussione le soluzioni perché non hanno funzionato. Perché non le testate? -- non testate la validità di queste soluzioni? Quando vi rendete conto che non funzionano, dovete gettarle via, buttarle nella spazzatura. Ma non lo fate perché c'è la speranza che in qualche modo quelle soluzioni vi daranno il sollievo che cercate. Lo strumento, il pensiero, che voi state usando, è poi quello che ha creato il problema, quindi non accetterà mai e poi mai la possibilità che quelle soluzioni siano una fregatura. Ma esse non sono affatto la soluzione. La speranza vi tiene in movimento. Tutto ciò vi rende difficile guardare il problema. Se una soluzione fallisce, voi andate da qualche altra parte e adottate un'altra soluzione. Correte in giro a comprare soluzioni e neanche per un momento chiedete a voi stessi "Qual'è il problema?" Io non vedo problemi. Vedo solo che voi state cercando la soluzione e che venite qui e fate la domanda. "Vogliamo un'altra soluzione". Io dico: "Queste soluzioni non vi hanno aiutato per nulla, così perché ne cercate un'altra?" Allungherete solo la vostra lista di soluzioni, per trovarvi alla fine esattamente al punto di partenza. Se vedete l'inutilità di una, le avete viste tutte. Non dovreste provarne una dopo l'altra. Quanto sto suggerendo è che se quella fosse stata la soluzione, essa avrebbe dovuto liberarvi dal problema. Se quella non è la soluzione, allora non c'è nulla che possiate fare; e così il problema non esiste.
Voi non avete un reale interesse a risolvere il problema, perché ciò sarebbe la vostra fine. In realtà volete che il problema rimanga. Volete che la fame rimanga perché se non aveste fame non andreste a cercare il cibo da questi così detti santi. Loro vi stanno dando solo degli scarti, pezzetti di cibo, e voi siete soddisfatti. Assumete pure per un momento che vi possano dare un mucchio di cibo, cosa che per altro non possono fare, vi darebbero comunque le briciole per tenervi legati a loro. Pezzetto dopo pezzetto. Così voi non state trattando il problema della vostra fame, siete maggiormente interessati ad ottenere un poco di più da coloro che vi promettono soluzioni invece di trattare il vostro problema della fame. Siete solo interessati ad ottenere altre briciole.
D: È come vedere un film che fluisce dalla realtà. U.G.: Voi non guardate mai il problema. Cos'è il problema? La rabbia per esempio. Non voglio discutere tutte queste sciocchezze che sono state dibattute per secoli. La rabbia. Dov'è quella rabbia? Potete separarla dal funzionamento di questo corpo?
È come un' onda con l'oceano. Potete separare l'oceano dalle sue onde? Potete solo sedervi ad aspettare che le onde cessino, così potrete prendervi un bagno, come il Re Canute che sedette per anni e anni sperando che le onde nell'oceano sarebbero scomparse, ed egli avrebbe potuto prendere il suo bagno nel mare calmo. Ma ciò non succederà mai.
Voi potete sedervi ed imparare tutto sulle onde e sulle maree, l'alta marea e la bassa marea, (gli scienziati ci hanno dato tutti i tipi di spiegazioni), ma il conoscere quelle cose non vi sarà di nessun aiuto. Voi non state assolutamente trattando con la rabbia. Dove sentite quella rabbia prima di tutto? Dove sentite tutti i vostri così detti problemi da cui volete liberarvi? ... I desideri, i desideri brucianti. Il desiderio vi brucia. La rabbia vi brucia. Ma le vostre soluzioni, ed i vostri mezzi per realizzare i desideri rendono impossibile che quei desideri e quella rabbia consumino se stessi. Dove sentite la paura? Essa è lì all'interno del vostro stomaco. È parte del vostro corpo. E voi state cercando di sopprimerla per ragioni spirituali o sociali. Non ci riuscirete. La rabbia è energia, un tremendo scoppio di energia. E cercando di distruggere quell'energia con ogni mezzo, state distruggendo l'espressione della vita stessa. Diventa un problema solo quando cercate di fare qualche cosa con questa energia. In realtà non avete a che fare con la rabbia, ma con la frustrazione. Così per prevenire quella situazione che vi ha creato problemi nelle vostre relazioni o nella comprensione di voi stessi, volete essere preparati ad affrontarla quando si ripresenter&agrav e; in futuro. Lo strumento che state usando è lo stesso che usate quando c'è uno scoppio di rabbia e che non vi ha aiutato a liberarvi da essa. Voi non vorreste venire in contatto con niente altro, fosse anche straordinario, che questo strumento che avete usato per tutti questi anni ed allo stesso tempo sperate che, magari domani, queste cose vi aiuteranno a liberarvi dalla rabbia. È la solita vecchia speranza. D: Ma se qualcuno è molto arrabbiato lui o lei possono diventare violenti. U.G.: Quella violenza è assorbita dal corpo.
D: Ma puo diventare una minaccia.
U.G.: Per chi?
D: Le altre persone. U.G.: Si. e cosà altro? D: Può correre in giro con un coltello. U.G.: Che altro?
D: Uccidere qualcuno. U.G.: Si. Non pensi alle guerre dove si uccidono migliaia e migliaia di persone, senza che loro ne abbiano alcuna colpa. Perché limiti la condanna ad una reazione che è naturale, e non condanni le nazioni che scagliano addosso quegli ordigni tremendi a gente indifesa? Le chiami sane? Entrambe le due azioni sono nate dalla stessa sorgente. Più a lungo cercate di sopprimere la vostra rabbia qui, più voi indulgerete in queste atrocità e le giustificherete, perché sono il solo mezzo per proteggere il vostro modo di vivere e di pensare. Queste due cose vanno assieme. Perché giustifichi una cosa del genere? Quello è insano. Quella gente non vi sta attaccando direttamente, ma minaccia il vostro modo di vivere. C'è un pericolo a causa di qualcuno che sta cercando di portarvi via ciò che voi considerate essere le vostre cose preziose. L'idea di fermare quest'uomo dall'agire quando ha uno scoppio di rabbia è esattamente la stessa cosa. Le religioni hanno detto che un uomo arrabbiato sarà un antisociale. Ma più a lungo lui cercherà di praticare la virtù, più a lungo resterà un antisociale, e le sue azioni saranno caratterizzate dalla rabbia.
Quando quella meta che la società vi ha posto davanti, quando quell'obbiettivo che voi avete adottato come ideale da raggiungere, se ne saranno andati, voi non danneggerete più nessuno, ne individualmente, ne come nazione. Dovete guardare in faccia la rabbia. Ma voi state trattando con cose che non hanno nessun rapporto con la rabbia, non gli permettete mai di bruciare se stessa esattamente là dove si origina e funziona. Fare le vostre terapie, prendere a calci un cuscino, colpire questo, quello o quell'altro, è soltanto una presa in giro. Non libera una volta e per sempre l'uomo dalla rabbia. D: Picchiare un cuscino?
U.G.: Si è quello che usano fare in alcune terapie.
IL CORAGGIO DI ESSERE SE STESSI Dialoghi in Amsterdam tra U.G. e alcuni amici
Titolo originario: "The courage to stand alone" | |
Tratto dai nastri di: Henk Schonewille | |
Trascritto in internet da: Ellen Chrystal | |
Traduzione di: Piazza Pierluigi | |
Supervisione: J.S.R.L.Narayana Moorty |
venerdì 26 aprile 2013
Il mondo a strisce
La piccola Mary Jane rispose: <<Reverendo, io sarei a strisce.>>
A. De Mello, il canto degli uccelli.
Siamo tutti a strisce,
oppure grigi.
Abbiamo infinite sfumature dal bianco al nero.
Non é mai tutto bianco,
non è mai tutto nero.
Tutto il mondo è a strisce.
La verità è che non ci sono estremi.
g.
Quello che rimane è il "Coraggio"
D: Posso chiederti una cosa? U.G.: Si, prego. D: Perché abbiamo dentro di noi questa necessità di cambiamento, che non riguarda necessariamente il mondo attorno a noi, ma piuttosto il nostro sè interiore, e che cerchiamo di attuare attraverso la meditazione, lo yoga e tutte queste cose. U.G.: Perché fate tutto ciò?
D: Per vedere se trovo le risposte ...... U.G.: A che scopo? Volete cambiare qualche cosa? D: Questo è il punto, si. Perché vogliamo cambiare? Cosa c'è in noi che vuole questi continui cambiamenti? Perché non possiamo essere soddisfatti? U.G.: Voi siete insoddisfatti di voi stessi, prima di tutto. SI.
D: Non in modo cosciente, ........ è una cosa buffa. Mi sento bene, ho ben poco da lamentarmi, eppure ..... U.G.: Eppure segui tutte queste tecniche. Non vedi il paradosso. Evidentemente non sei così contento e soddisfatto come dici di essere. D: Questo è vero. U.G.: Qualche cosa in te determina che non tutto va bene. Questo ti spinge a desiderare un cambiamento. Cos'è responsabile per questa richiesta di cambiamento? Questa è la mia domanda.
La cultura, la società, ti hanno posto davanti questa richiesta di cambiamento dicendo che tu dovresti essere come questo, o che dovresti essere come quello. Capisci? E tu hai accettato questi modelli. D: Non mi sembra di avere l'immagine di una persona o di una cosa a cui mi sforzo di assomigliare. Quello che sto cercando di scoprire, è se c'è qualche cosa di più dentro di noi? U.G.: No. La richiesta di maggior . .... D: Parlo di cose interiori...... U.G.: Non è questione di interiore od esteriore. Quello che sto cercando di dire è che c'è una sensazione, il sospetto, che ci sia qualche cosa di più interessante che tu possa fare, qualche cosa che faccia si che la tua esistenza diventi più piena di significato, più pregnante. Questa è la richiesta, vedi. Questo è il motivo perché ti trovi con questa mancanza di pace.
Sei senza pace a causa di questa spinta che c'è in te, la quale a sua volta ti è stata trasmessa dalla società o dalla cultura, e ti spinge a credere che ci sia qualcosa di più interessante, di più significativo di quello che stai facendo.
D: E quello stato di essere noi stessi in modo più naturale non esiste? U.G.: No. D: Sono solo parole messe assieme dalla società. U.G.: Esattamente. Il tuo stato naturale è distrutto dalla richiesta che la cultura ha messo davanti a te. Allora la tua vita ti sembra insignificante. Hai provato a combattere la noia con ogni mezzo possibile.... ora hai questi nuovi giochi - yoga, meditazione, e tutte le tecniche psicologiche. D: Leggere i libri.
U.G.: Leggere i libri religiosi, questo è qualche cosa di nuovo aggiunto alla lista, ma anche questo non ti ha aiutato a liberarti dalla noia.
Voi siete annoiati dal vostro modo di vivere, dalle vostre esistenze, perché sono ripetitive. Prima di tutto in questa parte del mondo le esigenze materiali sono pienamente soddisfatte. Così non avete bisogno di spendere più di tante energie per la vostra sopravvivenza. Quell'aspetto, qui, è molto ben curato. Quando le esigenze materiali non sono più un problema, la domanda che sorge è molto semplice: Non c'è altro nella vita? Andare in ufficio ogni giorno, essere una casalinga che fa tutti i lavori domestici, dormire, fare sesso -- tutte queste cose --- non c'è proprio altro? Ed è questa richiesta che nasce in voi, che viene sfruttata da questi uomini religiosi.
E' tutto qui? Vi domandate, e provate a riempire la vostra noia con questa serie di espedienti. Ma è una cosa smisuratamente senza senso. Potete cercare di ovviare alla noia con ogni cosa concepibile che potete immaginare, o che gli altri possono suggerirvi; ma la noia è una realtà, è un fatto. È sicuro. Altrimenti voi non fareste nulla. Sareste annoiati e basta. Semplicemente annoiati facendo le stesse cose ancora, ed ancora, senza vedere nessun senso in ciò che fate.
D: Tu noi sei toccato dalla noia.
U.G.: Assolutamente non toccato. Voi state cercando di liberarvi da una cosa che non esiste. Questo è tutto ciò che enfatizzo continuamente. Il problema non è realmente la noia. Voi non siete coscienti dell'esistenza della noia, sia a livello del vostro pensiero cosciente, sia a livello della vostra esistenza. E' l'attrazione che avete per le tecniche che usate per cercare di liberarvi da questa non esistente noia, che ha realmente creato il problema della noia. E queste cose non possono realmente soddisfare questa ricerca. Così questo processo va avanti all'infinito. Metodi sempre più nuovi. Tutti gli anni arriva un nuovo guru dall'India con nuovi giochi, con nuove tecniche, o qualche nuova terapia.
D: Quando parliamo della coscienza. . . . . U.G.: Si, si, lo so. Voi sembrate conoscere qualche cosa riguardo alla coscienza. Ditemi prego, cosa intendete esattamente con il termine coscienza?
D: Non lo so. Sto facendo a te la domanda. U.G.: Perché chiedi a me della coscienza? Non che ti voglia rispondere con una domanda. Voi avete preso quella parola "la coscienza" da qualche parte, vedete. Avete sentito qualcuno parlare dell'espansione della coscienza. D: Può essere il nostro tentativo per conoscerci meglio. Provando ad individuare il nostro stato naturale. U.G.: Il vostro stato naturale è qualche cosa che voi non avete bisogno di conoscere, dovete solo lasciare che si esprima nel modo che gli è proprio. Ma voi volete conoscere, e sottoponete ad altri le vostre domande. Il funzionamento del cuore è una cosa naturale; il funzionamento di tutti gli organi nel vostro corpo è una cosa molto naturale. Loro, (gli organi del corpo), non si chiedono neanche per un momento la domanda "Come sto funzionando?" L'intero organismo vivente, ha questa tremenda intelligenza che lo fa funzionare in modo molto naturale. Voi avete separato ciò che chiamate vita da quello stato naturale. Quello che voi chiamate vita, non ha più nessuna relazione con l'armonios o funzionamento di questo organismo vivente. Conseguentemente sorge la domanda "Come vivere?". Vedete è quella domanda che ha veramente distrutto la naturalezza nello svolgersi delle cose. Questo è il punto dove la cultura entra in gioco e vi dice: "Questo è il modo di agire e di vivere, questa è la sola cosa buona per voi e buona per la società".
Volete cambiare lo stato delle cose. Vi rendete conto di cosa state cercando di cambiare? Questo è ciò che vi chiedo. D: Mi piacerebbe saperlo.
U.G.: Non vedete l'assurdità di quello che cercate di fare? Tutta questa ricerca è l'inseguimento di qualche cosa che non esiste per nulla. Io faccio sempre questa similitudine. Noi tutti assumiamo che una cosa come l'orizzonte sia reale. Guardate in un punto lontano e dite quello è l'orizzonte, vi sembra reale. Ma dimenticate che è il limite della vostra capacità visiva, il limite dei vostri occhi fisici che definiscono l'orizzonte. Se cercate di raggiungerlo, anche correndo veloci, anche con un aereo supersonico, l'orizzonte si allontana. Vi scontrerete con i vostri limiti. Vi pongo un altro esempio; provare a calpestare la propria ombra. È il gioco che facevamo da bambini, provare a calpestare la nostra ombra -- tutti i bambini ci provavano correndo. Era impossibile, è il corpo che proietta l'ombra, ed il tentativo di calpestarla è un gioco assurdo. Potete correre per miglia e miglia. Conoscete la storia di "Alice nel paese delle meraviglie". La regina rossa doveva correre sempre più in fretta per poter rimanere nel punto in cui era. Vedete, è esattamente quello che tutti quanti state facendo. Correte sempre più forte, ma non vi muovete per nulla. Tutto ciò che ottenete è di ritrovarvi al punto di partenza. A voi sembra di lavorare per qualche fine, o che state avvicinandovi ai vostri obbiettivi, ma tutto ciò che state facendo non ha nessuna relazione con il naturale funzionamento di questo corpo.
Voi non state agendo in modo naturale, perché l'ideale che la cultura vi ha messo davanti ha falsificato la naturalezza delle vostre azioni. Avete paura ad agire in modo naturale, perché vi è stato insegnato un modo predefinito di agire. La perfezione del corpo è un' altra di queste mistificazioni. Non sto dicendo niente contro lo yoga. Non fraintendetemi. Non sto dicendo niente contro la meditazione -- Fate yoga, meditate -- sono tutti palliativi. Se vi interessa un corpo flessibile, fate yoga. Un corpo agile è meglio di uno rigido. Se la meditazione vi dà sollievo dalle tensioni, fatela. Ma io vi sto suggerendo che è la meditazione stessa che crea tutte le tensioni. Voi prima create il problema e poi tentate di risolverlo . Va tutto bene, ma grazie a Dio non fate queste cose in modo serio. Se le faceste in modo serio sareste nei pasticci, diventereste pazzi. Se provaste a praticare questa consapevolezza tutto il tempo a livello cosciente, come anche a livello incosciente -- sareste veramente nei guai. Finireste al manicomio, cantando canzoni pazze o armoniose melodie.
Potete imparare le nuove canzoni che provengono dall'India. Gli Hare Krishna suonano, cantano e sono contenti. Questo va bene, ma se tentaste di praticare questa consapevolezza guardando ogni passo che fate, sareste nei guai, non sareste più in grado di camminare. Non fatelo, camminare è una cosa meccanica. Le cose lasciate a se stesse funzionano in un modo veramente liscio e meccanico. Non dovete fare proprio nulla. Più provate a praticare la consapevolezza, maggiore resistenza create. Non vi sto dando un altro suggerimento. Vorrei solo che vedeste da voi stessi cosa state facendo. Non sto provando a liberarvi, od a coinvolgervi in qualcosa, non ho qualche nuovo prodotto da vendere. Per nulla. Non ho prodotti da vendere nè mi interessa vendere nulla. Capita che siamo qui, tutti noi, per qualche ragione -- Non so perché siamo qui -- così c'è questo scambio di idee, che è privo di significato . Non c'è nulla da discutere qui. La discussione non ha senso, perché l'oggetto o lo scopo di una discussione sarebbe capire qualche cosa. Ma questa discussione non è il mezzo per comprendere nulla. Ultimamente quello che enfatizzo tutto il tempo è: "Guardate qui, non c'è nulla da comprendere". Se afferrate questo, cioè che non c'è nulla da capire, tutte queste conversazioni diventano prive di senso. Così voi vi alzate, andate via una volta per tutte. Io dico "È stato bello incontrarci, addio." (L' uditorio ride). Questo è ciò che dico tutto il tempo. "Piacere di avervi conosciuti ed addio."
D: Non capiamo.
U.G.: No, è esattamente ciò che dico tutto il tempo, "Piacere di avervi incontrati ed addio. Dio sia con voi, e state con Dio". Questa è una espressione spagnola -- Vai con Dio. Il vostro Dio, i vostri Guru -- state con loro. Non disturbate voi stessi senza motivo. Vivere sperando e morire sperando. E nel caso accettate la teoria della reincarnazione, sperare di rinascere.
Una nascita è già abbastanza brutta. Perché dovremmo voler rinascere? Noi possiamo risolvere questo problema una volta e per sempre, ed iniziare a vivere -- con quel poco che ci è lasciato. Non preoccupatevi del mondo e della pace nel mondo. Se la domanda di come essere felici è superata, allora iniziate a vivere vedete, non curatevi della felicità. Essa non esiste, la felicità non esiste affatto. Più la cercate, più la desiderate, più resterete infelici. La ricerca e l'infelicità vanno insieme.
D: Non credi che ciò che dici vada contro tutto quanto è rappresentato dalla religione, dalla società e dalla cultura?
U.G.: Cultura e tutti i sistemi di pensiero.
D: Struttura, sistemi, tutti i sistemi ....? U.G.: Tutte le strutture di pensiero, siano filosofiche, religiose,&nb sp; materialistiche.. ......
D: Non pensi che sia negativo? non perché lo dica io, ma la gente dice........
U.G.: Perché dici che è negativo? Ascolta ....
D: .....Perché la gente lo dice.
U.G.: La gente lo dice perché è una facile scappatoia per loro. Voi dimenticate una cosa. Tutti gli approcci che l'uomo ha inventato ed usato per secoli, non sono serviti a nulla. Essi non hanno prodotto i risultati che ci avevano promesso. E voi andate avanti ancora ed ancora, sperando che, in qualche modo, attraverso qualche miracolo, attraverso il così detto approccio negativo, riuscirete a raggiungere i vostri obbiettivi. Voi avete la speranza di riuscire e la speranza vi fa andare avanti. Non lasciatevi coinvolgere in questa dicotomia che vi trascina tra il positivo ed il negativo. I vostri obbiettivi sono sempre positivi. Siccome avete fallito attraverso i vostri sforzi, avete cominciato a guardare a questo così detto approccio negativo. Ma entrambi funzionano solo nell'ambito del pensiero. Quello che suggerisco è: guardate, i vostri tentativi non vi hanno portato ai risultati desiderati, ed io vi sto dicendo perché non hanno funzionato. Vi sto dicendo dove e perché vi siete bloccati. Ma immediatamente voi girate la questione e dite "Il mio approccio è negativo." Non è affatto negativo. Vi sto mostrando l'altra faccia della medaglia, per neutralizzare i vostri argomenti, non con il desiderio di fare prevalere il mio punto di vista, o di testare l'approccio negativo. Le vostre mete sono mete positive, non importa quale approccio adottate, sono comunque positive. Voi potete anche chiamarlo approccio negativo, ma è comunque positivo. Voi dovete essere estremamente chiari riguardo al vostro obbiettivo. Quello che sto provando ad enfatizzare è che l'obbiettivo deve andarsene. D: Nel tuo caso l'hai abbandonato? U.G.: Non ha senso! L'obbiettivo, non ha nessun senso. La mete che avete posto davanti a voi non hanno nessun senso perché hanno prodotto solo pene, lotte, e dolore. Voi state usando la volontà e come dicevo prima, la volontà ha certi limiti, non potete usarla oltre un certo limite. L'uso della vostra volontà, assieme agli sforzi che fate, producono qualche tipo di energia che vi serve per afferrare e fronteggiare questi problemi; ma è una cosa davvero limitata. L'energia che producete è solo un' energia nata dall'attrito. La volontà crea la tensione e la tensione vi dà qualche sorta di energia. Ma quell'energia non può durare a lungo, così voi vi ritrovate al punto di partenza.
D: Penso che anche tu sei d'accordo nel dire che l'intera civilt&agra ve; occidentale cristiana è basata sul conseguimento di una meta.
U.G.: Perché solo la civiltà occidentale? Tutte le civiltà, tutte le culture, vi mettono davanti una meta, un obbiettivo, sia esso materiale o spirituale. Ci sono modi e mezzi per raggiungere i vostri obbiettivi materiali ma anche per quelli è necessario sforzarsi e soffrire. E voi avete imposto sopra a tutto il così ; detto: "Conseguimento spirituale." Il vostro cristianesimo per esempio, è costruito sul fondamento della sofferenza come strumento per raggiungere i vostri obbiettivi. Ma quello che resta è solo sofferenza, e voi fate grande vanto di questa sofferenza, ma siete ancora lontani dal vostro scopo, dalla vostra meta, di qualsiasi natura sia. Siccome nel mondo materiale l'obbiettivo è qualche cosa di tangibile; lo strumento che state usando per raggiungere i vostri obbiettivi materiali produce certi risultati. Se andate avanti ad usarlo con maggior forza probabilme nte raggiungerete ciò che desiderate, anche se non ci sono garanzie. Comunque questo strumento è limitato, serve nell'ambito materiale.
Voi state usando lo stesso strumento per raggiungere i vostri così detti obbiettivi spirituali. Non vi è chiaro, evidentemente, che gli obbiettivi spirituali che sovrapponete a quelli materiali, nascono dalla vostra fantasia, dato che avete diviso la vita in materiale e spirituale. D: Ma noi come esseri umani siamo attivi. Dobbiamo avere qualche tipo di meta, di obbiettivo. Stai dicendo che non va bene avere ......
U.G.: Voglio che voi siate molto chiari riguardo a ciò che volete. Cosa volete? Cosa volete? Non è il volere che è sbagliato. Ma il solo modo che avete per raggiungere i vostri obbiettivi, materiali o spirituali, è attraverso lo stesso strumento, ed io sottolineo che il solo strumento che avete è il pensiero. Vedete, uno vuole essere milionario. Il milionario vuole essere miliardario, ed il miliardario desidera essere pluri miliardario. Quello è l'obbiettivo. Un uomo felice non si accontenta di essere felice, vuole esserlo sempre di più; perennemente felice......
Sicuro! voi siete felici qualche volta e infelici qualche altra. Così cercate il piacere, e volete che quel piacere sia permanente. Ed allo stesso tempo sapete che la vostra richiesta di piacere temporaneo, o permanente, vi sta dando solo pene. L'obbiettivo di ogni persona in questo mondo, sia nell'est o nell'ovest, o anche nei paesi comunisti è esattamente lo stesso. Quello che tutti desiderano è di avere il piacere senza mai un momento di pena. Essere felici senza mai sentirsi infelici. State lottando e sforzandovi duramente per raggiungere quella meta impossibile di ottenere una felicità permanente.
D: Ma questo non è vero per gli anziani.
U.G.: Tutti.
D: Ma gli anziani, le persone con esperienza sanno che non c'è fortuna senza sfortuna. Perché non si può parlare di fortuna se non si conosce la sfortuna. Gli anziani sanno che ad ognuno spetta la sua porzione di sfortuna o di sofferenza. E non si illudono di ottenere il piacere senza il dolore, sanno bene che a volte avranno dolore.
U.G.: E comunque ognuno fa il possibile per provare ad essere senza dolore, Sicuro! È proprio ciò che dico. Sia che siamo coscienti o no, questo è il modo in cui siamo tutti. Voi sapete cosa vi farà felici.
IL CORAGGIO DI ESSERE SE STESSI Dialoghi in Amsterdam tra U.G. e alcuni amici
Titolo originario: "The courage to stand alone" | |
Tratto dai nastri di: Henk Schonewille | |
Trascritto in internet da: Ellen Chrystal | |
Traduzione di: Piazza Pierluigi | |
Supervisione: J.S.R.L.Narayana Moorty |
mercoledì 24 aprile 2013
Illuminazione
Quando un maestro zen raggiunse l'illuminazione
scrisse le seguenti righe per celebrarla:
<<Oh meraviglia delle meraviglie:
io taglio legna!
Tiro su acqua dal pozzo!>>
A. De Mello, il canto degli uccelli.
La verità è semplice.
La verità non vuole promesse.
La verità ha bisogno di poche parole.
E' limpida.
E' potente.
La riconosci in un attimo.
Ti colpisce all'improvviso.
La verità non la trovi lontano.
Sei tu la verità.
Non è in te.
Non la fai te.
SEI te!
Il coraggio di essere se stessi
U.G.: È assurdo chiedere a se stessi la domanda "Chi sono io?" Questa è diventata la base dell'insegnamento di Ramana Maharishi. "Chi sono io?" Perché fate questa domanda? Questo significa che c'è un altro io che voi volete conoscere. La domanda per me è completamente priva di senso. Il fatto che voi facciate quella domanda dimostra che ci sono due entità. Un io che indaga, ed un altro io che è indagato. La domanda "Chi sono io?" implica che c'è un secondo io di cui non conoscete la natura, e che volete conoscere. Prima di tutto cosa conoscete di voi stessi? Ditemelo.
D: Le cose che questo "io" sa.
U.G.: Quello che è stato detto: dove vive, qual'è il suo nome, quanto spende ogni mese, il suo numero di telefono, le persone che ha incontrato, quante esperienze ha fatto nel corso dei suoi 30 anni, tutti i libri che ha letto, e via dicendo. Questo è tutto ciò che si può dire. Egli può ripetere meccanicamente tutte le informazioni che ha raccolto e le esperienze che ha collezionate. E questo è tutto ciò che c'è là. Perché non siete soddisfatti di ciò, e cercate qualche altra cosa? Potete dirmi qualche cosa di voi stessi oltre le informazioni che avete acquisito?
D: Quello che ho scoperto è che non ci sono risposte. Se ci fossero, le domande dovrebbero finire.
U.G.: Cosa hai scoperto? D: Solo nozioni, solo conoscenza.
U.G.: Quella domanda, quella domanda idiota, è nata dalla conoscenza che avete già. È la conoscenza che è in voi che vi fa chiedere la domanda "Chi sono io?"
Voi volete sapere, ed attraverso questo la conoscenza, che avete già, si rafforza. State ingigantendo la vostra conoscenza. Se ci fosse realmente qualche cosa da conoscere, ciò metterebbe fine a tutto ciò che sapete. Attraverso la domanda e la ricerca delle vostre risposte state solo accrescendo la vostra conoscenza. Non percepite l'assurdità della domanda "Chi sono io?" Non considerate chi vi ha consigliato quella domanda, chi ve l'ha suggerita. Non c'è nulla lì da conoscere. Quello che c'è, è l'insieme delle vostre esperienze. Se questo insieme non è presente, non c'è necessità per voi di conoscere nulla.
D: Ma "Chi sono io?" non è realmente una domanda. È un indicatore.
U.G.: Si. Cosa ti indica l'indicatore? Va bene, se è un indicatore, tu cosa fai? Stai lì ed invece di muoverti nella direzione indicata resti fermo e ti succhi il dito che indica. Cosa fai con quell'indicatore? D: La domanda indica che non c'è nulla da indicare. Ti porta dove le parole non hanno più senso.
U.G.: D'accordo, la domanda stessa è una domanda senza senso. D: Si. Ma è il solo modo che abbiamo di usare la domanda. U.G.: Va bene anche se la usi come indicatore, la direzione è sbagliata.
D: Non è neanche giusto chiamarlo un indicatore.
U.G.: Va bene, cos' è allora?
D: Esso ti mostra che sei. Ti mostra quell' "io sono". "Io sono" è la base di tutto.
U.G.: Ciò che sono è la conoscenza che io ho di me stesso.
D: Quell' "io sono" è ciò che sono.
U.G.: Cosa significa "ciò che sono?"
D: Non significa nulla ?
U.G.: Si, nulla.
D: "Io sono" non è conoscenza!
U.G.: Non c'è niente lì, non c'è un' esistenza indipendente dalla domanda.
D: Così è la fine della conoscenza.
U.G.: La domanda dovrebbe finire. Perché la domanda stessa è nata dalla riposta. Altrimenti non c'è posto per nessuna domanda di nessun tipo. Tutte le domande sono nate dalle risposte che avete già. È idiota chiedere qualche cosa di cui sapete già la risposta. Perché non ci possono essere domande, se non esistono le risposte. Quella domanda implica che c'è qualche cosa circa quell'io che non sai e vuoi conoscere, -- qualche cosa oltre l'io che è già lì. Implica che c'è un' altro "io".
D: Su un certo livello è vero. Si può anche dire che se fai una domanda, conosci la risposta.
U.G.: Questo è giusto. Non ci sono domande. Non ci possono essere domande senza la conoscenza. Tutte le domande nascono dalle risposte che avete già. Questa è la ragione del perché una domanda di quel tipo, sia che voi la poniate a voi stessi o a qualcun'altro, non ha bisogno di risposte. La risposta ad una domanda è la fine della domanda.
La fine della domanda indica la fine delle risposte che voi avete già . Non solo le vostre risposte, ma anche le risposte che sono state accumulate per secoli devono andarsene. La richiesta di ottenere una risposta per una data domanda, ad ogni livello -- c'è solo un livello non ci sono altri livelli,-- implica che colui che fa la domanda, non vuole che la conoscenza finisca.
D: Questo è vero. Ma naturalmente nel processo di questo ...
U.G.: Deve succedere ora, non alla fine di un processo, perché il tempo non esiste. Lo strumento che voi usate, che è il flusso della conoscenza, non vuole finire. Questo è il perché pone la domanda a se stesso sapendo molto bene che la domanda esisterà assieme alla risposta. Questa conoscenza, che è lo strumento che voi state usando, non conosce e non può concepire la possibilità che qualche cosa succeda fuori dal campo del tempo, perché essa è nata nel tempo, e funziona nel tempo. Sebbene progetti uno stato di assenza di tempo, non vuole accettare il fatto che possano accadere cose fuori dal campo temporale.
La domanda implica che c'è la richiesta di una risposta, e quella risposta può solo essere nel tempo. Ed è nel tempo che questa conoscenza trova le sue possibilità di sopravvivenza.
D: È vero ciò che dici. Comunque la domanda "Chi sono io?" non appartiene al tempo.
U.G.: Si ma ogni cosa che è nata nel tempo ........
D: È solo uno stratagemma. Sono d'accordo con te. U.G.: È vero. Ogni cosa nata nel tempo, è tempo. La domanda stessa è tempo.
D: La domanda non è nata nel tempo. U.G.: Da dove viene allora?
D: Nasce dall' "io sono."
U.G.: Quell'assunto stesso è tempo -- quell'"io sono".
D: "Io sono" è un assunto? U.G.: Naturalmente è un assunto -- c'è qualche altra cosa là oltre questa conoscenza. Quello che c'è là, è solo conoscenza.
D: Quando dici, che le domande nascono dalle risposte che ci sono già con "risposte che esistono già" intendi qualche cosa come la definizione psicologica della "mente"?
U.G.: Non so ... Per me non esiste la mente per nulla. La mente è la totalità -- non che stia dando una descrizione peculiare della mente --, la totalità delle vostre esperienze, e la totalità dei vostri pensieri. Come stavo dicendo ieri, non ci sono pensieri che potete rivendicare come vostri. Non ci sono esperienze che potete indicare come vostre. Senza la conoscenza voi non potete avere esperienze. Ogni volta che sperimentate qualche cosa, attraverso queste esperienze la conoscenza cresce ed è fortificata. È un circolo vizioso. Va avanti all'infinito. La conoscenza vi dà esperienze, e le esperienze fortificano la conoscenza che avete. Le vostre domande sono frivole, perché ogni domanda è nata dalla conoscenza. Se c'è una risposta alla domanda, non è necessariamente la vostra risposta. Tutte le risposte sono le risposte che sono state accumulate attraverso i secoli. C'è la totalità della conoscenza che è stata accumulata. L'accumulo di conoscenza, l'accumulo di esperienze, sono tutti là presenti. Voi li state usando per comunicare con voi stessi e per comunicare con gli altri.
Non esiste una cosa come la mia mente o la vostra mente. Ma c'è una mente che è la totalità di tutti i pensieri e le esperienze di tutti gli esseri umani che sono esistiti fino a questo momento. Se vi viene fornita una risposta ad una domanda, questa risposta dovrebbe mettere fine alla domanda stessa. Il fatto è che le risposte datevi dagli altri, quelle che vi siete fabbricati da voi, e le risposte date da quegli uomini saggi che ci sono in questa sorta di mercato dello spirito oggi, o che sono esistiti nel passato, non sono realmente le risposte.
Ogni risposta che vi do non è la vera risposta, perché la risposta dovrebbe porre fine alla domanda. Se la domanda è frantumata, anche tutta la conoscenza che è responsabile per la domanda deve andarsene.
Chi fa la domanda non ha reale interesse in nessuna risposta, perché la risposta farebbe esplodere tutto quanto, non solo le poche cose che avete conosciuto in questi 30 o 40 anni, ma tutto quello che è stato accumulato fino ad oggi, ogni cosa che ogni uomo ha pensato e sentito e sperimentato fino a questo punto dove la domanda finisce. La risposta, se c'è una risposta, spazzerebbe via ogni cosa.
D: Stavo pensando alla disperazione che mi coglie quando sto per raggiungere quello stato di vuoto.
U.G.: Si, ma assumiamo per un momento che c'è disperazione (tu dici che c'è una grande disperazione), hai fatto qualche cosa per liberarti dalla disperazione? La chiami disperazione allo stesso modo in cui usi le parole, vacuità e vuoto. Ma non c'è disperazione lì. I filosofi esistenzialisti hanno costruito un struttura filosofica tremenda che loro chiamano disperazione, le persone religiose la chiamano disperazione divina -- sono tutte frasi senza senso. Non siete mai venuti realmente in contatto con quella che chiamate disperazio ne, perché in voi c'è solo il tentativo di volervi liberare, in qualche modo, da quella cosa che chiamate "disperazione". Voi non lasciate che quella disperazione agisca. Quella sarebbe "l'azione" della quale io sto parlando, ma mentre parlo è ancora la vostra conoscenza che interpreta ciò che dico.
Dov'è la disperazione? Non è nella sfera del vostro pensiero. Dovrebbe essere qui nell'ambito del vostro corpo. Dov'è quella disperazio ne di cui parlate? Se cercate di scappare, fuggire dalla disperazione, significa che non c'è realmente disperazione lì in voi. La sola cosa che vi interessa è essere liberi dalla disperazione. Perché voi pensate che non vi stia soffocando, non vi stia strozzando. La disperazione dovrebbe distruggere il vostro tentativo di liberarvi. Voi non lasciate nessuna possibilità alla disperazione di agire. Vi interessa solo trovare una soluzione, una via di uscita da questo vicolo cieco.
Questo è tutto ciò che c'è lì. Gli date un nome e la chiamate disperazione. Voi non siete disperati. Voi non agite come una persona disperata, parlate solo di queste cose: disperazione, vuoto, vacuità. Non è realmente vuoto. Se ci fosse il vuoto quello sarebbe l'azione della vita. Ora voi mi chiederete "Cos'è la vita?" Se definisco la vita siamo persi. Quello che intendo con vita è ciò che rende possibile al vostro essere rispondere, non reagire, ma rispondere agli stimoli attorno a voi. Se non c'è la vita, voi diventate cadaveri.
Un corpo morto va avanti a rispondere, ma in modo diverso. Questo è il perché voi la chiamate vita. La vita non è altro che il pulsare, il palpitare, il respirare della vita. Questa è anche una definizione. C'è un pulsare, un respirare, un palpitare della vita. Sta palpitando ovunque, dappertutto, ogni cellula nel vostro corpo sta palpitando. Questo è ciò che è la vita. Ma noi non stiamo parlando di quella vita, perché nessuno può dire niente circa essa, eccetto tentare di dare una definizione. Potete chiamarla forza della vita, questo, quello e quell'altro, ma vivere implica tutti gli altri problemi che la così detta vita crea.
Così nasce una domanda "Come?" Come vivere? Questo è realmente il problema. Il problema di tutti i problemi, è come vivere. Per secoli ci hanno fatto il lavaggio del cervello per farci credere "Questo è il modo in cui si deve vivere". Se non siete soddisfatti trovate un altro modo e dite "Quello è il modo di vivere". E così andate avanti all'infinito. Tutto ciò è un nonsenso perché non vi ha dato la pace.
C'è una battaglia costante dentro di voi, una guerra. Questa guerra è responsabile per la mancanza di pace nel mondo. Anche assumendo per un momento che la guerra dentro di voi finisca, e che voi siate in pace con voi stessi, le cose non cambierebbero, perché vedete, un uomo che è in pace con se stesso diventa una minaccia per chi gli sta vicino. C'è il pericolo che egli vi liquidi. La domanda principale è: potete fare finire questa guerra dentro di voi? c'è qualche modo? Tutte le soluzioni che avete sono loro stesse responsabili per questa battaglia -- che trae origine dalla domanda "Come vivere?" Quel "come" deve andarsene. Ora voi mi chiederete "Come può andarsene quella domanda" "Puoi aiutarci?" Prima di tutto voi non siete convinti di ciò che sto dicendo. Non siete ancora arrivati al giusto grado di disperazione. Solo a quel punto potrete trattare con la disperazione. Finché voi cercherete la libertà dalla disperazione, non vi sarà possibile affrontarla. Ci possono essere centinaia di soluzioni, ma non potete provarle tutte. Ovviamente tutto ciò che avete provato è stato un fallimento, così dite che siete disperati. Quella disperazione agirà. Qual'è l'azione? Quell'azione non sarà mai all'interno della struttura del vostro pensiero. Ogni azione che è all'interno di quella struttura, o che è prodotta dal vostro pensiero, aumenter&agrav e; inevitabilmente la disperazione. Forse vi potrà dare qualche sollievo temporaneo, ma voi vorrete sempre di più. Questo fa andare avanti le cose, e nutre la speranza. La speranza è qui, e voi dite: la situazione è senza speranza. La situazione non è senza speranza. La speranza è qui ora, perché la disperazione è là.
Voi sperate di risolvere il problema, di gestirlo, di trattarlo, volete trovare se esiste un modo per liberarvi dalla disperazione. Invece di lasciarla agire, voi state provando a fuggire da quella disperazione, state cercando se c'è qualche possibilità di liberarvi da essa. Questo si applica a tutte le situazioni nella vita. Sia che siate bloccati nelle vostre frustrazioni, cosa che voi chiamate disperazione, o altro. Cosa volete fare in questa situazione? Dovete trovare una soluzione da voi stessi. Se io vi suggerissi un altra soluzione sarebbe come le centinaia di soluzioni che avete già. Voi aggiungereste il mio suggerimen to alla vostra lista di soluzioni. Questo non vi aiuterebbe a risolvere il problema. Lo renderebbe solo più difficile. Così avreste una soluzione in più. Se c'è una soluzione, quella deve venire da colui che sta provando a liberarsi, e non da un agente esterno. Quell'azione è qualche cosa di straordinario. Se riuscite a risolvere il problema della disperazione, tutti gli altri problemi saranno risolti, perché ogni problema è una variante degli altri. Voi non volete risolvere i problemi. Vi interessano maggiormente le soluzioni.
Io continuo a ripeter le stesse cose, più volte, in modi diversi. (Il mio vocabolario è limitato così devo usare le stesse parole. Voi potete aumentare il vostro vocabolario e trovare nuove frasi, ma non serve a nulla). Lo strumento che state usando, cioè il pensiero, non può accettare il fatto che questi problemi possano essere risolti qui e ora, in quanto ha avuto bisogno di così tanto tempo per costruire ciò che siete. Voi state vivendo in un mondo costruito con le vostre esperienze e ci sono voluti così tanti anni per voi per essere come che siete.
Questo (il pensiero) è il solo strumento che avete. Non ne avete altri per trattare questi problemi. E il pensiero non può concepire la possibilità di trovare una soluzione che agisca qui e ora. E' sempre interessato a spingere la soluzione sempre più lontano nel tempo. C'è sempre un domani. Ci vuole sempre tempo. Siccome il vostro pensiero funziona solo nell'ambito del tempo, non può concepire la possibilità che esista qualche altra forma di azione fuori dal tempo. Non sto parlano in termini metafisici. La soluzione se c'è, deve essere qui ed ora. Se siete affamati, la fame deve essere soddisfatta. Se non potete soddisfarla, vi brucerà. Questa è una situazione spaventosa per voi, così vi accontentate delle briciole rappresentate dalle soluzioni che la gente vi dà. Mentre siete in attesa di qualcuno che vi dia una montagna di pane, o qualcuno che con un miracolo moltiplichi il pane. Ma ciò non succederà. Non c'è una fame reale lì. In realtà non volete risolvere questi problemi perché vi trovereste senza problemi.
Il tentativo di risolvere i vostri problemi è poi ciò che vi da forza ed energia. Quando, finalmente, avete raggiunto il vostro obbiettivo, quello che vi rimane è la frustrazione. Anche nell'atto sessuale, che costituisce un momento così importante nella vita di ogni individuo, è la preparazione, la tensione che prepara l'atto, ciò che vi attrae. Quando la tensione è al massimo, il corpo richiede un rilascio della tensione, e questo rilascio voi lo chiamate piacere. Il corpo chiede che sia rilasciata questa tensione che avete creato. Questo rilascio voi lo chiamate orgasmo, o comunque vogliate chiamarlo. Così c'è un tremendo sollievo. Cosa rimane dopo questo? Un vuoto. Tutte le azioni funzionano allo stesso modo. Voi accrescete la tensione e questa tensione richiede una distensione. E' la richiesta per l'estensione di quell'agonia che voi chiamate piacere. Non è un piacere, ma è il rilascio della tensione. Voi lavorate duramente per raggiungere i vostri obbiettivi; e dopo che li avete raggiunti siete esausti, siete sfiniti, il fascino è finito per voi. Lavorare per qualche cosa, costruire tutte queste tensioni -- questo è tutto ciò che vi interessa. Quando avete raggiunto l'obbiettivo, quello non vi interessa più. Così iniziate con qualche cosa d'altro. Voi non volete realmente essere senza problemi. Siete voi stessi il problema. Se non avete problemi, li create. La fine dei problemi, è la fine di voi. Così questi problemi resteranno per sempre. Se il problema finisce, anche voi finite con esso. Settanta, ottanta, novanta, cento anni -- dipende da quanto lunga sarà la vostra vita -- e per tutto il tempo la speranza vi accompagnerà.
Non è un punto di vista pessimistico, è un punto di vista realistico. Non vi sto dando soluzioni. Vi prego, guardate ai vostri problemi, se potete. Non potete separare voi stessi dal problema. Il problema è creato dal suo opposto. Perché vi sentite scontenti prima di tutto? perché sentite questo malcontento? È a causa della meta che vi siete preposti. È quello che crea il suo opposto. Potete capirlo da voi stessi, non devo essere io a dirvelo. State sempre pensando: "Devo essere come quello, devo essere in questo modo o in quell'altro e non lo sono". E quel pensiero ha creato il suo opposto. Se uno va, anche l'altro scompare.
Un uomo che abbia raggiunto questo stato, non può essere un'uomo di successo, non può neanche essere un uomo sensibile, non sensibile nel senso che la cultura dà al termine. È un tipo diverso di sensibilità. Più inseguite questi ideali che la società o la cultura hanno posto davanti a voi, più resterete esattamente l'opposto. E voi sperate che un giorno, attraverso qualche miracolo, o attraverso l'aiuto di qualcuno, qualche Dio, qualche guru, voi riuscirete a risolvere il problema. -- Non c'è speranza. Non posso creare la bramosia in voi! Come posso farlo? Se voi aveste questa bramosia, vi guardereste attorno e scoprireste che tutto ciò che vi è offerto non vi soddisfa. Se siete soddisfatti con le briciole, va bene. Questo è ciò che i guru stanno facendo, vi tirano qualche briciola, come fa la gente con i cani al guinzaglio.
Gli esseri umani sono come gli animali, non sono diversi. Se accettiamo questo, avremo maggiori possibilità di agire come esseri umani.
D: Quando diventa possibile per l'uomo agire come un essere umano?
U.G.: Quando l'uomo cessa di inseguire l'ideale di perfezione.
IL CORAGGIO DI ESSERE SE STESSI Dialoghi in Amsterdam tra U.G. e alcuni amici
U.G.: Quello che è stato detto: dove vive, qual'è il suo nome, quanto spende ogni mese, il suo numero di telefono, le persone che ha incontrato, quante esperienze ha fatto nel corso dei suoi 30 anni, tutti i libri che ha letto, e via dicendo. Questo è tutto ciò che si può dire. Egli può ripetere meccanicamente tutte le informazioni che ha raccolto e le esperienze che ha collezionate. E questo è tutto ciò che c'è là. Perché non siete soddisfatti di ciò, e cercate qualche altra cosa? Potete dirmi qualche cosa di voi stessi oltre le informazioni che avete acquisito?
D: Quello che ho scoperto è che non ci sono risposte. Se ci fossero, le domande dovrebbero finire.
U.G.: Cosa hai scoperto? D: Solo nozioni, solo conoscenza.
U.G.: Quella domanda, quella domanda idiota, è nata dalla conoscenza che avete già. È la conoscenza che è in voi che vi fa chiedere la domanda "Chi sono io?"
Voi volete sapere, ed attraverso questo la conoscenza, che avete già, si rafforza. State ingigantendo la vostra conoscenza. Se ci fosse realmente qualche cosa da conoscere, ciò metterebbe fine a tutto ciò che sapete. Attraverso la domanda e la ricerca delle vostre risposte state solo accrescendo la vostra conoscenza. Non percepite l'assurdità della domanda "Chi sono io?" Non considerate chi vi ha consigliato quella domanda, chi ve l'ha suggerita. Non c'è nulla lì da conoscere. Quello che c'è, è l'insieme delle vostre esperienze. Se questo insieme non è presente, non c'è necessità per voi di conoscere nulla.
D: Ma "Chi sono io?" non è realmente una domanda. È un indicatore.
U.G.: Si. Cosa ti indica l'indicatore? Va bene, se è un indicatore, tu cosa fai? Stai lì ed invece di muoverti nella direzione indicata resti fermo e ti succhi il dito che indica. Cosa fai con quell'indicatore? D: La domanda indica che non c'è nulla da indicare. Ti porta dove le parole non hanno più senso.
U.G.: D'accordo, la domanda stessa è una domanda senza senso. D: Si. Ma è il solo modo che abbiamo di usare la domanda. U.G.: Va bene anche se la usi come indicatore, la direzione è sbagliata.
D: Non è neanche giusto chiamarlo un indicatore.
U.G.: Va bene, cos' è allora?
D: Esso ti mostra che sei. Ti mostra quell' "io sono". "Io sono" è la base di tutto.
U.G.: Ciò che sono è la conoscenza che io ho di me stesso.
D: Quell' "io sono" è ciò che sono.
U.G.: Cosa significa "ciò che sono?"
D: Non significa nulla ?
U.G.: Si, nulla.
D: "Io sono" non è conoscenza!
U.G.: Non c'è niente lì, non c'è un' esistenza indipendente dalla domanda.
D: Così è la fine della conoscenza.
U.G.: La domanda dovrebbe finire. Perché la domanda stessa è nata dalla riposta. Altrimenti non c'è posto per nessuna domanda di nessun tipo. Tutte le domande sono nate dalle risposte che avete già. È idiota chiedere qualche cosa di cui sapete già la risposta. Perché non ci possono essere domande, se non esistono le risposte. Quella domanda implica che c'è qualche cosa circa quell'io che non sai e vuoi conoscere, -- qualche cosa oltre l'io che è già lì. Implica che c'è un' altro "io".
D: Su un certo livello è vero. Si può anche dire che se fai una domanda, conosci la risposta.
U.G.: Questo è giusto. Non ci sono domande. Non ci possono essere domande senza la conoscenza. Tutte le domande nascono dalle risposte che avete già. Questa è la ragione del perché una domanda di quel tipo, sia che voi la poniate a voi stessi o a qualcun'altro, non ha bisogno di risposte. La risposta ad una domanda è la fine della domanda.
La fine della domanda indica la fine delle risposte che voi avete già . Non solo le vostre risposte, ma anche le risposte che sono state accumulate per secoli devono andarsene. La richiesta di ottenere una risposta per una data domanda, ad ogni livello -- c'è solo un livello non ci sono altri livelli,-- implica che colui che fa la domanda, non vuole che la conoscenza finisca.
D: Questo è vero. Ma naturalmente nel processo di questo ...
U.G.: Deve succedere ora, non alla fine di un processo, perché il tempo non esiste. Lo strumento che voi usate, che è il flusso della conoscenza, non vuole finire. Questo è il perché pone la domanda a se stesso sapendo molto bene che la domanda esisterà assieme alla risposta. Questa conoscenza, che è lo strumento che voi state usando, non conosce e non può concepire la possibilità che qualche cosa succeda fuori dal campo del tempo, perché essa è nata nel tempo, e funziona nel tempo. Sebbene progetti uno stato di assenza di tempo, non vuole accettare il fatto che possano accadere cose fuori dal campo temporale.
La domanda implica che c'è la richiesta di una risposta, e quella risposta può solo essere nel tempo. Ed è nel tempo che questa conoscenza trova le sue possibilità di sopravvivenza.
D: È vero ciò che dici. Comunque la domanda "Chi sono io?" non appartiene al tempo.
U.G.: Si ma ogni cosa che è nata nel tempo ........
D: È solo uno stratagemma. Sono d'accordo con te. U.G.: È vero. Ogni cosa nata nel tempo, è tempo. La domanda stessa è tempo.
D: La domanda non è nata nel tempo. U.G.: Da dove viene allora?
D: Nasce dall' "io sono."
U.G.: Quell'assunto stesso è tempo -- quell'"io sono".
D: "Io sono" è un assunto? U.G.: Naturalmente è un assunto -- c'è qualche altra cosa là oltre questa conoscenza. Quello che c'è là, è solo conoscenza.
D: Quando dici, che le domande nascono dalle risposte che ci sono già con "risposte che esistono già" intendi qualche cosa come la definizione psicologica della "mente"?
U.G.: Non so ... Per me non esiste la mente per nulla. La mente è la totalità -- non che stia dando una descrizione peculiare della mente --, la totalità delle vostre esperienze, e la totalità dei vostri pensieri. Come stavo dicendo ieri, non ci sono pensieri che potete rivendicare come vostri. Non ci sono esperienze che potete indicare come vostre. Senza la conoscenza voi non potete avere esperienze. Ogni volta che sperimentate qualche cosa, attraverso queste esperienze la conoscenza cresce ed è fortificata. È un circolo vizioso. Va avanti all'infinito. La conoscenza vi dà esperienze, e le esperienze fortificano la conoscenza che avete. Le vostre domande sono frivole, perché ogni domanda è nata dalla conoscenza. Se c'è una risposta alla domanda, non è necessariamente la vostra risposta. Tutte le risposte sono le risposte che sono state accumulate attraverso i secoli. C'è la totalità della conoscenza che è stata accumulata. L'accumulo di conoscenza, l'accumulo di esperienze, sono tutti là presenti. Voi li state usando per comunicare con voi stessi e per comunicare con gli altri.
Non esiste una cosa come la mia mente o la vostra mente. Ma c'è una mente che è la totalità di tutti i pensieri e le esperienze di tutti gli esseri umani che sono esistiti fino a questo momento. Se vi viene fornita una risposta ad una domanda, questa risposta dovrebbe mettere fine alla domanda stessa. Il fatto è che le risposte datevi dagli altri, quelle che vi siete fabbricati da voi, e le risposte date da quegli uomini saggi che ci sono in questa sorta di mercato dello spirito oggi, o che sono esistiti nel passato, non sono realmente le risposte.
Ogni risposta che vi do non è la vera risposta, perché la risposta dovrebbe porre fine alla domanda. Se la domanda è frantumata, anche tutta la conoscenza che è responsabile per la domanda deve andarsene.
Chi fa la domanda non ha reale interesse in nessuna risposta, perché la risposta farebbe esplodere tutto quanto, non solo le poche cose che avete conosciuto in questi 30 o 40 anni, ma tutto quello che è stato accumulato fino ad oggi, ogni cosa che ogni uomo ha pensato e sentito e sperimentato fino a questo punto dove la domanda finisce. La risposta, se c'è una risposta, spazzerebbe via ogni cosa.
D: Stavo pensando alla disperazione che mi coglie quando sto per raggiungere quello stato di vuoto.
U.G.: Si, ma assumiamo per un momento che c'è disperazione (tu dici che c'è una grande disperazione), hai fatto qualche cosa per liberarti dalla disperazione? La chiami disperazione allo stesso modo in cui usi le parole, vacuità e vuoto. Ma non c'è disperazione lì. I filosofi esistenzialisti hanno costruito un struttura filosofica tremenda che loro chiamano disperazione, le persone religiose la chiamano disperazione divina -- sono tutte frasi senza senso. Non siete mai venuti realmente in contatto con quella che chiamate disperazio ne, perché in voi c'è solo il tentativo di volervi liberare, in qualche modo, da quella cosa che chiamate "disperazione". Voi non lasciate che quella disperazione agisca. Quella sarebbe "l'azione" della quale io sto parlando, ma mentre parlo è ancora la vostra conoscenza che interpreta ciò che dico.
Dov'è la disperazione? Non è nella sfera del vostro pensiero. Dovrebbe essere qui nell'ambito del vostro corpo. Dov'è quella disperazio ne di cui parlate? Se cercate di scappare, fuggire dalla disperazione, significa che non c'è realmente disperazione lì in voi. La sola cosa che vi interessa è essere liberi dalla disperazione. Perché voi pensate che non vi stia soffocando, non vi stia strozzando. La disperazione dovrebbe distruggere il vostro tentativo di liberarvi. Voi non lasciate nessuna possibilità alla disperazione di agire. Vi interessa solo trovare una soluzione, una via di uscita da questo vicolo cieco.
Questo è tutto ciò che c'è lì. Gli date un nome e la chiamate disperazione. Voi non siete disperati. Voi non agite come una persona disperata, parlate solo di queste cose: disperazione, vuoto, vacuità. Non è realmente vuoto. Se ci fosse il vuoto quello sarebbe l'azione della vita. Ora voi mi chiederete "Cos'è la vita?" Se definisco la vita siamo persi. Quello che intendo con vita è ciò che rende possibile al vostro essere rispondere, non reagire, ma rispondere agli stimoli attorno a voi. Se non c'è la vita, voi diventate cadaveri.
Un corpo morto va avanti a rispondere, ma in modo diverso. Questo è il perché voi la chiamate vita. La vita non è altro che il pulsare, il palpitare, il respirare della vita. Questa è anche una definizione. C'è un pulsare, un respirare, un palpitare della vita. Sta palpitando ovunque, dappertutto, ogni cellula nel vostro corpo sta palpitando. Questo è ciò che è la vita. Ma noi non stiamo parlando di quella vita, perché nessuno può dire niente circa essa, eccetto tentare di dare una definizione. Potete chiamarla forza della vita, questo, quello e quell'altro, ma vivere implica tutti gli altri problemi che la così detta vita crea.
Così nasce una domanda "Come?" Come vivere? Questo è realmente il problema. Il problema di tutti i problemi, è come vivere. Per secoli ci hanno fatto il lavaggio del cervello per farci credere "Questo è il modo in cui si deve vivere". Se non siete soddisfatti trovate un altro modo e dite "Quello è il modo di vivere". E così andate avanti all'infinito. Tutto ciò è un nonsenso perché non vi ha dato la pace.
C'è una battaglia costante dentro di voi, una guerra. Questa guerra è responsabile per la mancanza di pace nel mondo. Anche assumendo per un momento che la guerra dentro di voi finisca, e che voi siate in pace con voi stessi, le cose non cambierebbero, perché vedete, un uomo che è in pace con se stesso diventa una minaccia per chi gli sta vicino. C'è il pericolo che egli vi liquidi. La domanda principale è: potete fare finire questa guerra dentro di voi? c'è qualche modo? Tutte le soluzioni che avete sono loro stesse responsabili per questa battaglia -- che trae origine dalla domanda "Come vivere?" Quel "come" deve andarsene. Ora voi mi chiederete "Come può andarsene quella domanda" "Puoi aiutarci?" Prima di tutto voi non siete convinti di ciò che sto dicendo. Non siete ancora arrivati al giusto grado di disperazione. Solo a quel punto potrete trattare con la disperazione. Finché voi cercherete la libertà dalla disperazione, non vi sarà possibile affrontarla. Ci possono essere centinaia di soluzioni, ma non potete provarle tutte. Ovviamente tutto ciò che avete provato è stato un fallimento, così dite che siete disperati. Quella disperazione agirà. Qual'è l'azione? Quell'azione non sarà mai all'interno della struttura del vostro pensiero. Ogni azione che è all'interno di quella struttura, o che è prodotta dal vostro pensiero, aumenter&agrav e; inevitabilmente la disperazione. Forse vi potrà dare qualche sollievo temporaneo, ma voi vorrete sempre di più. Questo fa andare avanti le cose, e nutre la speranza. La speranza è qui, e voi dite: la situazione è senza speranza. La situazione non è senza speranza. La speranza è qui ora, perché la disperazione è là.
Voi sperate di risolvere il problema, di gestirlo, di trattarlo, volete trovare se esiste un modo per liberarvi dalla disperazione. Invece di lasciarla agire, voi state provando a fuggire da quella disperazione, state cercando se c'è qualche possibilità di liberarvi da essa. Questo si applica a tutte le situazioni nella vita. Sia che siate bloccati nelle vostre frustrazioni, cosa che voi chiamate disperazione, o altro. Cosa volete fare in questa situazione? Dovete trovare una soluzione da voi stessi. Se io vi suggerissi un altra soluzione sarebbe come le centinaia di soluzioni che avete già. Voi aggiungereste il mio suggerimen to alla vostra lista di soluzioni. Questo non vi aiuterebbe a risolvere il problema. Lo renderebbe solo più difficile. Così avreste una soluzione in più. Se c'è una soluzione, quella deve venire da colui che sta provando a liberarsi, e non da un agente esterno. Quell'azione è qualche cosa di straordinario. Se riuscite a risolvere il problema della disperazione, tutti gli altri problemi saranno risolti, perché ogni problema è una variante degli altri. Voi non volete risolvere i problemi. Vi interessano maggiormente le soluzioni.
Io continuo a ripeter le stesse cose, più volte, in modi diversi. (Il mio vocabolario è limitato così devo usare le stesse parole. Voi potete aumentare il vostro vocabolario e trovare nuove frasi, ma non serve a nulla). Lo strumento che state usando, cioè il pensiero, non può accettare il fatto che questi problemi possano essere risolti qui e ora, in quanto ha avuto bisogno di così tanto tempo per costruire ciò che siete. Voi state vivendo in un mondo costruito con le vostre esperienze e ci sono voluti così tanti anni per voi per essere come che siete.
Questo (il pensiero) è il solo strumento che avete. Non ne avete altri per trattare questi problemi. E il pensiero non può concepire la possibilità di trovare una soluzione che agisca qui e ora. E' sempre interessato a spingere la soluzione sempre più lontano nel tempo. C'è sempre un domani. Ci vuole sempre tempo. Siccome il vostro pensiero funziona solo nell'ambito del tempo, non può concepire la possibilità che esista qualche altra forma di azione fuori dal tempo. Non sto parlano in termini metafisici. La soluzione se c'è, deve essere qui ed ora. Se siete affamati, la fame deve essere soddisfatta. Se non potete soddisfarla, vi brucerà. Questa è una situazione spaventosa per voi, così vi accontentate delle briciole rappresentate dalle soluzioni che la gente vi dà. Mentre siete in attesa di qualcuno che vi dia una montagna di pane, o qualcuno che con un miracolo moltiplichi il pane. Ma ciò non succederà. Non c'è una fame reale lì. In realtà non volete risolvere questi problemi perché vi trovereste senza problemi.
Il tentativo di risolvere i vostri problemi è poi ciò che vi da forza ed energia. Quando, finalmente, avete raggiunto il vostro obbiettivo, quello che vi rimane è la frustrazione. Anche nell'atto sessuale, che costituisce un momento così importante nella vita di ogni individuo, è la preparazione, la tensione che prepara l'atto, ciò che vi attrae. Quando la tensione è al massimo, il corpo richiede un rilascio della tensione, e questo rilascio voi lo chiamate piacere. Il corpo chiede che sia rilasciata questa tensione che avete creato. Questo rilascio voi lo chiamate orgasmo, o comunque vogliate chiamarlo. Così c'è un tremendo sollievo. Cosa rimane dopo questo? Un vuoto. Tutte le azioni funzionano allo stesso modo. Voi accrescete la tensione e questa tensione richiede una distensione. E' la richiesta per l'estensione di quell'agonia che voi chiamate piacere. Non è un piacere, ma è il rilascio della tensione. Voi lavorate duramente per raggiungere i vostri obbiettivi; e dopo che li avete raggiunti siete esausti, siete sfiniti, il fascino è finito per voi. Lavorare per qualche cosa, costruire tutte queste tensioni -- questo è tutto ciò che vi interessa. Quando avete raggiunto l'obbiettivo, quello non vi interessa più. Così iniziate con qualche cosa d'altro. Voi non volete realmente essere senza problemi. Siete voi stessi il problema. Se non avete problemi, li create. La fine dei problemi, è la fine di voi. Così questi problemi resteranno per sempre. Se il problema finisce, anche voi finite con esso. Settanta, ottanta, novanta, cento anni -- dipende da quanto lunga sarà la vostra vita -- e per tutto il tempo la speranza vi accompagnerà.
Non è un punto di vista pessimistico, è un punto di vista realistico. Non vi sto dando soluzioni. Vi prego, guardate ai vostri problemi, se potete. Non potete separare voi stessi dal problema. Il problema è creato dal suo opposto. Perché vi sentite scontenti prima di tutto? perché sentite questo malcontento? È a causa della meta che vi siete preposti. È quello che crea il suo opposto. Potete capirlo da voi stessi, non devo essere io a dirvelo. State sempre pensando: "Devo essere come quello, devo essere in questo modo o in quell'altro e non lo sono". E quel pensiero ha creato il suo opposto. Se uno va, anche l'altro scompare.
Un uomo che abbia raggiunto questo stato, non può essere un'uomo di successo, non può neanche essere un uomo sensibile, non sensibile nel senso che la cultura dà al termine. È un tipo diverso di sensibilità. Più inseguite questi ideali che la società o la cultura hanno posto davanti a voi, più resterete esattamente l'opposto. E voi sperate che un giorno, attraverso qualche miracolo, o attraverso l'aiuto di qualcuno, qualche Dio, qualche guru, voi riuscirete a risolvere il problema. -- Non c'è speranza. Non posso creare la bramosia in voi! Come posso farlo? Se voi aveste questa bramosia, vi guardereste attorno e scoprireste che tutto ciò che vi è offerto non vi soddisfa. Se siete soddisfatti con le briciole, va bene. Questo è ciò che i guru stanno facendo, vi tirano qualche briciola, come fa la gente con i cani al guinzaglio.
Gli esseri umani sono come gli animali, non sono diversi. Se accettiamo questo, avremo maggiori possibilità di agire come esseri umani.
D: Quando diventa possibile per l'uomo agire come un essere umano?
U.G.: Quando l'uomo cessa di inseguire l'ideale di perfezione.
IL CORAGGIO DI ESSERE SE STESSI Dialoghi in Amsterdam tra U.G. e alcuni amici
Titolo originario: "The courage to stand alone" | |
Tratto dai nastri di: Henk Schonewille | |
Trascritto in internet da: Ellen Chrystal | |
Traduzione di: Piazza Pierluigi | |
Supervisione: J.S.R.L.Narayana Moorty |
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